Definiti grassi essenziali, gli Omega-3 devono essere assunti con la dieta. Come spiegato bene nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità, a essere essenziale è “il loro precursore, l’acido alfa-linolenico (ALA) dal quale l’organismo ricava l’acido eicosapentaneoico, noto come EPA, e l’acido docosaesaenoico, noto come DHA. Tuttavia, la capacità dell’organismo di utilizzare il precursore per produrre gli altri omega-3 è piuttosto scarsa ed è quindi preferibile assumerne una buona quantità con la dieta”.

In commercio esistono vari tipi di integratori di grassi Omega-3, con claim molto vari, ma l’EFSA ha confermato solo che: l’acido alfa-linolenico (ALA) contribuisce al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue; l’acido eicosapentaneoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) contribuiscono al normale funzionamento del cuore; l’acido docosaesaenoico contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale e, se assunto dalla madre, al normale sviluppo dell’occhio e del cervello del feto e dei bambini allattati al seno. Intanto la ricerca continua e indaga altre possibili funzioni di questi grassi.

Recentemente la rivista Prostaglandins, Leukotrienes and Essential Fatty Acid ha riportato ben due studi sugli Omega-3. Nel primo [1] gli autori hanno cercato un’associazione tra l’indice O3I e l. In particolare, l’indice O3I indica la quantità di EPA e DHA rispetto agli altri grassi contenuti nella membrana dei globuli rossi. Lo studio evidenzia quindi che maggiore è l’O3I e più bassa è l’ampiezza di distribuzione eritrocitaria, che rappresenta la variabilità di volume dei globuli rossi. Sembra quindi che in soggetti sani l’assunzione di EPA e DHA permetta di stabilizzare il volume dei globuli rossi, sostenendone l’integrità strutturale e funzionale. Ampio il database sul quale si sono basati i ricercatori, composto da 25.485 persone sane, tutte senza segnali di infiammazione o anemia in corso. Questo risultato suggerisce che gli Omega-3 abbiano un potere protettivo nei confronti di patologie caratterizzate da alta ampiezza di distribuzione eritrocitaria, come l’anemia, alcune forme di cancro, la sepsi, alcune patologie cardiovascolari e anche il Covid-19. Per avere questo potere protettivo nei confronti del globuli rossi l’O3I deve essere superiore al 5,6%.

Il secondo studio [2], invece, mette in evidenza la relazione tra Omega-3 e sistema immunitario. In questo caso gli autori si sono concentrati sulla relazione tra O3I e il rapporto Nlr, ovvero tra neutrofili e linfociti: questo rapporto dà indicazione dell’equilibrio tra sistema immunitario innato e adattativo. È noto che in soggetti sani l’indice Nlr è compreso tra 1 e 3. Questo valore sale in persone con patologia cronica: se arriva a essere compreso tra 6 e 9 indica un rischio lieve di morte, mentre se supera la soglia del valore 9 indica una condizione patologica critica. Gli autori hanno scoperto che a valori di O3I elevati si associano valori Nlr più bassi. In questo caso, la soglia minima dell’indice O3I per supportare un sistema immunitario efficiente e bilanciato è 6,6%.

Mettendo insieme i due studi, si può dire che in soggetti sani avere una percentuale di EPA e DHA superiore al 6,6% nella membrana degli eritrociti può supportare tanto la struttura e funzionalità dei globuli rossi, quanto un sistema immunitario equilibrato ed efficiente. Ovviamente, questi primi risultati devono essere confermati da ulteriori studi.

Fonti:

  1. McBurney MI, Tintle NL, Harris WS. “Omega-3 index is directly associated with a healthy red blood cell distribution width”. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2022 Jan;176:102376. doi: 10.1016/j.plefa.2021.102376. Epub 2021 Nov 22. PMID: 34839221.
  2. McBurney MI, Tintle NL, Harris WS. “The omega-3 index is inversely associated with the neutrophil-lymphocyte ratio in adults'”. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2022 Feb;177:102397. doi: 10.1016/j.plefa.2022.102397. Epub 2022 Jan 7. PMID: 35033882.