Il Sistema Sanitario Nazionale nel post pandemia risulta sempre più in affanno, con liste d’attesa lunghissime che scoraggiano i cittadini.

Anche per questo gli italiani assegnano un voto basso alla Sanità pubblica, che guadagna un voto appena sufficiente, pari a 6,3. Meglio la Sanità privata, che si stabilizza sul 7,1, anche se entrambi i risultati sono inferiori rispetto al passato, segno di un evidente peggioramento della percezione dei connazionali rispetto all’efficienza complessiva della Sanità nel nostro Paese.

È questo quanto emerge dal nuovo rapporto Deloitte “Outlook Salute Italia – Prospettive e sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale”.

«Dalla terza edizione dell’Outlook Salute emergono alcune traiettorie di evoluzione del nostro Sistema Sanitario Nazionale, che sempre più si vede affiancare da attori privati, nuovi player digitali e dal mondo delle assicurazioni nel venire incontro alle esigenze degli italiani» ha commentato Guido Borsani, Partner di Deloitte e Government & Public Services Industry Leader.

Il quale prosegue «Sicuramente la trasformazione in chiave digitale della Sanità è una di queste traiettorie, fortemente accelerata dalla pandemia. Circa un adulto italiano su due prenota online prestazioni sanitarie, la stessa percentuale riceve referti o altri documenti via e-mail o scaricandoli dal Fascicolo Sanitario Elettronico, da un’app o sito internet».

I principali trend in atto

Stando alle rilevazioni Deloitte, negli ultimi anni è diminuita la percentuale di coloro che fanno ricorso alle principali prestazioni sanitarie. Più in particolare, i decrementi più consistenti sono stati relativi al ricorso a medici di famiglia e pediatri di libera scelta, passati dal 64% del 2019 al 48% del 2022, alla diagnostica strumentale, diminuita dal 50% al 41%, alle cure odontoiatriche, dal 44% al 36% e agli esami di laboratorio, dal 66% al 59%.

Rinuncia alle cure e ricorso alla Sanità privata 

Il ricorso alle prestazioni sanitarie risulta sempre più correlato positivamente al reddito. Questo risulta particolarmente evidente con riguardo alle visite specialistiche cui accede il 67% di quanti hanno un reddito familiare mensile superiore a 2.500 euro a fronte di un 45% di quanti dispongono di un reddito familiare inferiore a tale ammontare.

Ne deriva che circa un italiano su tre, pari al 32%, ha dichiarato di avere dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno. Di questi, la quota più rilevante, pari al 61%, ha dichiarato che tale rinuncia è stata dettata da ragioni economiche, percentuale questa in crescita rispetto alle precedenti edizioni del rapporto.

Tra quanti hanno fruito di una prestazione sanitaria sono in deciso calo coloro che si sono rivolti a una struttura pubblica: -24% rispetto al 2021 per quel che riguarda gli esami di laboratorio e -22% per i piccoli interventi ambulatoriali.

Anche altri servizi come le visite specialistiche e la diagnostica strumentale hanno registrato cali significativi nel ricorso alle strutture pubbliche.

Disinformazione sul PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbe rappresentare uno strumento grazie al quale rafforzare la Sanità italiana.

Un italiano su tre risulta, tuttavia, ignaro delle iniziative previste dal piano in ambito sanitario e del loro possibile impatto. Tra gli altri, uno su due ritiene che questi investimenti impatteranno in modo significativo sull’efficienza della Sanità italiana. I più positivi al riguardo sono le donne, più istruite, e i cittadini delle regioni del Nord-Est e delle Isole.

Avanza la digitalizzazione

Complice la pandemia che ha agito da volano rispetto a tecnologie e digitale, ormai il canale digitale in ambito sanitario si è affermato per la maggior parte degli italiani: un intervistato su quattro ha acquistato beni sanitari tramite e-commerce e oltre un adulto su tre utilizza dispositivi e app per il monitoraggio della salute.

Inoltre, il 76% del campione ha dichiarato di conoscere il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), utilizzato dal 44% nel corso del 2022. Minore l’entusiasmo degli intervistati per ciò che concerne il rapporto con il proprio medico in chiave digitale, preferendo, di gran lunga, il rapporto diretto

Le farmacie sempre più protagoniste della Sanità territoriale

Grazie all’evoluzione della farmacia che oggi offre un numero crescente di servizi sul territorio, la stessa si è affermata sempre più come presidio sanitario di prossimità.

Nel 2022, tra quanti hanno dichiarato di aver fruito di una prestazione sanitaria, uno su due si è rivolto alla farmacia. Tra i più propensi i giovani che si rivolgono alla farmacia per avere supporto sanitario, in particolare per le consulenze e le analisi di base, mentre tra gli over 65 “solo” uno su tre dichiara di rivolgersi a una farmacia per questo tipo di prestazioni.

Per quanto riguarda le polizze sanitarie, infine, il rapporto ha evidenziato un ritorno a valori pre pandemici.

Rispetto ai possibili ambiti di sviluppo futuri, si è registrata una comune opinione, sia da parte dei titolari di polizze sanitarie sia da chi ne è sprovvisto, a favore di un ampliamento dell’offerta delle prestazioni da parte delle compagnie di assicurazioni per quelle non coperte dal SSN.