Sai veramente cosa c’è dentro all’integratore alimentare che stai assumendo? L’abbiamo sottolineato più volte, “origine naturale” o “vegetale” non è di per sé garanzia di sicurezza. Quando si assume un integratore alimentare di origine vegetale è necessario informarsi, conoscere bene il prodotto, le proprietà dei principi attivi e anche produttore e filiera di produzione.
Negli ultimi anni, mi spiega Paola Moro del Centro Antiveleni Milano (ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda), sono aumentate le segnalazioni di reazioni avverse, anche gravi, associate all’uso di preparati a base di sostanze di origine naturale «Sono erroneamente considerati innocui, ma i principi attivi che contengono svolgono sull’organismo un’azione biologica e possono quindi essere gravati da effetti indesiderati o tossici in relazione alla dose assunta».
Attenzione alla contaminazione (accidentale o intenzionale) delle materie prime
I problemi di sicurezza spesso derivano dall’utilizzo di materie prime vegetali importante da Paesi extraeuropei, che hanno una legislazione diversa e spesso meno “stringente” rispetto a quella Italiana o comunque Europea.
I problemi associati agli standard qualitativamente bassi delle materie prime vegetali sono sostanzialmente dovuti a contaminazioni da metalli pesanti, pesticidi, micotossine, microrganismi o anche altri tipi di piante. E il problema può colpire a tutti i livelli della filiera, a partire dal seme, la coltivazione, alla fase di raccolta, alle procedure di estrazione e di trasporto.
«Tra i casi più eclatanti registrati in Europa – ricorda Paola Moro- ci sono quelli legati al consumo di prodotti dimagranti contenenti Aristolochia fangchi al posto di Stefania tetrandra. Una sostituzione che negli anni ‘90 ha causato più 120 casi in insufficienza renale e cancro uroteliale in Belgio». Per saperne dei casi di più di contaminazione da Aristolochia fangchi leggi qui
I controlli sono a campione e si attivano DOPO segnalazione
Il responsabile dell’integratore alimentare è chi lo immette sul mercato. Deve avere in mano tutti i documenti e certificazione che possano garantire la qualità del suo prodotto finito in tutte le fasi «Purtroppo le visite ispettive da parte degli organi ufficiali, ASL e istituti zooprofilattici e l’Istituto Superiore di Sanità, sono a campione e nella maggior parte dei casi si attivano in caso di una segnalazione», mi spiega Marinella Trovato, segretario generale di SISTE (Società Italiana di Scienze Applicate alle Piante Officinali e ai Prodotti per la Salute) intervistata proprio a proposito dei controlli di filiera per garantire la qualità delle materie prime di origine vegetale (per saperne di più della filiera di qualità delle materie prime vegetali leggi qui l’articolo Botanicals, garantire materie prime di qualità).
Alcuni esempi di segnalazioni legate a prodotti contaminati – esperienza del Centro Antiveleni di Milano
In seguito alle segnalazioni del Centro Antiveleni di Milano diversi prodotti alterati o contraffatti sono stati identificati e ritirati dal commercio. Tra questi, ad esempio, l’allerta per numerosi e gravi casi di intossicazione acuta verificatisi nel 2005 a seguito del consumo di integratori preparati con Coleus forskolii proveniente dall’India risultato contaminato con alcaloidi tropanici.
«È significativo il caso di un bodybuilder che stava utilizzando l’integratore “Epistane” insieme a un “epatoprotettore naturale”. Consapevole della tossicità del prodotto si era sottoposto ad esami ematochimici che avevano evidenziato una sofferenza epatica. Le analisi effettuate sull’Epistane da parte del laboratorio dell’ISS, nell’ambito del Progetto SNAD (Sistema Nazionale di Allerta Doping), hanno rivelato la presenza di sostanze vietate: desossimetiltestosterone e 17alfa-metilepitiostanolo».
La segnalazione del caso di una giovane donna che in due occasioni diverse a distanza di alcune settimane aveva assunto un integratore termogenico, manifestando entrambe le volte vomito incoercibile, tremori e vertigini, ha indotto il Ministero della Salute a effettuare accertamenti sul prodotto.
«L’etichetta non corrispondeva a quella notificata– racconta Paola Moro -Era scritta in lingua inglese e le indicazioni riportate erano differenti. In particolare tra gli ingredienti vegetali era dichiarato il Citrus aurantium con un tenore di 67,5 mg per due capsule e l’indicazione ad assumerne fino a sei al giorno, mentre la normativa vigente impone un limite massimo di apporto giornaliero di 30 mg!».
Un rischio aggiuntivo per il consumatore è costituito dalla presenza sul mercato di prodotti irregolari venduti attraverso canali difficilmente controllabili, come l’e-commerce, l’importazione illegale o la vendita da parte di privati (guaritori, santoni, preparatori atletici).
«Incredibilmente integratori contraffatti riescono ad arrivare anche alla grande distribuzione, come si è scoperto alcuni mesi fa quando sono state sequestrate delle sostanze anabolizzanti inconsapevolmente vendute nei negozi della catena francese Decathlon», ha commentato Paola Moro. (leggi qui la notizia)