Campioni prelevati per il Pap Test e tecniche innovative di analisi genomica. Sono questi i due elementi chiave che hanno permesso a ricercatori dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi) di arrivare a diagnosticare con anni di anticipo i “segni”, alterazioni molecolari, della comparsa di un tumore ovarico.

Un traguardo importantissimo, considerando che ad oggi la diagnosi del tumore ovarico, spesso asintomatico, è tardiva riducendo opportunità di cura e sopravvivenza. Lo studio è pubblicato su Science Translational Medicine.

Giocare d’anticipo

Il tempo è cruciale in ogni diagnosi di malattia, tanto più se oncologica e specificatamente per tumore ovarico. Tempestività diagnostica significa infatti migliore e maggiori opportunità di cura e più lunga sopravvivenza dalla rilevazione della malattia.

Questa, infatti, passa, a cinque anni dalla diagnosi, dal 30% per tumori scoperti al III stadio a oltre il 90% per quelli identificati al I stadio, quando la malattia è ancora all’esordio.

«La sopravvivenza al tumore dell’ovaio – spiegano Maurizio D’Incalci, professore di farmacologia in Humanitas University e responsabile del laboratorio di Farmacologia Antitumorale in IRCCS Istituto Clinico Humanitas, e Sergio Marchini, responsabile dell’Unità di Genomica traslazionale dello stesso istituto, che hanno ideato e coordinato lo studio – dipende fortemente dal momento in cui la malattia viene scoperta: cambiare la nostra capacità di fare diagnosi precoce, significa cambiare le possibilità di cura. Ed è quello che crediamo sia possibile fare grazie a un approccio innovativo, implementabile su larga scala e non invasivo: utilizzando i tamponi dei Pap test e applicando tecniche di analisi genomica in grado di identificare un’importante firma molecolare di questo tumore: la sua instabilità genomica». 

Tutto muta

E diventa “instabile”. «Gli avanzamenti scientifici – prosegue Marchini – hanno portato a comprendere che già nelle prime fasi del processo di trasformazione tumorale, il DNA delle future cellule neoplastiche è caratterizzato da profonde anomalie nella sua struttura e organizzazione. L’instabilità genomica è quindi una caratteristica primitiva e non condivisa con le cellule sane, e quindi un’ottima base di partenza per sviluppare un test di diagnosi precoce».

Una sorta, insomma, di tallone di Achille su cui puntare. Lo studio retrospettivo che ha portato a questo primo traguardo si è basato sull’analisi di Pap test effettuati, anni prima della diagnosi, da 113 donne con tumore all’ovaio (gruppo di intervento), analizzati con una tecnica di sequenziamento del DNA che permette di rilevare anche piccole tracce di DNA tumorale e di misurare la loro instabilità genomica.

Dati e tamponi che sono stati messi a confronto con i Pap-test raccolti da 77 donne sane (gruppo di controllo) che non hanno ricevuto in seguito diagnosi di tumore. «Il nostro studio – dichiarano Lara Paracchini e Laura Mannarino, prime autrici – sembra dimostrare che grazie a questa tecnica è potenzialmente possibile fare diagnosi precoce sul tumore ovarico, riconoscendo nei tamponi la presenza di DNA tumorale con anni di anticipo rispetto alla manifestazione della malattia, in un caso addirittura nove anni prima. Il numero di falsi positivi nel gruppo di controllo è molto basso, così come il numero di falsi negativi tra i tamponi delle pazienti con tumore».

Una grande collaborazione

Lo studio è stato possibile grazie ai campioni raccolti e analizzati in collaborazione con numerosi centri su tutto il territorio italiano (IRCCS Ospedale San Gerardo di Monza, IRCCS Policlinico Gemelli di Roma, IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Istituto Mario Negri di Milano e l’Università degli Studi di Padova) e ai finanziamenti di Fondazione Alessandra Bono, Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e Alleanza Contro il Cancro. Gli studi proseguiranno anche grazie al contributo di Rinascente attraverso Fondazione Humanitas per la Ricerca.

I contributi

Un primo passo. È solo l’inizio. «I test diagnostici sono particolarmente complessi da testare – conclude D’Incalci – perché vanno valutati nel mondo reale, su grandi numeri di pazienti e in modo prospettico. Ciò permetterà di dimostrare se rilevando queste tracce di DNA altamente instabile sia davvero possibile predire la malattia e implementare così un percorso di monitoraggio che può salvare delle vite. I nostri risultati aprono una strada: ora occorre avviare un ampio e robusto studio prospettico, per confermare queste prime evidenze in una realtà concreta di diagnosi precoce del tumore ovarico».

Fonte

Parrachini L, Mannarino L, Romualdi C et al.  Genomic instability analysis in DNA from Papanicolaou test provides proof-of-principle early diagnosis of high-grade serous ovarian cancer. Science Translational Medicine, Vol. 15, N.° 725. Doi: DOI: 10.1126/scitranslmed.adi2556