Conosciuto e usato fin da tempi antichissimi, l’olio di oliva è usato nella dieta mediterranea. Sono innumerevoli gli studi clinici ed epidemiologici che evidenziano le qualità nutrizionali di questo alimento, considerato il migliore, il più adatto all’alimentazione umana, tra tutti i grassi alimentari di largo consumo. Per approfondire le sue caratteristiche e gli studi clinici in atto ne abbiamo parlato con la Laura Soldati, biologa nutrizionista.
Quali sono le caratteristiche salutari dell’olio di oliva?
L’olio extra vergine di oliva rappresenta il massimo esempio di alimento funzionale alla base della dieta mediterranea italiana, ottimo come condimento ma anche fonte di principi attivi per la nutraceutica. Sono innumerevoli gli studi clinici ed epidemiologici che evidenziano le qualità nutrizionali di questo alimento, considerato il migliore, il più adatto all’alimentazione umana, tra tutti i grassi alimentari di largo consumo.
Quali sono i componenti che lo rendono così importante per la salute?
L’olio extravergine d’oliva è particolarmente ricco di acidi grassi monoinsaturi, che sono noti essere i più attivi tra gli acidi grassi per la prevenzione dei disturbi cardiovascolari in quanto hanno un effetto anti-colesterolo. È viceversa povero di grassi saturi, responsabili dell’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue e direttamente legati a problematiche come l’occlusione delle arterie e quindi l’ictus, l’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi, l’infarto del miocardio.
A distinguere gli oli extravergine dagli altri oli è anche il contenuto di polifenoli, sostanze contenute nelle piante che hanno un alto potere antiossidante. Inoltre è una fonte naturale di vitamina E, un altro potente antiossidante che protegge le membrane cellulari dai processi d’invecchiamento. Infine è presente lo squalene, sostanza che risulterebbe efficace nel contrastare i tumori della pelle. Non a caso in Italia, dove il consumo di olio extravergine è particolarmente elevato, l’aspettativa di vita è più alta che nei paesi nordeuropei, dove si consuma una quota più alta di grassi di origine animale, nonostante la più alta esposizione al sole.
Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nutrition and Metabolism l’olio d’oliva è anche in grado di proteggere il fegato: ci può spiegare in che modo?
Per riuscire a dimostrare l’efficacia dell’olio d’oliva nel fegato, i ricercatori coinvolti nello studio hanno somministrato a un modello sperimentale murino delle sostanze in grado di causare danni epatici. Successivamente a tutti gli animali è stato somministrato un estratto di olio d’oliva in modo da verificarne le proprietà benefiche. Sorprendentemente gli animali hanno, non solo registrato un aumento della quantità di antiossidanti presenti nel corpo come ci si poteva aspettare, ma anche una diminuzione dei marker indicativi di danni al fegato. Dunque in questo studio l’olio d’oliva ha mostrato una potenzialità epato-protettrice.
A questo studio saranno seguiti altri studi, ci può dire qualcosa a riguardo?
Sì, ci sono altri studi in questo senso, sempre negli animali da laboratorio. Per esempio, è stato pubblicato uno studio su Nutrition nel 2016 in cui gli autori hanno dimostrato che l’olio extra vergine di oliva con un alto contenuto di antiossidanti, somministrato come supplemento nella dieta, era in grado di prevenire lo stress ossidativo e l’accumulo di grassi nel fegato in topi alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi.
Questi dati, se saranno replicati anche nell’uomo, potrebbero avere un grande impatto nell’obesità, in cui la prevalenza di steatosi è molto alta.
Lei coordinerà presso l’ospedale San Paolo un trial clinico di un certo rilievo, su pazienti nefropatici cronici, suddiviso in tre bracci sperimentali: uno in cui i pazienti saranno trattati con un prodotto probiotico, uno in cui il trattamento sarà con un nutraceutico che consiste in un estratto vegetale già noto per le sue proprietà antiossidanti, e un braccio sperimentale in cui ai pazienti verrà somministrato olio di oliva extra vergine. Ce ne può parlare?
Nel nostro centro è iniziato il reclutamento dei pazienti per questo studio. Andremo a misurare parametri di malnutrizione, di infiammazione e di stress ossidativo, tre condizioni che affliggono questo tipo di pazienti e che ne aumentano la morbilità e diminuiscono sia la qualità che l’aspettativa di vita. Inoltre studieremo le caratteristiche del microbioma di questi pazienti e come la terapia nutrizionale ne cambia la composizione.
Cosa si aspetta?
Ciascuno dei tre prodotti agirà con meccanismi diversi, ma ci aspettiamo dei grandi benefici per i pazienti: riduzione della malnutrizione e dell’infiammazione cronica, miglioramento dello stato ossidativo, e riduzione delle specie microbiche patologiche a favore di quelle salutari.
Chi è Laura Soldati
Laura Soldati è biologa nutrizionista, attualmente ricercatore e professore aggregato in Scienze Tecniche Dietetiche Applicate presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano. Coordina una Unità di ricerca coinvolta nell’identificazione dei determinanti genetici e nutrizionali che giocano un ruolo nelle malattie non comunicabili, con particolare interesse alle malattie renale. È responsabile della sezione «Nutrition and Metabolism» della rivista Journal of Translational Medicine (IF 3,993). È membro del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano. Coordina il gruppo Nutri-DISS del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi di Milano.