Medicina al femminile

Medicina di genere

La medicina di genere è già in fase di integrazione sia nei sistemi sanitari sia nel mondo accademico. Una panoramica dei principali ambiti clinici e delle differenze nella manifestazione delle patologie tra uomo e donna

La medicina occidentale è calibrata con riferimento e su misura dell’uomo medio (maschio, e di circa 70 kili di peso). Le donne, purtroppo, sono spesso escluse dagli studi clinico-scientifici, sia per la ciclicità ormonale a cui sono soggette e che potrebbe interferire con l’esito dei lavori, sia soprattutto per la possibilità dell’incorrere in gravidanze durante i trials. Questi elementi di fisiologia (ciclo, gravidanza) sommati al fatto che la donna è più sensibile agli effetti della menopausa di quanto l’uomo non lo sia per l’andropausa, rendono il genere femminile un mondo più “fragile” o comunque più particolare rispetto a quello maschile.

In realtà qualcosa di recente si sta muovendo in favore delle donne, sia in ambito medico sia nel campo accademico, esistono anche associazioni scientifiche ad hoc che si occupano di medicina di genere, sia in Italia che nel resto del mondo. Nel nostro Paese, ad esempio, è in essere la Legge n. 3 dell’11 gennaio 2018 , che all’articolo 3 dal titolo “Applicazione e diffusione della Medicina di genere all’interno del Sistema Sanitario Nazionale” prevede un piano nazionale improntato a garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie orientato alle differenze di genere. Le strutture sanitarie e socioassistenziali sono classificate con i Bollini Rosa (da 1 a 3), a seconda dell’attenzione che pongono nei confronti della cura della donna. Anche il mondo delle Università sta integrando nei vari piani di studio corsi e attività formative attenti alla medicina di genere.

Disturbi cardiovascolari

In ambito cardiovascolare la donna è più a rischio, non tanto perché l’infarto sia mortale per il genere femminile, essendolo in realtà più per gli uomini a livello di causa effetto, quanto perché la sintomatologia cardiaca nella popolazione femminile è meno manifesta. Essendo meno evidente è dunque più difficile riconoscere un evento cardiologico anticipatorio per cui l’approccio diagnostico-terapeutico può essere variamente tempestivo.

Pneumologia

Nel corso degli ultimi cinquant’anni la percentuale di donne fumatrici è praticamente quadruplicata. Questa abitudine ha impattato negativamente anche sulla salute polmonare femminile. Il fumo ha un ruolo nella comparsa di numerose patologie, come i tumori polmonari e anche la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva). Altra patologia soggetta a variazioni ormonali è l’asma: gli estrogeni sono coinvolti nella cascata di citochine che scatena la reazione asmatica; inoltre in fase pre-mestruale i sintomi spesso possono esacerbarsi. In menopausa poi si ha una riduzione dei volumi polmonari, e se il peso corporeo non è quello ottimale possono aumentare i sintomi respiratori.

Gastroenterologia

Le donne sono colpite anche in tal caso in maniera quasi doppia rispetto agli uomini, soprattutto nel caso delle malattie croniche: sindrome dell’intestino irritabile, stipsi, dolore addominale cronico, dispepsia. Nell’ambito delle malattie autoimmuni poi la maggiore reattività immunitaria femminile rende la donna più soggetta all’epatite autoimmune (percentuali quadruple rispetto all’uomo). Sono invece meno frequenti le patologie da alcol (come la cirrosi).
Il reflusso gastroesofageo sta interessando un numero sempre maggiore di donne.  Ciò avviene probabilmente perché il progesterone rilassa la muscolatura liscia, in particolare quella della valvola gastroesofagea, con risalita di cibo e acidi in esofago, responsabili della sintomatologia. L’ulcera peptica, che tipicamente nella donna è gastrica, ha un decorso migliore rispetto a quello verificabile negli uomini: le giovani donne possono guarire dalla patologia, anche perché gli estrogeni potenziano le difese della mucosa, che può risolversi con i dovuti trattamenti.

Farmacologia

La donna risponde in modo diverso ai farmaci, non soltanto perché pesa meno di un uomo, ma anche perché ha in proporzione più massa grassa (>25%) e ha anche diversi metabolismi relativamente ad assorbimento, distribuzione, ed escrezione dei farmaci. Ha infatti tempi di svuotamento gastrico ridotto ma tempo di transito intestinale più lungo. Il metabolismo dei farmaci è inoltre influenzato dagli ormoni (il paracetamolo, ad esempio, è inattivato al 50% nelle donne che assumono contraccettivi orali).

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