A fare la differenza sono anche l’età e il regime dietetico intrapreso, fin dalla più giovane età. Almeno quando si parla di salute cardiometabolica.

Un recente studio, equadoregno, dell’Universidad de Las Américas di Quito, pubblicato su JAMA Network Open, sembrerebbe dimostrare l’importante impatto esercitato dalla dieta mediterranea (MedDiet) nella popolazione giovanile, bambini e adolescenti.

La MedDiet si profila come una possibile strategia terapeutica a basso costo e ad alto rendimento per la prevenzione precoce delle malattie cardiovascolari e per ottimizzare i biomarcatori cardiometabolici, quindi, ridurre l’esposizione allo sviluppo patologie/implicazioni in età adulta.

Lo studio

Stimare e indagare la possibile relazione fra MedDiet e salute cardiometabolica. Con questo obiettivo ricercatori dell’Equador hanno esaminato i dati di nove trial clinici randomizzati (RCT).

Sono stati selezionati, tramite database elettronici (PubMed, Cochrane Library, Web of Science e Scopus), un totale di 577 giovani partecipanti tra 3 e 18 anni, di cui 344 ragazze (59,6%).

Sono stati monitorati per una media di 17 settimane in relazione alle abitudini, al consumo di alimenti di impronta mediterranea e a precisi parametri e biomarcatori cardiometabolici: pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (DBP), trigliceridi (TG), colesterolo totale (TC), colesterolo HDL (HDL-C), colesterolo LDL (LDL-C), glucosio, insulina e indice HOMA-IR (Homeostatic Model Assessment for Insulin Resistance).

Nella revisione sistematica con metanalisi sono stati inclusi partecipanti con varie condizioni di base, tra cui sovrappeso, obesità, prediabete e salute apparente, confrontando esiti e impatto della MedDiet in rapporto ad altre diete standard o cure usuali. I risultati sembrano supportare la capacità di azione e l’efficacia esercitata dalla MedDiet sui biomarcatori cardiometabolici.

I dati

Propendono a favore di un regime dietetico, come detto, mediterraneo. Rispetto al gruppo di controllo, nei partecipanti del gruppo di intervento, “in terapia” con la MedDiet, si sarebbe osservata una significativa riduzione di tutti i parametri presi in esame: SBP (differenza media, -4,75 mm Hg; IC al 95%, -8,97 a -0,52 mm Hg), TG (differenza media, -16,42 mg/dL; IC al 95%, -27,57 a -5,27 mg/dL), TC (differenza media, -9,06 mg/dL; IC al 95%, -15,65 a -2,48 mg/dL) e LDL-C (differenza media, -10,48 mg/dL; IC al 95%, -17,77 a -3,19 mg/dL), a fronte dell’aumento di HDL-C (differenza media, 2,24 mg/dL; 95% CI, 0,34-4,14 mg/dL).

Diversamente, non si sarebbero evidenziate associazioni significative con gli altri biomarcatori studiati: DBP, glucosio, insulina e HOMA-IR. Questo risultato è di particolare rilevanza poiché offre una nuova prospettiva per la attraverso interventi dietetici mirati.

Conclusioni

I dati emersi, per quanto da ritenersi ancora preliminari, sosterrebbero la dieta mediterranea come strumento di efficacia per ottimizzare la salute cardiometabolica in bambini e adolescenti. Ovvero eleggendo questa tipologia di dieta, a modello per l’implementazione di programmi e strategie di prevenzione e protezione della popolazione giovanile dal rischio di sviluppare sintomatologie a danno dell’apparato cardiovascolare. Ipotesi che dovrà essere confermata da nuovi studi di ricerca.

Fonte: López-Gil JF, García-Hermoso A, Martínez-González MA. Mediterranean Diet and Cardiometabolic Biomarkers in Children and Adolescents. JAMA Network Open, 2024, 7(7):e2421976.