Uno studio realizzato dal Future Concept Lab per Integratori & Salute dimostra che li assumono anche le generazioni under 34
Sono quasi 30 milioni gli italiani che utilizzano gli integratori alimentari. Si tratta di un’abitudine che si sta diffondendo anche tra i giovani, sotto la spinta di una triade di driver: sport, alimentazione-benessere ed estetica. È questo uno degli aspetti salienti di uno studio (“Lo scenario degli integratori, tra benessere e star bene”) realizzato dal Future Concept Lab per Integratori & Salute, l’associazione che con circa 200 aziende rappresenta il 90% del comparto degli integratori alimentari in Italia (l’export vale il 18% dei ricavi) ed è parte di Unione Italiana Food.
L’indagine: il sistema immunitario al primo posto, farmacie primo canale
Nell’ultimo anno il 73,3% degli italiani ha utilizzato integratori alimentari almeno una volta con una prevalenza delle donne (54,1%). Utilizzatori circa il 25% dei giovani da 18 a 34 anni. La farmacia è il primo canale d’acquisto per 7 persone su 10. Il primo canale informativo è invece il medico (48,4%), seguito dal farmacista (36,3%). A distanza il nutrizionista (19,1%) e le erboristerie (9,1%).
L’effetto Covid si fa sentire: l’assunzione avviene principalmente per sostenere le difese immunitarie (30,1%), poi come complemento energetico (26,3%), dove sono i giovani che praticano sport e attenti al benessere e al riequilibro della dieta, integrazione di vitamine e proteine, a indirizzarne gli usi; quindi come aiuto per le ossa e le articolazioni (24,4%). Anche la transizione verso un’alimentazione plant-based e vegana spinge all’utilizzo dell’integrazione, in particolare della vitamina B12 (22%).
Gli integratori alimentari sono poi impiegati come normalizzazione dell’intestino (22%), e qui si fa evidentemente sentire l’effetto probiotici, fino all’aiuto estetico, per capelli, unghie e pelle (21,7%), dove è molto forte tra donne over 40. Tra le prime otto indicazioni, anche come supporto alla digestione (20,8%) e i problemi d’insonnia (20,2%).
Gli italiani sembrano poi propensi ad accettare l’innovazione. Uno su due (52,7%) li preferirebbe in capsule, ma con un elemento di innovazione: un involucro biotech tale per cui si possano assumere senza acqua. Un’evidente provocazione (non esiste al momento un prodotto simile), ma la cui risposta è significativa.
«Le giovani generazioni sono disponibili alla sperimentazione, trainano sull’innovazione e non c’è diffidenza verso la grande industria. L’uso di integratori tra i giovani è in linea con il loro stile di pensiero – ha fatto notare Francesco Morace, sociologo e presidente di future Concept Lab – C’è un elemento positivo dell’integratore: usciamo dalle cure ed entriamo nel mondo della qualità di una vita felice. Il 71% degli italiani li considera una scelta per tutti, per il benessere complessivo, la stessa percentuale di mangiare sano e fare movimento».
«In passato gli integratori erano visti come prodotto over, dai 40 anni in su. Oggi il dato incredibile è che i giovani ci credono ed è motivo in più per il mondo industriale per investire ulteriormente in ricerca e innovazione» ha fatto notare Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute.
L’attenzione a flavanoli del cacao, metilfolato, ma anche vitamina D
Il ruolo dell’integratore, si tiene a precisare, è diverso sia da quella del farmaco come dall’alimento. «Un integratore dal punto di vista normativo fa parte degli alimenti, non può essere caratterizzato da alcuna tossicità, non può vantare effetti di tipo terapeutico, nemmeno preventivo specifico. Dobbiamo allora pensarlo come qualcosa che mantenga la situazione di benessere nel tempo – ha chiarito Andrea Poli, presidente Nutrition foundation of Italy – Talvolta i medici hanno l’impressione che appartenga a un mondo alternativo, in realtà non è così, la scelta è essenzialmente nel mondo della farmacia e parafarmacia».
Poli ha spiegato che gli integratori si possono concettualmente dividere in due gruppi: che integrano o arricchiscono. «Non necessariamente l’apporto di nutrienti base è adeguato. In uno studio americano nella fascia avanzata della popolazione è emerso un deficit ed era meno carente chi usava integratori. Alcuni studi randomizzati e controllati mostrano che alcune patologie compaiono meno frequentemente in chi li usa, per esempio il declino cognitivo viene molto rallentato».
Gli integratori che arricchiscono, presi per tempo fin dalla fase iniziale, ci possono aiutare a contrastare alcuni problemi che derivano dall’evoluzione. «Nei maschi c’è per esempio un’aggregazione piastrinica molto forte, perché in passato le ferite potevano portare al rischio emorragia: integrare con Omega-3 modula il rischio di aggregazione piastrinica e riduce il rischio di trombosi. L’infiammazione era poi l’unico modo di difesa da batteri e virus, oggi sappiamo che è la porta di accesso per tutte le patologie degenerative, di qui l’importanza degli antiossidanti come antinfiammatori».
L’eccesso di colesterolo è un altro target. «Il nostro organismo è molto preoccupato di rimanerne senza e ci sono vie complementari che consentono di mantenere livelli adeguati, ma nel tempo sappiamo che crea problemi. Ecco allora l’integratore come strumento utile per migliorare le HDL».
A dispetto della difficoltà di ottenere claim dall’Efsa, nella letteratura più recente ci sono evidenze che si stanno consolidando. «Nel 2012 è uscito uno studio di Harvard che dimostrava che chi consumava vitamine e minerali aveva una riduzione del rischio di cancro significativa. Recentemente è uscito lo studio Cosmos-Mind (“Effects of cocoa extract and a multivitamin on cognitive function: A randomized clinical trial“), inattaccabile dal punto di vista metodologico, che ha testato i flavanoli del cacao (500 mg/die), oltre a un multivitaminico per tre anni. I risultati sono che chi ha preso quest’ultimo, rispetto al placebo, ha avuto un rallentamento del declino cognitivo della memoria significativo, mentre chi ha assunto i polifenoli ha avuto una riduzione degli eventi cardiovascolari e della mortalità per tutte le cause». L’integrazione giornaliera del multivitaminico ha, infatti, migliorato la cognizione globale, la memoria episodica e la funzione esecutiva negli anziani. Il beneficio sembra essere maggiore per gli adulti con malattie cardiovascolari.
Nell’indagine di Future Concept Lab non è emersa l’assunzione di integratori per malattie degenerative, ma le ultime ricerche stanno mettendo in luce alcuni aspetti positivi. «Si stanno concentrando su alcuni derivati dei folati, metilfolato, Omega-3, vitamina B ad alte dosi, vitamina D, qualche composto di origine botanica. Sulla vitamina D tra l’altro si è visto l’efficacia non solo contro il rischio osteoporosi ma anche nella mitigazione degli effetti del Long Covid».
Un comparto in piena salute, domina il made in Italy
Quello degli integratori alimentari è un comparto in grande ascesa. In Europa supera a valore i 13 miliardi di euro. L’Italia è in pole position con una quota del 26% (circa 4 miliardi), seguita da Germania (19%) e Francia (14%). «Siamo i primi perché le nostre aziende hanno sempre saputo innovare. Negli ultimi dieci anni il mercato è cresciuto del 9,5% e la crescita sembra non sia destinata a fermarsi: il futuro è roseo» ha fatto notare Scarpa.
Importante il ruolo che potrebbe giocare in chiave preventiva. «Un’elaborazione PwC Italia su dati Food Supplements Europe ha stimato in 1,3 miliardi di euro il potenziale risparmio annuale del sistema sanitario nazionale correlato a minori casi di ospedalizzazione, se le persone over 55 o a rischio di malattie cardiovascolari assumessero Omega-3 regolarmente. Allo stesso tempo se la popolazione a rischio assumesse giornalmente calcio e vitamina D, si potrebbero riscontrare minori fratture ossee correlate all’osteoporosi e avere così un potenziale risparmio per il Ssn di 0,7 miliardi di euro».
Bibliografia
- Baker LD, Manson JE, Rapp SR, Sesso HD, Gaussoin SA, Shumaker SA, Espeland MA. Effects of cocoa extract and a multivitamin on cognitive function: A randomized clinical trial. Alzheimers Dement. 2023 Apr;19(4):1308-1319.