La Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA) evidenzia come il decorso e la gestione delle malattie reumatologiche non siano condizionati esclusivamente dal quadro clinico del paziente e da eventuali comorbilità.

In base alle diverse ricerche condotte nell’ultimo anno sia in Italia, sia a livello internazionale, anche il contesto socioeconomico e ambientale, influenza direttamente e in modo importante l’evoluzione dell’infiammazione reumatica

La gestione della malattia

Nonostante le opportunità di trattamento offerte ai pazienti dalle apposite strutture organizzative denominate Early Arthritis Clinic, in Italia, ad esempio, il 15% si dimostra ancora refrattaria alle cure presentando problematiche rilevanti nella gestione della malattia.

Come spiega piega Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo l’attenzione della ricerca si sta incentrando su questa popolazione con l’obiettivo di chiarire i motivi di queste complicazioni. «Tra i fattori più importanti nell’identificazione della popolazione ‘difficile da trattare’ vi sono l’obesità e il fumo, fattori di rischio per lo sviluppo dell’artrite e il basso livello socioeconomico». 

La capacità di gestire la malattia dipende dallo stile di vita del paziente, ma come dimostra un recente studio svolto nel Regno Unito su un campione di oltre 16.000 pazienti affetti da artrite reumatoide, è anche proporzionale al reddito.

Secondo il Presidente FIRA un fattore decisivo per la gestione della patologia è rappresentato dall’aderenza terapeutica, che nelle classi meno agiate e culturalmente meno privilegiate è sempre inferiore. 

Il fattore inquinamento

Un’attenzione particolare è rivolta anche all’inquinamento, in particolare quello atmosferico, associato a un maggior rischio di patologie cardiovascolari e polmonari.  

Un recente studio, coordinato dal Giovanni Adami della UOC di Reumatologia (direttore Maurizio Rossini) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata (AOUI) di Verona, è stato condotto per indagare la possibile relazione tra l’incidenza e la severità di diverse malattie reumatologiche, sia autoimmuni che degenerative, con l’esposizione all’inquinamento atmosferico. 

Come afferma Maurizio Rossini, Ordinario di Reumatologia all’Università di Verona e membro del Comitato Scientifico di FIRA, dall’indagine è emerso come il rischio di severità della patologia e di riattivazioni di artrite reumatoide aumenti proprio durante i periodi più inquinati da ossidi di carbonio o d’azoto o da ozono o da polveri sottili.

«Inoltre, è stato dimostrato che l’esposizione acuta ad elevati livelli di inquinamento atmosferico è una potenziale causa di inefficacia o perdita di efficacia delle terapie, determinando quindi la necessità di cambi di terapia e un aumento  dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale».

Obiettivo: garantire un miglior stato di salute

Nonostante il buon livello di farmaci di nuova generazione, le ricerche dimostrano, dunque, che ci sono numerosi fattori che potrebbero contribuire a garantire un migliore stato di salute e benessere dei pazienti.

«Si tratta di importanti sfide per la ricerca scientifica che ci pongono obiettivi sempre più alti e che occorre continuare a supportare», conclude Montecucco, Presidente di FIRA. 

Se da un lato i farmaci di nuova generazione hanno raggiunto un buon livello di efficacia, le ricerche ci stanno dimostrando che ci sono una pluralità di fattori da considerare e di meccanismi correlati da indagare per garantire un migliore stato di salute e benessere dei pazienti.