Indagine demoscopica: come cambiano le abitudini degli italiani a tavola

1974

Friends at dinnerItaliani sempre più “salutisti”, anche a tavola. Nelle scelte alimentari oramai guardano “prima alla salute e poi al gusto”. Secondo il sociologo Riccardo Finzi, che da oltre 40 anni studia i comportamenti del Belpaese, si tratta di “un sorpasso storico” per un popolo di “edonisti alimentari” che ha sempre guardato prima al palato. Per la prima volta, infatti nelle scelte d’acquisto dei prodotti alimentari, oltre naturalmente al prezzo, il 51,9% degli italiani guarda di più alla salute, ovvero sceglie “quello più adatto a uno stile di vita sano”, rispetto al 42,4% che si indirizza in base al gusto, a “quello che piace di più a me e ai miei familiari”. La nuova tendenza emerge dai risultati dell’indagine demoscopica, condotta da AstraRicerche su un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 65 anni. In cui anche altri dati confermano una maggiore “consapevolezza alimentare”: negli ultimi anni è per esempio aumentato il consumo di frutta e verdura ma anche di cereali e legumi; è sostanzialmente stabile il consumo di pesce, in lieve diminuzione il latticino e in netta diminuzione la carne. I “cibi salutistici”, cioè quegli alimenti appositamente pensati per il benessere, sono ormai ben noti e oltre il 42% degli italiani (e in misura ancor maggior le donne tra i 25 e i 45 anni) ne hanno avuto un’esperienza di consumo (attuale o passata). Il concetto di prodotto salutistico è però ancora essenzialmente associato all’assenza di additivi (47,1%) seguito dalla presenza di principi nutritivi particolari (30,2%), mentre l’aspetto puramente dietetico/calorico viene relegato in ultima posizione. Per quanto riguarda la frequenza d’acquisto, infine, si evidenzia una grande varietà di comportamenti a conferma dell’esistenza di “ortodossi del salutismo” (il 9% che acquista questi alimenti tutte le volte che fa la spesa) a fronte di una grandissima parte di italiani che introduce in modo non regolare i prodotti salutistici nella propria dieta (25,3% spesso e 32,6% a volte).

Lorenzo Di Palma