Silenzio in Aula Magna, entra la corte! Così il 18 giugno all’Università Statale di Milano, dove è andato in scena un processo pubblico in piena regola, con tanto di collegio giudicante, dibattimento tra pubblico ministero e legali della difesa, periti e testimoni di entrambe le parti. A presiederlo il magistrato Fabio Roia, presidente di sezione al Tribunale Penale di Milano.
Imputato lo zucchero, accusato di essere uno tra i principali nemici della salute; a rappresentarlo, insieme alla sua filiera, il maestro pasticcere Vincenzo Santoro della pasticceria Martesana; a sua difesa l’avv. Luciana Bertoli; a guidare l’accusa il pm milanese Laura Ponti. Chiamati a esporre le ragioni di entrambe le parti una serie di medici specialisti, nutrizionisti, studiosi, ma anche madri di famiglia e il campione di basket Giorgio Papetti.

processo allo zucchero
Lo zucchero sul banco degli imputati

Lo zucchero (non) fa male? Processo simulato allo zucchero

Titolo dell’evento – ideato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano sotto la direzione scientifica di Maria Teresa Zocchi e Sandro Siervo, e realizzato in collaborazione con Cultural Frame Food e con l’ordine dei tecnologi alimentari di Regione Lombardia e Liguria – “Lo zucchero (non) fa male? Processo simulato allo zucchero”. La formula, interessante e innovativa, anche se ormai consolidata (è la terza edizione, nelle precedenti a salire sul palco degli imputati erano stati carne rossa e latte), è quella dello “spettacolo teatrale” che attrae l’attenzione del pubblico su un tema particolarmente rilevante di salute pubblica. Perché, come ricorda Carlo Rossi, presidente OMCeO di Milano, «tra gli alimenti che abbiamo messo sotto processo, lo zucchero è quello più insidioso: si nasconde in modo imprevedibile negli alimenti». Intatti si trova nelle bevande zuccherate, nelle merendine, negli snack che contribuiscono al dilagare dell’obesità infantile.
«Lo zucchero – stando alle parole di Rossi – è da condannare, ma occorre anche ricordare che i carboidrati sono alla base della vita e della respirazione cellulare e senza carboidrati noi non potremmo vivere. Il problema è la quantità e come gli zuccheri vengono introdotti nel nostro organismo, con quali alimenti. E, come sempre, è la misura che fa la differenza: gli zuccheri semplici non dovrebbero superare il 10% del fabbisogno calorico giornaliero. Si tratta di un quantitativo molto ridotto, se si considera che molti alimenti, come ad esempio la frutta, contengono già parecchi zuccheri semplici».

La sentenza della corte: zucchero colpevole

Dopo tre ore di dibattimento – che ha avuto una decisa connotazione scientifica – arriva la sentenza: lo zucchero è colpevole, ai sensi dell’articolo 590 del codice penale, anche se gli vengono concesse le attenuanti generiche, e la condanna è a un anno di lavori socialmente utili.
«L’assunzione di zucchero oltre le indicazioni scientifiche – dice Fabio Rota, pronunciando la sentenza – fa male e crea o favorisce o accelera lo sviluppo di malattie oncologiche, cardiovascolari, diabete, epatopatie e carie; anche se le patologie sono preesistenti o vi è predisposizione non si esclude il nesso causale. Si è anche registrato che lo zucchero è responsabile di una forma di gratificazione psicologica maggiore rispetto ad altri alimenti, in quanto gusto ancestrale associato a momenti affettivi e premianti».
«La riqualificazione del reato è ai sensi dell’articolo 590 del codice penale – asserisce Rota; – quindi non possiamo parlare di dolo da parte dello zucchero, ma quantomeno di colpa in relazione a una serie di argomentazioni.
Vengono concesse le circostanze attenuanti generiche, perché c’è una concausa da parte degli utenti in un uso scorretto. Gli utenti, a loro volta, sono affetti da una mancanza di informazione ed educazione a un consumo corretto dell’alimento, anche per interessi economici confliggenti e molto importanti.
La condanna nei confronti del mastro pasticcere che rappresenta lo zucchero e la filiera è di un anno a lavori socialmente utili che consistono nella redistribuzione del cibo zucchero in favore dei Paesi più poveri per tentare un equilibrio di tutte le risorse alimentari.
La corte rileva inoltre delle condotte che non sono state oggetto di investigazione e richiede la trasmissione degli atti al pubblico ministero, affinché valuti il mancato intervento multidisciplinare da parte di professionisti, imprenditori, istituzioni pubbliche sul piano di una corretta informazione e di un orientamento alla produzione di alimenti contenenti zucchero, perché la salute, che è un bene primario costituzionalmente protetto, non soccomba rispetto ad altri interessi, soprattutto quelli di natura economica».