Sono fra i principali “capitalizzatori” di longevità. Studi condotti nell’arco degli ultimi 70 anni circa, pratica clinica e inclusione fra i comportamenti virtuosi del vivere sano, attestano che attività ed esercizio fisico condizionano, in positivo e in negativo, età biologica e inflammaging. Questi ultimi sono misuratori della qualità della longevità. Dell’importanza, del ruolo e della tipologia di movimento nella più ampia accezione del termine, fonte di acquisizione di più benessere nella silver age e oltre, si è discusso al Milan Longevity Summit (25 Marzo).

Attività ed esercizio fisico: quale differenza? 

Occorre distinguere le 3 dimensioni del movimento: attività fisica, cioè qualunque tipologia di movimento compiuto che aumenta il dispendio calorico al di sopra del metabolismo basale. Quest’ultimo identificato nel sonno e, dunque, nel movimento qualunque azione e attività che lo alza: camminare, fare le scale, nuotare, tirare di box, passeggiare con il cane, sollevare pesi e molto altro.

Diversamente l’esercizio fisico, che rientra anch’esso nel concetto di movimento, è una forma strutturata di fare attività fisica, che si pratica con un obiettivo: abbassare la pressione arteriosa, ad esempio, tonificare i glutei, diminuire il tempo della maratone. Segue alcune regole, quali il tipo di esercizio, (aerobico, di resistenza, di forza), la periodicità (quante volta a settimana), l’intensità (le ripetizioni, il carico, il recupero e le variabili dell’esercizio stesso). Pertanto, l’attività fisica è generale, l’esercizio è più specifico e orientato a un obiettivo. Infine, terza dimensione del movimento, è lo sport, la disciplina in tutte le sue accezioni.

Il “valore” dell’attività fisica

«Tutti gli studi di letteratura, epidemiologici e osservazionali, fino dai primissimi condotti all’incirca 70 anni fa – spiega Silvano Zanuso, direttore del Technogym’s Medical & Scientific Department e Professore Associato all’Edith Cowan University, Perth (Australia) – attestano la complicità della sedentarietà (inattività fisica) nel contribuire ad esempio all’insorgenza di problemi cardiovascolari, con un ruolo superiore rispetto ad altre variabili, quali fumo e/o alcool. Ne sono un esempio ricerche condotte su guidatori di bus inglesi e bigliettai in cui si è osservato che occlusione vascolare e mortalità precoce correlavano in misura maggiore ai bigliettai che conducevano, appunto, una vita più sedentaria rispetto ai conducenti del mezzo.

Anche studi successivi su scaricatori di porto e colletti bianchi hanno confermato l’inattività fisica come causa di più elevata mortalità per tutte le cause. Inoltre, in relazione dimensione “esercizio fisico”, vi è evidenza che un fitness cardiorespiratorio basso correla a una mortalità più elevata per tutte le cause, ma dimostra altresì che soggetti sedentari che diventano moderatamente attivi possano guadagnare, dalla pratica, maggior benefici in termine di miglioramento di cardiofitness, rispetto a persone che da moderatamente attive diventano molto attive». Quindi essere moderatamente attivi è un primo caposaldo verso la longevità.

In funzione dei dati di letteratura, il fitness cardiorespiratorio rappresenta un importante predittore, ad oggi una metrica tra le più robuste, per il rischio di mortalità. In buona sostanza: più è alto il fitness cardiorespiratorio, più bassa è la mortalità, con un rapporto valido nell’uomo, nella donna, e anche in specifici cluster di pazienti, ad esempio i diabetici. Più bassa è la mortalità, più alta è la longevità: ecco la relazione.

«Concludendo: il fitness cardiorespiratorio – dichiara Zanuso – è un meta-parametro importantissimo, indipendente da altri fattori, ad esempio il BMI (Indice di Massa corporea), per la longevità in quanto presuppone una ricaduta positiva anche su altri fattori di rischio (ipertensione, ipercolesterolemia) per la mortalità, con il valore aggiunto che il cardio-fitness può essere migliorato con la pratica aerobica. Dati che trovano conferma anche negli studi più attuali». 

Key Messages: muoversi è un fattore protettivo per problemi cardiovascolari e per la mortalità per tutte le cause; il fitness cardiorespiratorio, frutto dall’esercizio fisico, è un fattore di rischio indipendente dal fumo, obesità, pressione e, da solo, ha un valore predittivo.

La tipologia di esercizio fisico

«Nell’ambito delle varie componenti dell’esercizio fisico – prosegue il professore – la flessibilità da un punto di vista metabolico è la meno importante per la longevità, in quanto più legata alla funzionalità generale. Mentre avere una buona forza muscolare, cioè muscoli ben sviluppati, citochine, miochine, antinfiammatori circolanti, indipendentemente dagli altri fattori di rischio classici, da sola, è protettiva per la mortalità per tutte le cause e, dunque, per la longevità». Meglio fare attività aerobica o di forza? Le due e ben combinate.

Tuttavia, per una persona sedentaria meglio fare attività aerobica, piuttosto che restare inattiva, così come per una persona che fa solo forza, meglio che l’inattività. Entrambe, aerobica e forza, costituiscono la migliore medicina. In funzione di tutte le evidenze acquisite, occorre oggi stressare sull’effetto “magnitudo” dell’esercizio non ancora noto.

Il marginal gain

Quali sono i traguardi per la ricerca e la persona per “guadagnare” in longevità? «Capire, in ambito scientifico, quali sono i determinati migliori del successful aging – conclude Zanuso – fino a poter dare loro un peso in termine di importanza e valore, e per la persona fare esercizio fisico, combinato e ben calibrato, che sommi cioè esercizi aerobici e di forza, abbinati a attività fisica quotidiana (camminare , fare le scale), dove l’esercizio sia praticato almeno 2 volte, meglio 3, a settimana».