Un bambino ogni 1.000 circa, al mondo, è affetto da una forma di artrite idiopatica giovanile (AIG). Dal punto di vista medico, con questo termine si identificano una serie di patologie caratterizzate da infiammazione articolare che si manifesta prima dei 16 anni e persiste per almeno 6 settimane consecutive nella stessa articolazione. In alcuni casi le articolazioni coinvolte sono poche (AIG oligoarticolare), in altri molte (AIG poliarticolare) o addirittura sistemiche, e in questi soggetti si hanno anche eventi febbrili acuti, rush cutanei, ingrossamento dei linfonodi… altre volte, a infiammarsi sono i punti di inserzione dei tendini, e si parla di artrite-entesite, oppure le articolazioni della colonna vertebrale e sacroiliaca, e allora si ha a che fare rispettivamente con una spondiloartrite o una sacroileite.

Se si considera la frequenza, le AIG più diffuse sono quelle oligoarticolari, che colpiscono il 27-56% dei pazienti, con un picco in età pediatrica tra i 2 e i 4 anni e una netta prevalenza nel genere femminile; seguono le AIG poliarticolari che, nel complesso, rappresentano il 13-35% dei casi, anche in questo caso con prevalenza nel genere femminile. È noto che le donne abbiano una maggiore predisposizione a patologie reumatiche e del sistema assile, basta pensare alla scoliosi e all’artrite reumatoide. Ciò si verifica anche in questa categoria di malattie, dove la prevalenza maschile si ha solo nell’artrite-entesite.

Cause scatenanti e studi

La letteratura indaga da tempo le cause delle AIG, il cui percorso terapeutico si basa su farmaci, con l’obiettivo di ottenere una remissione clinica di patologia ed evitare che le articolazioni colpite si rovinino permanentemente, e sull’attività fisica costante, eventualmente affiancata da un percorso fisioterapico ad hoc. Per ora, l’eziologia della malattia è sconosciuta, imputabile a fattori generici, ambientali e immunologici. La quantità di vitamina D presente nel plasma potrebbe essere un fattore importante, tanto da essere spesso al centro di studi scientifici ad hoc. Recentemente Nutrients ha pubblicato una revisione della Letteratura condotta dal Chang Gung Memorial Hospital di Taiwan e corrispettiva Università, dal New Taipei Municipal TuCheng Hospital e dal National Defense Medical Center incentrata proprio sul ruolo della vitamina D nello sviluppo di queste patologie. Il lavoro conferma che nella gran parte dei pazienti con AIG i livelli di 25 OH Vitamina D sono bassi, a dimostrare la presenza di scarse riserve nel corpo. Tuttavia, al momento non c’è alcuna chiara evidenza che una supplementazione di vitamina D possa modificare in qualche modo l’evoluzione della patologia, sebbene apporti un generale beneficio per la salute delle ossa. Gli autori concludono suggerendo la necessità di condurre nuovi studi, anche per valutare l’eventuale dose di vitamina D necessaria a osservare dei miglioramenti duraturi: questi, quando presente, infatti, tendono a scomparire con la fine dell’integrazione.

 

Studio
Wu, C.-Y.; Yang, H.-Y.; Luo, S.-F.; Huang, J.-L.; Lai, J.-H. Vitamin D Supplementation in Patients with Juvenile Idiopathic Arthritis. Nutrients 2022, 14, 1538. https://doi.org/10.3390/nu14081538