Partecipare a corsi di propria sponte sembrerebbe contribuire in misura maggiore a rallentare la possibile ricomparsa di sintomi di ansia e depressione, almeno fino a sei mesi dal completamento del programma terapeutico.

Sono i risultati emersi da una meta-analisi (Systematic review and individual participant data meta-analysis of randomized controlled trials assessing mindfulness-based programs for mental health promotion) condotta dall’Università di Cambridge e pubblicata su Nature Mental Health

La Mindfulness (MBP)

È una tecnica che porta ad acquisire “consapevolezza” e attenzione sul sé, ampiamente utilizzata anche nella prevenzione della malattia mentale e/o di disagi e disturbi legati all’umore, tra questi anche ansia e depressione.

Alcune evidenze da studi di letteratura suggerirebbero potenziali benefici dalla pratica in contesti non clinici, ma le conclusioni attuali non sono sempre concordanti.

Pertanto, un gruppo di ricercatori inglesi ha inteso verificare l’impatto della MBP in quanto tale e la possibile variabilità dell’outcome in funzione del disagio di base, del genere, dell’età, del grado di istruzione e della consapevolezza, ovvero della predisposizione individuale alla pratica dell’MBP.

I ricercatori hanno effettuato, quindi, una revisione sistematica e una meta-analisi dei dati presenti in letteratura che ha coinvolto 2.371 adulti in “controllo attivo”, partecipanti, cioè, a programmi di Mindfulness strutturati con sessioni della durata da una a due ore e mezza a settimana, per un periodo di otto settimane. I partecipanti sono guidati da un tutor che li confronta con soggetti in “controllo passivo”, cioè non sottoposti a questo specifico trattamento. 

I risultati

Le evidenze porterebbero a osservare che la MBP genera, in media, nell’adulto una riduzione da piccola a moderata del disagio psicologico con una differenza media standardizzata di -0.32, un intervallo di confidenza al 95%, da -0.41 a -0.24; P< 0,001 e nessuna eterogeneità, mantenuta nel gruppo di “controllo attivo”, per almeno 6 mesi.

Evento che non si verificherebbe, invece, in adulti del gruppo “controllo passivo” che non partecipano volontariamente a questi programmi o che non attuano nessun intervento.

Dallo studio, invece, non sono emerse chiare indicazioni/modificazioni circa il diverso impatto generato dalle diverse variabili precedentemente citate e monitorate in corso d’opera.

Nonostante i risultati primari siano positivi, senza confronti attivi o controlli in cieco, non è possibile affermare con sicurezza che gli outcome raggiunti siano dovuti all’addestramento alla MBP, tanto più che nel corso dell’analisi esplorativa non sono emerse prove robuste circa esiti di MBP superiori ad altri interventi di promozione della salute mentale.

Altro limite dello studio è il fatto che le analisi condotte non sono state estese a pratiche di MBP automatizzate o autoguidate, che ricorrono, cioè, ad applicazioni per smartphone, libri, CD, dove la mancata interazione con una figura umana, un moderatore/tutor, può modificare sostanzialmente efficacia e sicurezza.

Aspetto sul quale dovranno essere condotte ulteriori indagini, visto l’uso “popolare” di MBP con programmi basati soprattutto su app, forma di trattamento più vantaggiosa in termini di costi e accessibilità.

In conclusione

I risultati dello studio suggerirebbero che la MBP guidata dall’insegnante, in adulti più esposti al rischio di sviluppare depressione e ansia rispetto tali problemi, quali i care-giver, per esempio, e/o con sintomi subclinici per la salute mentale possa essere più efficace nel ridurre l’insorgenza di possibili ricomparse di malattia, rispetto a un trattamento con MBP più convenzionale.

Fonte

Galante J, Friedrich C, Collaboration of Mindfulness Trial (CoMinT) et al. Systematic review and individual participant data meta-analysis of randomized controlled trials assessing mindfulness-based programs for mental health promotion. Nature Mental Health, 2023, 1, 462–476.