Sono ben noti, anche da un punto di vista di approccio gestionale, i sintomi e le implicazioni di ipovitaminosi D. Cosa accade se questa vitamina supera invece i livelli soglia nel sangue ematici di 25(OH)D, pari a 150 ng/ml (375 nmol/l)? L’occasione per discutere il caso è offerta da uno studio pubblicato sul BMJ Case Report (“Vitamin D intoxication and severe hypercalcaemia complicating nutritional supplements misuse”).
Il caso clinico
Uomo di 50 anni, ricoverato in ospedale per una sintomatologia complessa, subdola, aspecifica (vomito, nausea, dolori addominali, crampi alle gambe, tinnito, secchezza delle fauci, aumento della sete, diarrea e perdita di peso), in un quadro già compromesso per pregressa tubercolosi, tumore benigno dell’orecchio interno con induzione di sordità, meningite batterica, sinusite cronica ed episodio di idrocefalo.
L’uomo era in terapia con dosi elevate di specifici integratori a base vitaminica: vitamina D 150.000 UI (fabbisogno giornaliero 10 μg o 400 UI); vitamina K2 100 μg (fabbisogno giornaliero 100–300 μg); vitamina C, vitamina B9 (folato) 1.000 μg (fabbisogno giornaliero 400 μg); vitamina B2 (riboflavina), vitamina B6, Omega-3 2.000 mg B.i.d. (fabbisogno giornaliero 200-500 mg), oltre a numerosi altri integratori vitaminici, minerali, nutrienti e probiotici.
Alla comparsa dei sintomi, dopo circa 1 mese dall’assunzione delle “dosi”, l’uomo ha ridotto l’apporto vitaminico, senza benefico. Gli esami prescritti dal medico di famiglia evidenziavano alti livelli di calcio, valori leggermente aumentai di magnesio e vitamina D sette volte superiore ai limiti raccomandati. Completavano il quadro clinico una disfunzione, renale senza evidenze di processi tumorali a esami di imaging.
L’approccio terapeutico
Durante il periodo di ricovero (8 giorni), l’uomo è stato idratato con liquidi per via endovenosa e ha ricevuto una terapia con bifosfonati, finalizzata a ridurre i livelli di calcio nel sangue. il monitoraggio dei parametri a due mesi dalla dimissione attestavano calcemia nella norma, vitamina D ancora a elevati livelli. Gli autori concludono affermando che i casi di ipervitaminosi D sono rari, tuttavia in crescita, soprattutto in donne, bambini e pazienti chirurgici.
Come sospettare questa condizione clinica? I campanelli di allarme sono diversi e diversificati: sonnolenza, confusione, apatia, psicosi, depressione, anoressia, dolori addominali, vomito, costipazione, pancreatite, ipertensione, aritmie e nefropatia, nella gran parte dei casi riconducibili a un eccesso di calcio nel sangue. Tutti fenomeni che possono destare attenzione anche in funzione della persistenza nel tempo, fino a diverse settimane a causa del lento turnover della vitamina D.
Fonte:
- Alkundi A, Momoh R, Musa A et al. Vitamin D intoxication and severe hypercalcaemia complicating nutritional supplements misuse. BMJ Case Report, Vol. 15, Issue 7.