Colinesterasi, tirosinasi e cicloossigenasi 2 sono enzimi coinvolti in processi infiammatori e degenerativi che verrebbero inibiti dall’assunzione di mirtilli (Vaccinium genus), che sarebbero anche capaci anche di contrastare l’amiloidogenesi e, quindi, l’instaturarsi dell’Alzheimer. Questi, almeno, i risultati di un recente studio del Dipartimento di Chimica e Biochimica dell’Università del Massachesetts di Dartmouth, negli Stati Uniti, pubblicati sulla rivista “Nutraceuticals”. I mirtilli sono frutti ricchi in polifenoli, in particolare antociani e flavonoidi, sostanze riconosciute come essenziali nell’invecchiamento in salute: proteggerebbero, infatti, dal declino neurocognitivo, dalle patologie cardiovascolari e dal diabete di tipo 2.

Questo studio si concentra, come visto, sul ruolo neuroprotettivo dei mirtilli, andando innanzitutto a indagarne la composizione in polifenoli e, quindi, l’azione sugli enzimi sopra elencati, molecole chiave nel processo di degenerazione neuronale. Gli autori hanno quindi sottoposto a estrazione 500 grammi di mirtilli acquistati in un comune supermercato e, analizzandone la composizione, hanno calcolato che i flavonoidi sono circa 1.39 mg ogni grammo di frutto fresco, i composti fenolici, in termini di acido gallico, 0.87 mg per grammo e le antocianine, in termini di rutina, 0.24 mg per grammo. L’azione di questi composti su colinesterasi, tirosinasi, cicloossigenasi 2 e amiloidogenesi è stata studiata in vitro. Partiamo dalle colinesterasi: l’AChE sembra venir inibita da una dose pari a 48 mg di mirtillo fresco/ml, mentre per il BuChE basterebbe una dose pari a 9 mg/ml. È ovvio che i farmaci inibitori dell’AChE approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) funzionano meglio, ma gli autori ricordano che i mirtilli possono essere mangiati in abbondanza, mentre i farmaci no. Ritengono, quindi, che possano essere validi alleati per inibire l’azione di questi enzimi. Che dire, invece, della tirosinasi, enzima coinvolto nella degenerazione nervosa perché collegato alla produzione di neuromelanina? Anche in questo caso, i mirtilli inibiscono l’enzima, in vitro, con un effetto dose dipendente: la dose minima efficace calcolata è equivalente a 403 mg di mirtillo fresco/ml. Simile il discorso per la cicloossigenasi 2, diretta responsabile di processi infiammatori: anche questo enzima viene inibito dall’estratto di mirtillo, in dose equivalente a 12 mg di mirtillo fresco/ml.

Infine, i mirtilli sembrano in grado di rallentare la formazione delle fibre amieloidi associate con la demenza e l’Alzheimer. Lo studio, oltre a individuare dosi possibili di mirtilli utili a supportare la salute del sistema nervoso, mostra anche come un composto naturale possa agire in modo più complesso e, al tempo stesso, completo rispetto a un singolo farmaco di sintesi. In questo caso, i mirtilli inibiscono diversi pathway patologici in contemporanea, cosa che i farmaci non riescono a fare, a meno di non assumerne più di uno in modo sinergico. Gli autori sottolineano che, probabilmente, per favorire l’invecchiamento in salute del sistema immunitario occorre proprio lavorare su più livelli.

Studi: Samani, P.; Costa, S.; Cai, S. Neuroprotective Effects of Blueberries through Inhibition on Cholinesterase, Tyrosinase, Cyclooxygenase-2, and Amyloidogenesis. Nutraceuticals 2023, 3, 39–57. https://doi.org/ 10.3390/nutraceuticals3010004.