Lo studio VITAL (VITamin D and OmegA-3 TriaL) è un lungo studio clinico randomizzato in doppio cieco, condotto a partire dal 2010 dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston. Obiettivo della sperimentazione era quello di verificare se una supplementazione quotidiana per un lungo periodo di tempo su un ampio campione, potesse sortire un ruolo protettivo nei confronti delle patologie cardiovascolari e/o dei tumori.
La ricerca ha sottoposto 25.871 soggetti americani a supplementazione quotidiana di vitamina D e acidi grassi omega-3, per valutare un eventuale ruolo di tali nutrienti nella prevenzione di patologie cardiovascolari o tumori, sia separatamente, sia eventualmente in sinergia. Il gruppo di studio comprendeva 12.786 uomini (≥50 anni) e 13 donne (≥55 anni), la cui storia clinica non registrava precedenti di cancro o di patologie cardiovascolari. Della totalità degli individui, circa il 20% era afro-americano.
I partecipanti sono stati suddivisi in 4 gruppi: 1) vitamina D (2000 IU/die, colecalciferolo) + omega-3 (acido eicosapentaenoico (EPA) + acido docosapentaenoico (DPA), 1g/die); 2) vitamina D + placebo; 3) omega-3 + placebo; 4) placebo + placebo.
Risultati
L’esito della sperimentazione è stato presentato dalla dottoressa JoAnn Manson al congresso annuale della American Heart Association’s nel 2018 e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Non sono state individuate correlazioni tra l’assunzione elevata di vitamina D e un ridotto rischio di tumore; l’unica eccezione riguarda i soggetti afroamericani che assumevano vitamina D, per i quali è stato riscontrato un 23% di rischio in meno di insorgenza di tumore; sono necessari tuttavia ulteriori studi per confermare questi dati. Analogamente, la vitamina D non sembra ridurre nemmeno il rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari. Non sono stati evidenziati effetti indesiderati nella dose somministrata (2000 IU/die).
Per quanto riguarda la supplementazione di omega-3, al pari della vitamina D essi non risultano diminuire il rischio di insorgenza di tumori; relativamente al rischio di patologie cardiovascolari, si è rilevata una riduzione del rischio di infarto pari al 28%. In particolare, i ricercatori hanno notato che i benefici a livello cardiovascolari erano individuati principalmente nel sottogruppo afro-americano e in coloro che all’inizio della sperimentazione avevano dichiarato di consumare poco pesce. Tra gli afro-americani, si è registrato una riduzione del 77% rispetto al rischio di infarto30: alcuni di questi risultati potrebbero essere dovuti al caso, pertanto non devono essere considerati conclusivi. Nei soggetti che registravano un ridotto consumo di pesce, la supplementazione di omega-3 ha fatto registrare una riduzione del 19% rispetto a eventi cardiovascolari maggiori, con il 40% di rischio in meno di infarto. Nemmeno in questo caso, la supplementazione elevata ha determinato l’insorgenza di effetti indesiderati gravi.
Articoli correlati
Integrazione di vitamina D a dosi elevate: quali sono i reali benefici?
L’impiego di omega-3 migliora l’efficacia delle cure per la depressione