Innovativo per gli elementi di indagine. Partendo dall’assunto ormai conclamato dell’esistenza dell’asse intestino-cervello, in grado di influenzare il benessere psico-fisico dell’organismo, uno studio cinese e pakistano, pubblicato su General Psychiatry, ha voluto indagare gli effetti a lungo termine di alcune pratiche di rilassamento, nello specifico la meditazione profonda.

È noto, infatti, che tali pratiche sono associate a benefici sullo stato mentale ed emotivo, ma anche sulla composizione del microbiota. Interrelazione che, potenzialmente, potrebbe contribuire ad alleviare, gestire e meglio controllare ad esempio stati ansiosi e depressivi.

Premessa

Anche il funzionamento dell’organismo è regolamentato e determinato da rapporti di “buon vicinato”, in cui organi e apparati convivono” in uno stato di omeostasi, di equilibrio.

Dinamica particolarmente importante per ciò che riguarda alcuni assi portanti, tra questi l’asse-intestino cervello. Studi ormai decennali hanno dimostrato la stretta relazione tra il microbiota gastrointestinale, la popolazione di ceppi batterici che colonizzano l’intero apparato e le funzioni cerebrali: i due governati da un dialogo, costante e dinamico, attraverso vie nervose, messaggeri e metaboliti microbici.

Tale relazione influenzerebbe in maniera importante, positivamente o negativamente, lo stato di benessere psicofisica: tanto più il microbiota è in salute, tanto migliore è la (re)azione sull’intero organismo, nella sua componente olistica.

La ricerca sta incentrando l’attenzione su interventi e pratiche che possano sostenere l’equilibrio dell’asse-intestino cervello, anche con soluzioni diverse dalla pura farmacologia, tra queste gli stili di vita, dieta e movimento e pratiche di rilassamento per quanto attiene alla sfera mentale. La meditazione profonda, un campo ancora poco esplorato in letteratura e di interesse, è stata oggetto di una recente indagine.

Lo studio

Parte dall’ipotesi che la meditazione profonda possa impattare sulla struttura e la composizione del microbioma intestinale e per relazione diretta influire sulla salute fisica e mentale.

Ricercatori cinesi e pakistani hanno pertanto avviato uno studio, ancora su piccoli numeri, che ha coinvolto 37 monaci buddisti dei templi Qiongke, Jiaqu ed Ezhi, dediti per antonomasia alla meditazione (gruppo di intervento) e 19 individui residenti vicini ai tali templi che hanno strutturato il gruppo di controllo.

Su questa popolazione, affine per molte caratteristiche – tipologia di dieta seguita, età, sesso, abitudine al fumo e all’alcol – sono stati raccolti campioni fecali poi sottoposti a specifiche e raffinate indagini per avere una “qualificazione” accurata dei vari ceppi batterici presenti nel microbiota (flora intestinale).

Tra queste il sequenziamento genico del 16S rRNA, successivamente esaminato con analisi LEfSe (Linear discriminant analysis Effect Size) per identificare le differenze di comunità microbiche intestinali tra il gruppo di intervento e di controllo e analisi PICRUSt (Phylogenetic Investigation of Communities by Reconstruction of Unobserved States), utili a prevedere la funzione del microbiota intestinale. Infine in tutti i partecipanti allo studio sono stati valutati gli indici biochimici nel plasma.

Gli effetti della meditazione

Uguali e allo stesso dissimili. Se i due campioni di popolazione hanno mostrato, a livello di microbiota intestinale alcuni tratti comuni, è stato possibile osservare nel gruppo di meditazione alcune caratteristiche differenzianti. Ad esempio, le grandi famiglie dei ceppi Prevotella, Bacteroides, Dialister, Roseburia e Faecalibacterium, sono risultati predominanti in entrambi gruppi, ma nei monaci i ceppi Prevotella e Bacteroides erano maggiormente arricchiti.

A conferma di quanto evidenziato da studi precedenti registravano una presenza aumentata di Prevotella in una popolazione sana rispetto a pazienti con disturbo depressivo maggiore, e a studi di laboratorio, condotti su topo, che farebbero rilevare la capacità di Bacteroides uniformis CECT 7771 di innescare meccanismi positivo sulla risposta di ricompensa cerebrale e il miglioramento del comportamento bulimico così come dell’ansia.

Inoltre, l’analisi LEfSe evidenzia nel microbiota dei monaci anche la presenza, importante, di due altri generi batterici Megamonas e Faecalibacterium, anche favorenti il migliore stato di benessere psicofisico. Confermando, anche in questo caso studi precedenti, secondo cui Megamonas, si associa a tutti i tratti psicocognitivi misurati, mentre Faecalibacterium in diversi lavori precedenti, risulta ridotto in pazienti con disturbi d’ansia rispetto a controlli sani a vantaggio di una migliore qualità superiore della vita.

Migliora anche la funzionalità

Vi sarebbe infine evidenza, da una analisi predittiva funzionale, che la meditazione profonda è in grado di influenzare anche la biosintesi di lipopolisaccaridi e il metabolismo dei glicani, legati ad attività antinfiammatorie, con pathway significativamente aumentati nel gruppo di meditazione, a fronte della diminuzione dei livelli plasmatici di fattori di rischio clinico, incluso il colesterolo totale e l’apolipoproteina B. 

In conclusione

Evidenze molto preliminari suggerirebbero che la meditazione profonda da un lato possa agire sul rischio di ansia e depressione tramite anche il miglioramento della immunitaria, dall’altro che  possa impattare sui marcatori biochimici correlati al rischio di malattie cardiovascolari, confermando le evidenze secondo cui la meditazione offre diversi vantaggi: un proteoma plasmatico protettivo, la capacità potenziale di compensare l’obesità e ipertensione e di ridurre la variabilità della frequenza cardiaca. Tutto ancora meritevole di ricerche di approfondimento.

Fonte

Sun Y, Ju P, Xue T et al. Alteration of faecal microbiota balance related to long-term deep meditation. General Psychiatry, 2023, Vol. 36, Issue 1. Doi: https://doi.org/10.1136/gpsych-2022-100893