I tumori pediatrici si verificano con una incidenza inferiore a quella delle neoplasie dell’adulto, ma ciò non significa che i numeri siano piccoli. In Italia, per esempio, vengono effettuate circa 2.500 nuove diagnosi per tumore pediatrico l’anno, con una incidenza di circa 15 casi ogni 100.000 abitanti nella fascia di età 0-14 anni e di 20 ogni 100.000 nella fascia di età 14-18. La fanno da padroni la leucemia linfatica acuta, i tumori del Sistema Nervoso Centrale, i linfomi, i sarcomi delle parti molli e dell’osso, oltre al nefroblastoma e al neuroblastoma. Esistono alcune evidenza che il numero di nuove diagnosi sia in aumento, notizia confortata però dal concomitante crescere della sopravvivenza di questi pazienti pediatrici, arrivata a circa il 75%. Merito, ovviamente, della ricerca e della messa a punto di trattamenti sempre più specifici e mirati. La domanda ora è: lo stato di nutrizione di questi pazienti, in termini anche di presenza nel corpo di macro e micronutrienti adeguati, ha un qualche ruolo nei processi di guarigione?
La ricerca
Una recente ricerca indiana evidenzia il ruolo di due particolari nutrienti, il selenio e lo zinco. Una carenza del primo sarebbe responsabile di prognosi avverse soprattutto nei tumori ematologici, mentre bassi livelli del secondo sembrano ridurre i tassi di successo nei tumori solidi. Condotto dall’All India Institute of Medical Sciences di New Delhi, in collaborazione con la Divisione di Nutrizione dell’Indian Council of Medical Research, questo studio di coorte longitudinale ha coinvolto solo pazienti di età compresa tra 0 e 18 anni che hanno ricevuto una nuova diagnosi per tumore tra il 2012 e il 2014. Il follow up medio per questi soggetti è stato di 66 mesi. Per ognuno di questi pazienti, in tutto 535, sono stati valutati i livelli di vitamina B12, folato, zinco, selenio, rame e ferro, con l’intento era individuarne le carenze. È quindi risultato che il ferro era insufficiente nel 43.2% dei pazienti, seguito dalla vitamina B12, insufficiente nel 39.1%, dallo zinco, nel 32.2%, dal folato, nel 16.6%, dal selenio, nel 7.3% e dal rame, nel 2.2%.
Gli autori hanno quindi cercato correlazioni tra queste carenze e i successivi successi terapeutici, individuando quanto accennato sopra: in presenza di tumori ematologici una carenza di selenio è predittiva di scarso successo nel determinare tanto sopravvivenza senza malattia quanto sopravvivenza generale. Nei tumori solidi, invece, questo ruolo lo hanno la carenza di zinco e di vitamina B12. Non solo. Gli autori hanno anche osservato che in presenza di una multicarenza, che interessi almeno 3 dei nutrienti studiati, si hanno scarsi esiti sia in termini di sopravvivenza senza malattia che di sopravvivenza generale. Date questi risultati, gli autori suggeriscono di valutare una integrazione esterna di questi nutrienti per migliorare la risposta alle terapie e, più in generale, rendere i pazienti più resistenti nei confronti della malattia tumorale che li ha colpiti. Ovviamente, occorre verificare l’ipotesi che questa integrazione sia di aiuto con degli studi ad hoc. Lo studio è pubblicato su “Clinical Nutrition”.
Studio
- Ganguly S, Srivastava R, Agarwala S, Dwivedi S, Bansal PG, Gonmei Z, Toteja GS, Dhawan D, Bakhshi S. Prevalence of micronutrient deficiency and its impact on the outcome of childhood cancer: A prospective cohort study. Clin Nutr. 2022 May 18;41(7):1501-1511. doi: 10.1016/j.clnu.2022.05.010. Epub ahead of print. PMID: 35667266.