Una revisione della letteratura pubblicata su Nutrients nel 2021 (“Moderate Consumption of Beer and Its Effects on Cardiovascular and Metabolic Health: An Updated Review of Recent Scientific Evidence”) ha confermato che un moderato consumo di birra può ridurre il rischio di incorrere in patologia cardiovascolare e, più in generale, quello di morte. Con consumo moderato si intende una birra al giorno per le donne, pari a 10-16 grammi di alcol, e 1-2 birre al giorno per gli uomini, pari a 20-28 grammi di alcol.

Responsabili di questo effetto protettivo sarebbero i polifenoli del luppolo, conservati nel processo di produzione della birra perché le conferiscono il tipico sapore amarognolo. Tra i benefici indicati dalla revisione del 2021 vi sono un aumento del colesterolo HDL e una riduzione tanto della rigidità della tonaca delle arterie, quanto dei marker per lo stress ossidativo. Sembra inoltre che assumere birra nelle quantità massime indicate riduca la quantità di fibrinogeno e la conseguente aggregazione di piastrine.

Tuttavia, esistono soggetti che non possono assumere alcol a causa di terapie farmacologiche, patologie o altre condizioni, come la gravidanza. Di recente un team afferente alla Facoltà di Farmacia, al Centro di Ricerca Lucio Lascaray e alla Scuola di Infermieristica Vitoria-Gasteiz dell’Università di Basque Country, al BIOARABA Institute of Health e all’Istituto di Sanità Carlos III, tutti in Spagna, e alla National University of Litoral and National Scientific and Technical Research Council (CONICET), in Argentina, si domanda se la birra analcolica possa portare gli stessi benefici di quella tradizionale. Per rispondere, il gruppo ha condotto un’altra revisione sistematica della letteratura, stavolta incentrata sulla birra non alcolica e sul confronto con la birra tradizionale. I risultati (Features of Non-Alcoholic Beer on Cardiovascular Biomarkers. Can It Be a Substitute for Conventional Beer?”) sono stati pubblicati su Nutrients.

Per riassumente, gli autori concludono che la birra non alcolica è meglio di quella tradizionale nel prevenire lo stress ossidativo e preservare la funzione endoteliale, e anche nell’inibire l’attività trombogenica. Al contrario, diversamente da quanto detto prima, la birra alcolica sembra aumentare l’aggregazione piastrinica, aumentando l’attività trombogenica; tuttavia, riesce ad aumentare i livelli di colesterolo HDL, considerati protettivi per le patologie cardiovascolari. Dal momento che il colesterolo HDL può essere comunque incrementato in altri modi, per esempio con l’assunzione di olio d’oliva, gli autori suggeriscono di passare dalla birra alcolica a quella non alcolica, aggiungendo olio alla propria dieta e aumentando l’attività fisica: insieme, questi interventi dovrebbero ridurre considerevolmente il rischio cardiovascolare. In questo modo, inoltre, si potrebbe estendere la protezione data dal luppolo anche ad soggetti che non possono o non vogliono assumere alcol.

In definitiva, comunque, la revisione non ha portato a certezze: gli studi già presenti in letteratura sono infatti pochi, condotti su popolazioni piccole, e tengono in considerazione una serie di parametri tra loro differenti e difficili poi da mettere insieme. Sono necessari, quindi, ulteriori conferme per poter parlare di evidenza scientifica.

Fonti:

  • Marcos A, Serra-Majem L, Pérez-Jiménez F, Pascual V, Tinahones FJ, Estruch R. Moderate Consumption of Beer and Its Effects on Cardiovascular and Metabolic Health: An Updated Review of Recent Scientific Evidence. Nutrients. 2021 Mar 9;13(3):879.
  • Sancén M, Léniz A, Macarulla MT, González M, Milton-Laskibar I, Portillo MP. Features of Non-Alcoholic Beer on Cardiovascular Biomarkers. Can It Be a Substitute for Conventional Beer? Nutrients. 2022 Dec 30;15(1):173.