Depressione e ansia: i numeri sono in crescita, anche in Italia. Già nel 2017 la depressione si affermava come il disturbo mentale più diffuso in Italia e gli ultimi dati Istat stimano all’incirca 2,8 milioni di casi, con percentuali maggiori al crescere dell’età.
Dati ugualmente importanti sono riferibili all’ansia cronica grave che interessa in maggior misura gli adulti (5,8% tra i 35-64 anni, con percentuale triplicata pari al 14,9% dopo i 65 anni), a carico soprattutto delle donne, sia per frequenza sia per severità.
Numeri che stanno subendo un’ulteriore esplosione, diretta conseguenza della pandemia: 42% di italiani soffrono di ansia o insonnia e il 32% di disturbi depressivi, con un’incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale, fra quelli colpiti dal virus, secondo uno studio recente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia.
La distinzione
Ad oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità qualifica in modo particolare la depressione come “il male del secolo”. A fronte del contesto socio-economico vigente e della demografia con una popolazione sempre più matura si rende sempre più necessaria un’azione terapeutica mirata ed efficace che preveda, laddove possibile, anche l’integrazione di soluzioni di medicina complementare.
Lo zafferano, da studi di letteratura, in particolare secondo un lavoro pubblicato su Planta Medica, sembra profilarsi come un rimedio di efficacia per il controllo di diversi stati psico-emotivi: depressione, ansia e stress.
Occorre tuttavia fare un distinguo tra le diverse condizioni e caratterizzazioni. Da un lato vi sono i disturbi depressivi, identificabili con sintomi che possono includere tristezza, perdita di interesse e piacere, sensi di colpa e scarsa autostima, sonno e appetito irregolari, stanchezza, scarsa concentrazione, con manifestazioni di intensità differente a seconda della severità del disturbo con episodi possibili anche di tentato suicidio. Dall’altro l’ansia tipicamente si associa a manifestazioni che possono comprendere paura, disturbi del sonno e della memoria, difficoltà di respirazione, vertigini, tremori, battito cardiaco accelerato e irregolare, sensazione di “nodo in gola”.
La terapia di prima linea è di norma e in prevalenza rappresentata dal ricorso a terapia farmacologica standard (antidepressivi sintetici e ansiolitici), cui si possono tuttavia associare effetti collaterali, anche importanti. Tra questi: mal di testa, disfunzioni sessuali, dipendenza, convulsioni e suicidio. Da qui la richiesta/abbandono da parte del paziente del trattamento in atto verso soluzioni di altra natura, quali ad esempio piante medicinali e l’interesse della scienza a valutare rimedi di efficacia a supporto di questa indicazione/richiesta terapeutica.
Lo zafferano
Il ricorso a erbe e piante officinali è noto anche nella gestione di disturbi mentali, specie psico-emotivi. Ne è un esempio l’Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum L., fam. Hypericaceae) impiegato per alleviare stati depressivi da lieve a moderati.
Studi clinici piuttosto recenti stanno sollevando l’attenzione verso zafferano, Crocus sativus L., famiglia Iridaceae, già impiegato in medicina tradizionale, all’indirizzo soprattutto della depressione, nonostante qualche criticità circa la sicurezza del profilo tossicologico. A fronte di ciò crocina, crocetina e N-acetilcisteina sembrano supportare l’attività e l’azione antidepressiva, contribuendo ad alleviare i principali sintomi della depressione, ovvero con una azione sul sistema oppioide e GABAergico, tramite i recettori GABAA.
Tali evidenze sarebbero supportate da una metanalisi di ricercatori ungheresi (“The Efficacy of Saffron in the Treatment of Mild to Moderate Depression: A Meta-analysis”) che hanno analizzato 11 studi clinici controllati, randomizzati selezionati attraverso i maggiori database (PubMed, Embase, Cochrane Central Register of Controlled Trials e Web of Science), al fine di stabilire l’efficacia dello zafferano confrontato con un placebo e/o antidepressivi sintetici, nel trattamento della depressione lieve-moderata. Le analisi e le valutazioni sono state condotte tenuto conto delle revisioni sistematiche e delle linee guida delle meta-analisi (PRISMA) utilizzando il formato PICO (pazienti, intervento, confronto, esito) e i programmi statistici Comprehensive Meta-analysis e RevMan. Nello specifico nella metanalisi sono stati inclusi studi clinici randomizzati con placebo o controllo attivo riferiti a pazienti con depressione da lieve a moderata in terapia con dosi farmacologiche di zafferano per os.
I risultati
Le evidenze emerse dall’analisi sono a favore dello zafferano: la spezia avrebbe dimostrato efficacia superiore al placebo (g = 0,891; IC 95%: 0,369 – 1,412, p = 0,001) e non inferiore ai farmaci antidepressivi testati (g = – 0,246; 95 % CI: – 0,495 – 0,004, p = 0,053). L’analisi ha perso in considerazione anche studi clinici che impiegavano dosi di 30-200 mg di estratto di zafferano al giorno, non arrivando a rilevare riportati eventi avversi significativi. Tuttavia vi sarebbe evidenza di un certo grado di tossicità dello zafferano: il safranale sarebbe infatti risultato più tossico rispetto alla crocina che, a dosi terapeutiche non manifesta un’importante tossicità clinica, da qui la richiesta di esclusione di alte dosi di zafferano in caso di gravidanza anche in relazione a insufficienti dati di letteratura.
In conclusione
Lo zafferano potrebbe rappresentare, dunque, un’opzione nella gestione di sintomi e patologie neuropsichiatriche, specie in forme più lievi di disturbi neurologici. Sono tuttavia necessari ulteriori studi che ne confermino efficacia e ne escludano effetti avversi importanti.
Fonte:
- Tóth B, Hegyi P, Lantos T, Szakács Z, Kerémi B, Varga G, Tenk J, Pétervári E, Balaskó M, Rumbus Z, Rakonczay Z, Bálint ER, Kiss T, Csupor D. The Efficacy of Saffron in the Treatment of Mild to Moderate Depression: A Meta-analysis. Planta Med. 2019 Jan;85(1):24-31.