Quanto contribuiscono frutta e verdura ad alimentare la varietà microbica intestinale complessiva? Il quesito che non ha ancora una risposta chiara, è stato oggetto di uno studio multicentrico, nell’ambito del progetto HEDIMED, finanziato dall’UE, pubblicato su Gut Microbes che sembra dimostrare la capacità dei cibi vegetali di modulare la composizione microbica intestinale e di essere essi stessi veicolo di microrganismi che arricchiscono la popolazione residente nell’intestino.

Lo studio

I ricercatori, tramite strumenti informatici, hanno ricostruito 156 metagenomi di frutta e verdura per studiare la prevalenza batterica presente in questi cibi, poi confrontati con 2.426 metagenomi intestinali, disponibili in una banca dati pubblica.

È stato così possibile osservare che i microbiomi di frutta e verdura fresca e dell’intestino condividono alcune specie batteriche di cui le principali sono Enterobacterales, Burkholderiales e Lactobacillales che ospitano i probiotici sia vegetali che umani.

Ciò significa che il consumo di frutta e verdura e l’esposizione ai batteri in essa contenuti, può influenzare positivamente la diversità del microbiota intestinale, a vantaggio della salute del microbiota e del microbioma.

I ricercatori riconducono questa azione prevalentemente alla presenza di alcuni geni che promuovono la produzione di vitamine, soprattutto B e K, e di acidi grassi a catena corta.

È stato, infatti, osservato che nell’intestino umano erano sempre presenti, seppure in misura piuttosto contenuta pari a circa il 2,2%, e in maniera variabile condizionata da alcuni fattori: età dell’ospite, frequenza del consumo di verdure e del tipo di vegetale consumato.

In conclusione

Lo studio avrebbe dato prova che i microbi derivati da frutta e verdura potrebbero essere presenti nell’intestino umano e contribuire alla diversità del microbioma intestinali.

Se questa relazione è vera si sollevano altre questioni importanti, quali l’attenzione a stili di vita e scelte alimentari, ma anche di politica ambientale, legate al esempio a tutti le procedure di coltivazione e ai trattamenti post-raccolta che possono influenzare direttamente o indirettamente la “bontà” del comparto/filiera ortofrutticola e dunque delle composizione del microbiota intestinale.

Lo studio ad esempio suggerisce alcune possibili strategie da avviare, benefiche per la salute delle piante e dell’uomo, tra queste il ricorso all’utilizzo di soluzioni probiotiche nei suoli di coltivazione, ed è noto l’impatto positivo che i probiotici hanno sulla salute intestinale e che potrebbe essere traslata anche con il consumo di frutta e verdura appunto.

Da qui l’importanza di mantenere la diversità del microbiota associato alle piante quale fonte naturale per lo sviluppo del microbiota intestinale umano, più sano.

Fonte

Wicaksono WA, Cernava T, Wassermann B et al.  The edible plant microbiome: evidence for the occurrence of fruit and vegetable bacteria in the human gut. Gut Microbes, 2023, Vol. 15, Issue 2. Doi: https://doi.org/10.1080/19490976.2023.2258565