Consumare troppo sale comporta gravi rischi per la salute, ormai è un concetto assodato: per questo, le linee guida dell’OMS raccomandano un consumo giornaliero pari a 5 grammi di sale (equivalenti a circa 2 grammi di sodio).
Nel 2018 i ricercatori della Weill Cornell Medicine avevano già condotto uno studio che evidenziava la correlazione tra eccessivo consumo di sale e insorgenza di declino cognitivo nei topi. Nella nuova sperimentazione, pubblicata su Nature, l’obiettivo era quello di individuare il meccanismo alla base di tale associazione.
Inizialmente, gli studiosi supponevano che alla base del declino cognitivo riscontrato potesse esserci la riduzione del flusso ematico: un’eccessiva assunzione di sale, infatti, riduce la produzione di ossido nitrico, un composto fondamentale per rilassare e allargare i vasi sanguigni, permettendo al sangue di scorrere; se la sua quantità diminuisce, il flusso sanguigno può risultare limitato.
È invece emersa una correlazione tra la demenza e la proteina tau: la ridotta produzione di ossido nitrico, infatti, influenza la stabilità della proteina tau nei neuroni. Quanto la proteina tau diventa instabile, fuoriesce dal citoscheletro provocando dei problemi, spiegano i ricercatori, poiché una volta fuoriuscita essa può accumularsi nel cervello.
Per verificare la tesi, il team ha somministrato ai topi una dieta ricca di sale e uno specifico anticorpo per promuovere la stabilità della proteina tau: i soggetti così trattati non manifestavano segni di demenza, nonostante il ridotto apporto ematico.
Tali risultati confermano che ad influenzare le capacità cognitive dei roditori sia la proteina tau e non il ridotto flusso sanguigno, spiegano i ricercatori.
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