Cervello e cuore, due organi apparentemente così distanti nel corpo umano, sembrerebbero avere un legame molto più stretto di quanto ci si possa immaginare. È quanto si evince da uno studio condotto dall’Istituto di ricovero e cura a carattere Scientifico (Irccs) Fondazione Santa Lucia di Roma con il Dipartimento cardiovascolare e neurologico dell’Ospedale San Donato di Arezzo che evidenzia i rischi di cardiomiopatia da stress in pazienti con gravi disturbi neurologici. Lo rende noto la stessa Fondazione Santa Lucia, delineando un quadro in cui la prevenzione assume ”un ruolo chiave”. Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Cardiology, mette in luce i possibili meccanismi patogenetici attraverso i quali alcune patologie neurologiche sarebbero in grado di scatenare tale sindrome. In particolare, il danno di specifiche aree cerebrali indurrebbe un’eccessiva attivazione del sistema simpatico. Tale attivazione causerebbe un aumento della produzione di catecolamine che sarebbe in grado di alterare la normale funzione cardiaca e di determinare i sintomi tipici della cardiomiopatia da stress. La dimostrazione di una stretta relazione tra cervello e cuore e dei possibili meccanismi interposti ha importanti risvolti clinici: in pazienti con gravi disturbi neurologici sarebbe opportuno, infatti, attuare misure preventive volte a limitare le conseguenze sul piano cardiologico sia del danno neurologico sia delle terapie di supporto spesso utilizzate in questa tipologia di pazienti. Ridurre il rischio di cardiomiopatia da stress contribuirebbe a migliorare gli outcome riabilitativi e la qualità di vita in pazienti con importanti malattie neurologiche.