L’ERC (European Research Council), ha deciso di premiare doppiamente il Politecnico di Torino con i prestigiosi riconoscimenti per progetti su materiali innovativi in ambito biomedicale. Entrambi i riconoscimenti, della durata di 60 mesi, sono vestiti di rosa: a trionfare sono Chiara Vitale Brovarone, che si aggiudica un ERC Consolidator Grant da 1.997.500 euro per il progetto BOOST (Biomimetic trick to re-balance Osteoblast-Osteoclast loop in osteoporoSis treatment: a Topological and materials driven approach) e Valentina Cauda, vincitrice di un ERC Starting Grant da un milione e mezzo di euro per il progetto TrojaNanoHorse. A queste due giovani ricercatrici va anche il primato di esser le prime due donne ad ottenere il riconoscimento al Politecnico.
Il Progetto BOOST di Chiara Vitale Brovarone
Le fratture ossee da osteoporosi sono causate da fragilità ossea conseguente a uno sbilanciamento nel processo di rimodellamento osseo. Il progetto si propone di sviluppare un nanomateriale composito innovativo, in grado di “ingannare” le cellule ossee in caso di fratture provocate da osteoporosi e spingerle a riattivare il comportamento che hanno le cellule sane, ricreando così condizioni fisiologiche. L’intento è di ristabilire la fisiologica cooperazione tra osteoblasti e osteoclasti attraverso stimoli ingegnerizzati (chimica, nanotopologia e rilascio intelligente di ioni e fattori di crescita). Le cellule ossee invecchiate verranno ingannate e si potrà ricreare, grazie a nanomateriali e biomolecole, il microambiente tipico di un osso sano; l’obiettivo è ribilanciare il coupling tra osteoblasti e osteoclasti ripristinando il coordinamento tra riassorbimento e deposizione di matrice ossea. Nel gruppo di lavoro ci saranno non solo biologi dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e dell’Università Politecnica delle Marche, ma anche ingegneri dell’Università di Pisa.
Il Progetto TrojaNanoHorse di Valentina Cauda
Questo progetto mira allo sviluppo di nanoparticelle non immunogeniche, sicure per l’organismo e biodegradabili, di ossido di zinco, inglobate in un rivestimento realizzato con lipidi prelevati dalle stesse cellule tumorali del paziente (non verranno dunque riconosciute come estranee dal sistema immunitario) e che verranno iniettate nel sangue e mireranno alla cellula tumorale obiettivo che verrà riconosciuta grazie ai recettori. A questo punto la nanoparticella svilupperà all’interno della cellula tumorale delle specie altamente tossiche in grado di distruggerla. A fine processo, l’ossido di zinco si degraderà e non ci potranno essere effetti tossici per gli organi sani e le cellule.
L’innovazione di questi due progetti sta nel fatto che propongono sì cure per malattie con una grave incidenza ma, queste cure non avvengono con l’ausilio di farmaci ma attraverso materiali a scala nanometrica che condizionano così il comportamento delle cellule senza produrre effetti collaterali.
Chiara Vitale Brovarone è professore associato in Scienza e Tecnologia dei Materiali al Politecnico di Torino, presso il dipartimento DISAT (Scienza Applicata e Tecnologia) e si occupa principalmente di biomateriali. Si è formata al Politecnico di Torino (Laurea in Ingegneria dei Materiali nel 1997 e Dottorato in Ingegneria dei Materiali nel 2001), con soggiorni presso gruppi di ricerca all’estero all’Ecole de Chimie di Montpellier in Francia e al Lawrence Berkeley National Laboratory in California, USA. E’ coautrice di 110 lavori pubblicati su riviste internazionali (oltre 1700 citazioni, h-index 25). E’ stata coordinatrice di due progetti Europei (BIORESS e MATCh) e Team Leader del Progetto Europeo RESTORATION. Attualmente è la coordinatrice del progetto H2020-MOZART (GA 685872, valore per il Politecnico 925 000€, valore complessivo 4,65 milioni di euro) e Principal Investigator di BOOST, finanziato nella call ERC-CoG-2015 (1 977 500€).
Valentina Cauda si è laureata in Ingegneria Chimica nel 2004 presso il Politecnico di Torino, dove ha poi conseguito nel 2007 il Dottorato di Ricerca in Scienza e Tecnologia dei Materiali. Dopo un breve periodo all’Università di Madrid, ha trascorso tre anni come ricercatrice presso l’Università di Monaco di Baviera a lavorare sulle nanoparticelle per il rilascio controllato di farmaci. Dal 2010 al 2015 è stata ricercatrice Post-Doc presso la sede di Torino dell’Istituto Italiano di Tecnologia e attualmente è docente presso il Politecnico di Torino. Per la sua attività di ricerca ha ricevuto nel 2010 il premio per giovani ricercatori dei Dipartimenti di Chimica e Biochimica dell’Università di Monaco di Baviera, e nel 2013 ha vinto il primo premio della 2° Edizione di Giovedì Scienza e il Premio Zonta per la Chimica nel 2015. E’, inoltre, autrice di 66 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali ad alto impatto.
Sara Pavan