La steatosi epatica non alcolica, nota anche come “fegato grasso”, è una condizione patologica in crescita non solo nella fascia di età 40-60, ma anche tra bambini e giovani, di pari passo con l’aumento del sovrappeso, dell’obesità e del diabete di tipo 2. Tra le cause più comuni vi è una dieta troppo ricca in grassi, ma possono incidere anche condizioni come l’anemia, la carenza di vitamina B12, digiuni prolungati, perdite di peso in breve tempo e anche un’attività fisica troppo intensa.
Questa condizione del fegato non dà sintomi, eccetto, in alcuni soggetti, fitte temporanee al lato destro superiore dell’addome. Se non individuata per tempo e trattata, tuttavia, la steatosi può evolvere in steatoepatite, con infiammazione del fegato e, nel tempo, in cirrosi epatica e/o carcinoma epatico.
Al momento non esistono terapie specifiche per il fegato grasso: certamente occorre intervenire sulla dieta, riducendo l’apporto di carne rossa, latticini, alcool, grassi e zuccheri, in favore di verdura, frutta, cereali integrali. La perdita di peso è altrettanto importante, così come l’abitudine a un’attività fisica costante e moderata.
L’azione della curcumina
Sebbene non vi siano prove accertate, in ambito erboristico vengono suggerite per questa condizione alcune piante che andrebbero a incidere sul metabolismo del corpo e a depurare il fegato. Tra queste, genziana, carciofo e cardo mariano. Esistono invece integratori vegetali che rischiano di peggiorare la steatosi, come la curcumina, accusata di favorire la progressione dell’infiammazione e della conseguente fibrosi del tessuto epatico. È davvero così? Secondo altri autori, questa molecola potrebbe, invece, migliorare la steatosi, se non addirittura inibirla.
In un recente studio, il team di ricerca, formato da esperti iraniani, polacchi e statunitensi, ha sfruttato la bioinformatica per valutare i possibili target, le interazioni e i percorsi che consento alla curcumina di impattare sulla steatosi. Partendo da alcuni database gene-droga e gene-malattia, gli autori hanno individuato inizialmente 227 possibili interazioni proteina-curcumina e 95 geni associati con il fegato grasso.
Una volta analizzati con un diagramma di Venn, si è giunti a identificare 14 possibili target per la curcumina, per ognuno dei quali è stato valutato il pathway biologico. A questo punto sono stati utilizzati due strumenti per capire la funzione dei target selezionati: la gene ontology (OG), una specie di dizionario che racchiude informazioni sulle funzioni dei geni in tutte le specie viventi che fanno parte dell’albero della vita, e la banca di dati bioinformatici Kyoto Encyclopedia of Genes and Genomes (KEGG).
L’OG ha evidenziato che molti dei target hanno a che fare con stress e metabolismo dei lipidi, mentre la KEGG ha messo in luce da una parte la cancerogenicità chimica di alcuni target e la principale via di azione, la AGE-RAGE, implicata nei processi infiammatori tanto nelle complicazioni del diabete quanto nella steatosi non alcolica. Certo, se la curcumina bloccasse queste vie di segnale, potrebbe rallentare il processo di steatosi ed essere utile nella cura di questa malattia. Occorre ancora studiare e approfondire la questione, ma secondo gli autori la curcumina si rivelerà come una molecola utile nel contrastare il fegato grasso.
Fonte:
- Mahmoudi, A.; Butler, A.E.; Majeed, M.; Banach, M.; Sahebkar, A. “Investigation of the Effect of Curcumin on Protein Targets in NAFLD Using Bioinformatic Analysis”. Nutrients 2022, 14, 1331. https://doi.org/10.3390/nu14071331