Uno dei rimedi più utilizzati come anti-infiammatorio e anti-dolorifico è l’aspirina, il cui principio attivo, l’acido acetilsalicidico, veniva inizialmente prodotto a partire dalla spirea (Filipendula ulmaria) e poi dal salice bianco (Salix alba). Oggi viene prodotto per via chimica. Un recente studio iraniano si domanda se l’aspirina possa venire sostituita nella prevenzione base di alcuni disturbi dal partenio (Tanacetum parthenium), pianta erbacea della famiglia delle Composite originaria dell’Asia, ma oggi diffusa in gran parte del mondo, che cresce lungo i vialetti di campagna, vicino alle case e anche sulle macerie. Non è quindi una pianta molto esigente. Quest’erba, o meglio i suoi fiori, sono utilizzati tradizionalmente nel trattamento dei dolori mestruali, come dimostra lo stesso nome che deriva dal graco “parthenos”, ovvero “vergine”. Storicamente, ma anche nell’erboristeria moderna, il partenio viene sfruttato anche per alleviare il dolore associato alle emicranie, in particolar modo quelle vasomotorie. La pianta possiede infatti proprietà anti-infiammatorie, grazie alla presenza di flavonoidi, polifenoli e sesquiterpeni. Il principio attivo principale è però il partenolide, un lattone sesquiterpenico. Il team di ricerca si è però soffermato su un’altra proprietà dell’aspirina, ricercandola nel partenio: il suo potere anticoagulante. Gli autori hanno così reclutato 60 individui sani, dividendoli in modo casuale in due gruppi: quello di studio ha assunto 250 mg di partenio al giorno per due settimane, mentre quello di controllo un placebo. Ogni partecipante è

stato poi sottoposto a esami del sangue per valutare la presenza di citochine infiammatorie, tempo di prototrombina completo e parziale e funzione epatica, quest’ultima necessaria per valutare anche la sicurezza del rimedio naturale. I risultati delle analisi sono stati quindi studiati con il T-test, la distribuzione Chi-square e una analisi di regressione lineare. Gli autori hanno quindi osservato un incremento del tempo di prototrombina nel gruppo di studio, evidenziato sia dal T-test che dal modello di regressione: si passa infatti dal 12.2 ± 0.7 secondi del gruppo di studio a 11.6 ± 0.6 secondi di quello di controllo. Ciò potrebbe indicare che il partenio riduce la velocità di coagulazione del sangue, aspetto che può essere utile in alcune affezioni. Anche gli altri paramentri risultano essere maggiori nei soggetti che hanno assunto il rimedio erboristico, in particolare il tempo di prototrombina parziale e i livelli di interleuchina 17A e chemochina MCP-1. Lo studio suggerisce, quindi, che il partenio possa avere proprietà anticoagulanti, anche se gli stessi autori dichiarano l’esigenza di effettuare nuove prove su campioni più ampi e con follow up più lunghi. Indivudare rimedi naturali capaci di sostituire i farmaci di sintesi può essere utile per sostenere le cure e, al tempo stesso, ridurne gli effetti collaterali, spesso a carico di fegato e reni.

Studio: Mohammadreza Ataollahi, Ebrahim Akrami, Mehdi Kalani, Malek Zarei, Mahsa Rostami Chijan, Massih Sedigh-Rahimabadi, Hiva Alipanah. Evaluation of anticoagulant and inflammatory effects of Tanacetum parthenium (L.) in a randomized controlled clinical trial. Journal of Herbal Medicine, Volume 36, 2022. Doi: https://doi.org/10.1016/j.hermed.2022.100613.