Contano il tipo di attività fisica e il tempo della pratica: queste due variabili, secondo uno studio recente, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, sembrano in grado di impattare sulla riduzione del rischio di morte. Almeno secondo ampie analisi eseguite da ricercatori giapponesi della Tohoku University Graduate School of Medicine

Può una specifica attività fisica ridurre il rischio di malattie non trasmissibili e mortalità e, nel caso, quanta pratica in termini di tempo dedicato, sono necessari per osservarne i benefici? Su queste due domande di fondo, un gruppo di ricercatori giapponesi ha avviato uno studio (“Muscle-strengthening activities are associated with lower risk and mortality in major non-communicable diseases: a systematic review and meta-analysis of cohort studies”).

È noto, infatti, che la pratica fisica è un potenziatore di salute, ma l’eventuale relazione tipo-tempo non è ancora nota. Pertanto i ricercatori hanno provveduto a una revisione sistematica e di metanalisi di studi prospettici di coorte, estrapolati da MEDLINE ed Embase, condotti dall’inizio fino a giugno 2021, allo scopo di valutare la potenziale l’associazione tra attività di rafforzamento muscolare e outcome di salute in una popolazione adulta di età ≥18 anni sana o senza gravi patologie in atto.

Secondo questi criteri di ammissibilità, alla fine sono stati selezionati sedici studi, di cui 12 che avevano coinvolto uomini e donne, due solo uomini e tre solo donne. Gli studi osservazionali prospettici includevano popolazione con le caratteristiche evidenziate, monitorata per almeno due anni, prendendo in considerazione attività fisica aerobica o di altro tipo, nonché attività di rafforzamento muscolare.

Le evidenze

Gli studi sembrano decretare possibili vantaggi da una pratica sportiva che si struttura/preveda attività di rafforzamento muscolare; queste sembrano associarsi a un rischio inferiore del 10-17% di mortalità per tutte le cause, malattie cardiovascolari (CVD), cancro totale, diabete e cancro ai polmoni, senza particolari evidente per tumori sito-specifici (tumori del colon, del rene, della vescica e del pancreas).

In termini di tempo, con quale durata e frequenza va condotta la pratica? Lo studio avrebbe disegnato una associazione a forma di J in cui, per quanto concerne la mortalità per tutte le cause, CVD e cancro totale, la massima riduzione del rischio, pari a circa 10–20%, si otterrebbe con una attività di rafforzamento muscolare di 30–60 min/settimana. Di contro un’associazione a forma di L è stata disegnata per il diabete con una riduzione rischio fino a 60 min/settimana, derivante sempre da una attività di rafforzamento muscolare.

Valore aggiunto? Svolgere attività fisiche combinate, che includano cioè nella sessione esercizi di potenziamento muscolare e aerobica (contro nessuna), a vantaggio di una diminuzione del rischio di mortalità per tutte le cause, CVD e cancro totale.

In relazione ai dati osservati, dunque, l’attività di potenziamento muscolare risulta essere inversamente associata al rischio di mortalità per tutte le cause e di malattie gravi non trasmissibili, ovvero (anche) per CVD, cancro totale, diabete e cancro ai polmoni. Per chiarire tuttavia, se un volume maggiore di attività possa portare a ulteriori/nessun beneficio, occorrerà avviare specifici studi di approfondimento.

Fonte:

  • Momma H, Kawakami R, Honda T et al. Muscle-strengthening activities are associated with lower risk and mortality in major non-communicable diseases: a systematic review and meta-analysis of cohort studies. British Journal of Sports Medicine 2022