Jean-Marc Kespi: agopuntura, terapia del futuro

kespiLa medicina cinese è una straordinaria cosmologia fondata sull’unità originaria di terra e cielo, che rappresenta in sintesi la vita, e l’agopuntura è una disciplina simbolica e visionaria in cui i miti non sono leggende, ma corrispondono a una descrizione dei meccanismi fisiologici. Ciò grazie a un sistema complesso di corrispondenze che consente, ad esempio, di mettere in relazione il Polmone, tetto dei visceri, a Reni e Grosso Intestino con la pelle, la giustizia e l’ingiustizia, la sofferenza di ogni irreversibile separazione e quindi con il lutto … Sono appunti di un discorso estremamente affascinante che Jean-Marc Kespi, agopuntore di lungo corso, tesse nella lezione magistrale tenuta a Firenze al convegno per i 35 anni della Scuola di agopuntura tradizionale. Esperienza, umanità, grandi competenze tecniche e una conoscenza profonda della cultura cinese sono le solide basi che rendono unica la narrazione.

Dottor Kespi, in che modo ha incontrato la medicina cinese?
Tanto tempo fa, vivevo ancora ad Algeri dove sono nato, un mio amico mi disse: “Hai due passioni, la medicina e la filosofia: devi praticare l’agopuntura perché riuscirai a metterle insieme”. L’incontro concreto avvenne per caso: dopo la laurea in medicina mi recai al Consiglio dell’Ordine dei Medici di Parigi per l’iscrizione all’albo. Lì venni a sapere che c’era un corso di agopuntura, mi ricordai del suggerimento del mio amico e mi iscrissi.

Che cosa aveva l’agopuntura di così appassionante da trasformarla nell’impegno di una vita?
Compresi immediatamente che era la mia strada, mi sentii istintivamente a casa. Nell’agopuntura e nella medicina tradizionale cinese (MTC) ritrovai alcuni aspetti della medicina occidentale che negli anni ’50, quando iniziai i miei studi, era ancora una medicina clinica e umana, dove la relazione medico/paziente era importante. Il medico esaminava, osservava, guardava e interrogava il paziente… Ritrovai tutto ciò nella MTC e capii anche che si fondava su una cosmologia fantastica, un sistema straordinario di corrispondenze che consentiva di collocare l’uomo nell’universo, di connetterlo a se stesso e agli altri esseri umani, di vederlo nella sua totalità. Lo sguardo della MTC non è anatomico ma funzionale e simbolico. Questa medicina offre una lettura originale del corpo in quanto memoria il cui linguaggio sono i sintomi, tramite l’infissione dei punti coinvolti, consente di arrivare ai luoghi del corpo dove le sofferenze si sono sedimentate e, facendo circolare l’energia bloccata a quel livello, contribuisce alla loro liberazione.

Lei ha detto che essendo uno “straniero”, persona non nata e cresciuta in Cina, non avrebbe mai potuto diventare davvero un medico di MTC…
Lo riaffermo con convinzione: pur avendo acquisito negli anni una grande intimità con la medicina e la cultura cinesi, resto pur sempre uno straniero. Attenzione però, si tratta di una figura molto interessante: lo straniero guarda le cose in maniera diversa e pone domande che egli solo può fare, affrontando quel magnifico sistema che è la medicina cinese da un’altra prospettiva. Per questo il dialogo fra un medico cinese e uno occidentale può essere particolarmente fecondo.

Quando ha iniziato la sua pratica di agopuntore?
Ho avviato gli studi nella disciplina nel 1962 e ho messo i primi aghi nel 1967. Di fatto ho iniziato a praticare come agopuntore nel 1971 quando, dopo la morte del presidente dell’Associazione francese di agopuntura, ho assunto il suo incarico. Ho iniziato a esercitare questa medicina dopo nove anni di studio e tuttora lo faccio a tempo pieno.

Chi può praticare l’agopuntura oggi in Francia?
L’agopuntura è un atto medico riservato in via esclusiva ai laureati in medicina e chirurgia, come in Italia. D’altra parte è giusto che sia così: come potrebbe un terapista non medico formulare la diagnosi nelle urgenze, ad esempio nel caso di un infarto con sintomi gastrici? Se non si ha l’esperienza del medico, non si penserebbe a tal evento, dunque questa regola è necessaria per garantire la sicurezza del paziente. In Francia ci sono terapisti non medici che praticano l’agopuntura, ma lo fanno fuori della legalità. Un caso diverso è quello delle ostetriche che possono utilizzare l’agopuntura, previa formazione abilitante specifica e l’iscrizione in un elenco che fa capo al ministero della Salute e a quello dell’Università, ad applicare gli aghi in ambito ostetrico.

Questa disciplina è presente nel Servizio sanitario nazionale?
L’agopuntura è inserita in alcune strutture della sanità pubblica e anche in qualche ospedale, come La Salpêtrière di Parigi, o il reparto di ostetricia a Strasburgo, ma i servizi non sono molti e, nonostante ci sia stata un’evoluzione negli ultimi anni, c’è ancora molta strada da fare in questa direzione.

Quale percorso si segue per diventare agopuntore in Francia?
La formazione minima di base si acquisisce con un corso universitario triennale. Un anno propedeutico e due di studi specifici nella materia, alla fine dei quali si consegue un diploma nazionale nella disciplina. Successivamente si può ampliare e approfondire questa formazione di base attraverso i corsi di perfezionamento post diploma organizzati da diverse associazioni del settore che includono anche il tirocinio in ospedale.

Un medico formato può trattare con l’agopuntura tutti i quadri clinici e anche patologie importanti?
Più correttamente possiamo dire che questa disciplina offre il suo contributo per il trattamento di tutte le patologie, anche quelle di grave entità e non soltanto di quelle funzionali. Come agopuntore posso dunque avere un mio ruolo nel trattamento di un malato di tumore o di un disturbo della sfera mentale. Ricordo il caso di un paziente che aveva subito due infarti e che era in lista d’attesa per sottoporsi a un trapianto cardiaco. Ebbene, iniziai a trattarlo con delle sedute bisettimanali di agopuntura. Lo feci per circa un anno mentre aspettava di essere operato e alla fine, in modo inspiegabile per i medici dell’ospedale Pompidou di Parigi, quel trapianto non fu più necessario. Se sia stato grazie al trattamento con l’agopuntura non è dato saperlo, ma è un fatto reale e come questo ne ho visti diversi in oltre 40 anni di pratica medica.

Qual è il valore aggiunto che l’agopuntura può offrire alla persona malata?
Può migliorare le sue condizioni di salute e in alcuni casi può guarirla. Se non fosse possibile conseguire la guarigione, come nel caso di grandi patologie come il tumore, certamente l’agopuntura può contribuire a ridurre il trattamento farmacologico. Grazie a questa tecnica i sintomi della malattia diventeranno più tollerabili, il paziente assumerà meno farmaci e la sua qualità di vita migliorerà. E oggi questo è un ruolo di grande rilievo. La malattia oncologica si porta dietro un carico notevole di angoscia e noi sappiamo che l’agopuntura può apportare dei benefici non solo a livello del dolore, della nausea e del vomito post-chemioterapia ma anche alleviare sintomi come l’angoscia, la depressione e l’ansia.

Negli ultimi anni la ricerca scientifica sull’agopuntura ha avuto un indubbio sviluppo e il numero degli studi sperimentali e clinici è via via aumentato: a suo parere si può valutare l’efficacia di questa terapia con i metodi dell’Evidence Based Medicine?
Il percorso di validazione dell’agopuntura attraverso l’EBM mi coinvolge poco. Capisco che possa interessare e che tanti ricercatori si cimentino in questa strada ma non è la mia. Qualche considerazione al riguardo: penso, innanzitutto, che non si possa misurare con gli strumenti della ricerca convenzionale un elemento cruciale come la relazione fra il medico e il malato. Un fattore che anche in medicina generale influisce molto sull’efficacia del trattamento e contribuisce al processo di cura. Che cosa si valuta allora? In realtà i metodi attuali consentono di valutare l’efficacia di un farmaco ma non di un intervento complesso come l’agopuntura o la psicoterapia in cui entrano molte variabili. Occorre quindi trovare sistemi di valutazione diversi da quelli attualmente in uso, ma soprattutto metodi che siano adeguati a una disciplina particolare come l’agopuntura. Ciò che invece mi interessa, la mia vocazione, è cercare di capire a fondo l’azione di ogni punto di agopuntura. Anche per questo non mi sono dedicato alle altre tecniche che formano il corpus della MTC, ma ho rivolto tutte le mie energie all’agopuntura.

A questo proposito ha trovato cose interessanti?
In oltre 40 anni di pratica, ho approfondito molto le indicazioni dei punti. Alcuni di essi rivestono un’importanza particolare. Penso ad esempio a Rene 1, utile nei casi di malattia cronica, in soggetti molto esauriti, spossati. Ricordo che Van Nghi, il grande maestro vietnamita, mi diceva: “Vuoi imparare l’agopuntura? Bene, allora impara a pungere bene Rene 1”. Si trovano nuove indicazioni. Oggi ad esempio si utilizzano dei punti sul padiglione auricolare che non sono citati nei testi classici di MTC.

C’entra il fatto che noi europei siamo diversi dai cinesi?
Direi piuttosto che è diversa l’epoca. Sono trascorsi 2000 anni e le cose sono cambiate, anche per i medici cinesi. È indubbio poi che l’approccio occidentale a questo sistema sia interessante: c’è un’applicazione originale di quel sistema e ci sono delle differenze, che rimandano alla cultura e al rapporto con il corpo. I Cinesi ad esempio sono meno cerebrali di noi Europei, più pratici. Lavorano molto sul corpo con tecniche come il tai chi o il qi gong, hanno meno bisogno di costruzioni mentali, di interrogarsi, come facciamo noi, sul senso della malattia o di un sintomo. E non devono scontare il peccato originale, godendo quindi di una libertà del corpo che da noi manca.

Lei ha visitato più volte la Cina, pensa di tornarci?
Ho avuto modo di vedere la Cina in varie fasi: quando l’ho visitata negli anni ’70 e ‘80, la medicina tradizionale era abbastanza ai margini e veniva praticata con un approccio elementare, semplicistico, senza tenere conto della tradizione dei testi classici. Il mio ultimo viaggio risale al 1990, ma non è stato entusiasmante: non abbiamo incontrato i veri maestri della MTC ma solo dei politici della sanità e quando infine si è creata l’opportunità di conoscere un maestro di tradizione taoista, ci sono stati concessi soltanto 3 giorni. Credo che oggi la situazione sia diversa e non escludo quindi di tornarci purché si crei un’occasione specifica.

Alcuni considerano l’agopuntura una medicina del passato…
Pur avendo antiche radici tradizionali, è una terapia del presente e soprattutto del futuro. In un futuro ideale, magari fra 50 anni, immagino che in ogni struttura ospedaliera, per ogni tipo di visita medica, sia presente anche un agopuntore, il quale possa dire: “Ecco, questo è il mio contributo sul piano diagnostico e/o terapeutico per questo paziente, per il suo problema”. L’ideale è la collaborazione della medicina occidentale con quella cinese a ogni livello. Una collaborazione che si misura sul campo, nell’aiuto concreto che si può offrire al malato.

Un’utopia?
Senza denigrare la cultura e la scienza occidentali, si deve avere l’onestà intellettuale di riconoscere che esiste una scienza tradizionale, una conoscenza alla quale si approda con un approccio simbolico. Dobbiamo accettare che esiste un mondo diverso dal nostro, che questa medicina così antica abbia avuto accesso a una visione del corpo diversa da quella occidentale ma altrettanto valida. Occorre chiedersi sempre il perché di ogni cosa, come faceva Nguyen van Nghi quando traduceva i grandi classici della medicina classica cinese. Accettare l’altro senza pregiudizi e fare pratica di questa medicina per capire se e quali benefici essa può offrire.

Mariella Di Stefano

Chi è?
Jean-Marc Kespi nasce ad Algeri dove consegue la laurea in medicina. Tornato in Francia, avvia gli studi di agopuntura e nel 1971 è nominato presidente dell’Associazione francese di agopuntura, di cui è oggi presidente onorario. Svolge tuttora l’attività clinica, formativa e didattica per quest’associazione e partecipa a seminari, corsi e convegni scientifici in Francia e all’estero. Dell’intensa l’attività editoriale, si segnalano i libri: L’homme et ses symboles en médecine traditionnelle chinoise (2002); Acupuncture (1982); Cliniques (1988); Les méridiens extraordinaires (1997); Connaissance de l’acupuncture (2005, 2006, 2007) e il più recente Acupuncture from symbol to clinical practice (2013).