Trattamenti convenzionali, della medicina più tradizionale versus approcci integrati o complementari, fra cui rimedi omeopatici o erboristici. Quali offrono migliori outcome, anche in un’ottica di prevenzione e/o controllo delle complicanze in pazienti con osteoartrite? Il quesito è stato oggetto di uno studio pakistano del 2021, pubblicato su Pak J Pharm Sci.

Lo studio

Ha coinvolto una popolazione di esperti con diverso background: 600 professionisti, equamente suddivisi in 200 per gruppo, fra ortopedici, medici di famiglia e internisti/reumatologi. Questi sono stati interrogati, tra gennaio 2019 e gennaio 2020, tramite un questionario dedicato, in merito alle metodiche e/o approcci impiegati – ovvero allopatico, omeopatico e fitoterapico – nella gestione dei disturbi più comuni o delle possibili complicanze associate, in pazienti con osteoartrite.

Obiettivo dello studio era, infatti, quello di evidenziare gli approcci preferenziali e differenziare gli outcome in termine di miglior controllo sia dei sintomi che degli eventuali eventi avversi. 

Si è rilevato, innanzitutto, che nei paesi sviluppati prevale l’utilizzo di metodi convenzionali rappresentati da FANS(Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei), paracetamolo e integratori a base di glucosamina-condroitina, a fronte invece di terapie complementari maggiormente impiegate in aree rurali. Nello specifico per quanto concerne gli omeopatici, Calcarea carbonicaRuta graveolens e Causticum, mentre fra i prodotti fitoterapici l’impiego in più larga misura attiene a corteccia di salice, insaponificabile di soia e di avocado, Boswellia serrata e zenzero.

Cosa è emerso

Lo studio fa osservare variazioni dipendenti dalla scelta di trattamento. Nel campione di professionisti – medici di famiglia e ortopedici – che avevano approcciato disturbi e/o complicanze con la medicina più convenzionale, farmaci allopatici, non si rileverebbero sostanziali e significative differenze tra i disturbi (p=0,742) e le complicanze (p=0,981). 

Diversamente si evidenziano delle “criticità” con metodi complementari: in caso di ricorso all’omeopatia emerge una certa significatività in ambito dei disturbi (p=0,027) ma non nelle complicanze (p=0,081), queste appunto non significative. 

Meno efficace appare la gestione con rimedi erboristici in cui sia disturbi che complicanze avrebbero registrato un peso significativo, pari rispettivamente a p=0,02 e p=0,028. Dall’indagine è stato anche possibile attestare la natura dei disturbi, riferibili più comunemente, sia per l’ortopedico sia per il medico di famiglia, a iperacidità, ipertensione, vertigini e diarrea.

In conclusione

Gli autori hanno provato a dare contezza alla differenza di outcome, specie in relazione all’uso di prodotti erboristici correlati a un maggiore numero di disturbi e complicanze rispetto al controllo, e tra le motivazioni rilevate vi sarebbe che l’uso di medicinali a base di erbe richiede esperienza e competenza, non sempre adeguata e formata tra medici di famiglia e/o gli ortopedici, almeno nel trattamento dell’artrosi. 

Sebbene alcuni studi riportino effetti benefici dal ricorso a prodotti erboristici tra cui curcumina, zenzero e varie formulazioni cinesi, dall’altro va detto che sono associati, in caso di uso non appropriato a potenziali effetti collaterali e tossicità. E in relazione all’omeopatia? In alcuni contesti sembrerebbe (con cautela) dimostrare dati di efficacia.

Fonte:Naqvi SFA, Khaliq SA, Raza ML et al. A comparative study of the common complaints and secondary complications in patients of osteoarthritis on allopathic, homeopathic and herbal system of medicines. Pak J Pharm Sci, 2021, 34, (1(Special)), 457:463. Link:https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34275794/