Nanomateriali innovativi nati dalla combinazione di nanoparticelle d’argento (AgNP) e Artemisia arborescens, pianta tipica del Mediterraneo, in Italia presente al Sud e nelle isole. Con questo approccio, avveniristico, sembrerebbe possibile contrastare l’insorgenza di specifici tumori, della cervice e del seno. Lo studio, ad opera di ricercatori dell’Università di Sassari (Sardegna) e americani, è stato pubblicato di recente sull’International Journal of Molecular Sciences.

Le nanotecnologie

Stanno offrendo nuove opportunità nell’approccio a diverse patologie, compresi i tumori, nell’intento di superare i limiti che presentano le attuali terapie. Fra le soluzioni più promettenti si profila un nano-strumento che ha combinato per la prima volta le proprietà dell’argento con quelle dell’Artemisia arborescens: dalla loro unione si è generata l’Artemisia-AgNP. Una molecola che somma le qualità del metallo ai benefici potenziali dell’Artemisia arborescens, pianta nota e già impiegata in rimedi tradizionali, ad esempio come ingrediente in farmaci antimalarici o in decotti per curare febbre, tosse e malaria, o popolari per il trattamento di diverse condizioni patologiche.

Sono infatti attribuiti a gran parte delle specie di Artemisia potenziali effetti farmacologici naturali associati a terpeni e tujoni contenuti nelle foglie o nei fiori. In funzione di queste potenziali proprietà, l’Artemisia e i suoi derivati sintetici sono in fase di sperimentazione per l’impiego in trattamenti anti-cancro, ad oggi non ancora sfruttati con questa indicazione terapeutica.

La metodica

Le nanoparticelle Artemisia-AgNP sono state messe a punto con una metodica di (foto)sintesi “verde” che offre il vantaggio di un approccio ecologico, ecosostenibile, economico e di rapida realizzazione. Inoltre, le caratteristiche fisico-chimiche tra cui forma, dimensione e rivestimento delle molecole bio-organiche sembrerebbero favorire una migliore biocompatibilità, potenziando anche l’efficacia degli Artemisia-AgNP. Funzionale allo scopo, le nanoparicelle d’argento sono state così caratterizzate e testate per valutarne i possibili effetti su varie linee cellulari tumorali, in particolare HeLa, tipiche dell’adenocarcinoma della cervice, e MCF-7 per il tumore al seno.

I primi risultati

In studi di laboratorio, gli Artemisia-AgNPs sembrerebbero in grado di inibire la crescita dose-dipendente delle cellule tumorali e valutando poi l’impatto sul ciclo cellulare si sarebbe osservato l’arresto G1 mediato. Inoltre, tramite un test clonogenico, a seguito della terapia con Artemisia-AgNPs, vi sarebbe evidenza dell’assenza di colonie cellulari, dunque il ‘blocco’ della riproducibilità cellulare. Ulteriori informazioni circa l’impatto dell’espressione genica, ottenute con il sequenziamento dell’RNA, qualificherebbero Artemisia-AgNPs come strumento potenzialmente adatto per l’impiego in terapie anticancro: aspetto che dovrà essere definito con studi dedicati. infine, in funzione della potenziale attività antiproliferativa e antitumorale del complesso Artemisia-AgNPs, i ricercatori i principi attivi di Artemisia arborescens e gli ioni Ag+, in sinergia, possano essere migliorare le proprietà antitumorali delle nanoparticelle di argento. Ipotesi che invita allo studio dei meccanismi molecolari da applicare a tecnologie innovative in nanomedicina. Anche a favore di approcci antitumorali.

Fonti:

  • Bordoni V, Sanna L, Lyu W et al. “Silver Nanoparticles Derived by Artemisia arborescens Reveal Anticancer and Apoptosis-Inducing Effects”. Int J Mol Sci. 2021;22(16):8621. doi:10.3390/ijms22168621