Curcuma ed epatite: il Ministero della Salute “chiude le indagini”

A partire dal mese di maggio, l’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato diversi casi di epatite acuta colestatica – non infettivi né contagiosi – verificatisi in seguito al consumo di alcuni di questi integratori.

Ministero della salute e Istituto Superiore di Sanità hanno subito nominato una commissione di esperti per comprendere le cause di tale emergenza: nel frattempo, a titolo precauzionale, hanno chiesto ai cittadini di sospendere il consumo dei prodotti coinvolti.

Le conclusioni

Il 26 luglio scorso il Ministero ha diffuso un comunicato in cui riferisce l’esito delle indagini: la commissione interdisciplinare appositamente nominata ha escluso la presenza di contaminanti o di sostanze aggiunte volontariamente, affermando che «le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci».

L’indagine, inoltre, ha evinto dalla letteratura scientifica la presenza di casi di epatite acuta colestatica correlati ad assunzione di estratti di curcuma anche in altri Paesi: pertanto è stato deciso di inserire una specifica avvertenza sulle etichette di tali prodotti, che ne sconsigli l’uso in casi specifici (alterazioni della funzione epato-biliare o calcolosi delle vie biliari) e raccomandi comunque di consultare il medico prima dell’assunzione in caso di concomitante assunzione di farmaci.

L’attenzione delle istituzioni sanitarie rimarrà comunque alta e la situazione verrà continuamente monitorata, al fine di cogliere immediatamente nuovi elementi o dati scientifici.