L’incidenza di scompenso cardiaco con funzione sistolica conservata nelle donne italiane risulta doppia rispetto a quella riscontrata nella popolazione maschile, tuttavia sovente le stesse sottovalutano i sintomi, con un ritardo nella diagnosi e nell’accesso alle cure. Appare quindi necessario accrescere la conoscenza di sintomi e fattori di rischio

Lo scompenso cardiaco è una patologia che interessa circa 600 mila italiani; si stima che la sua prevalenza raddoppi all’avanzare di ogni decade di età. Nonostante lo scompenso colpisca in quasi la metà dei casi pazienti di sesso femminile e sia responsabile del 35% dei decessi per malattie cardiovascolari nelle donne di tutte le classi d’età (per un totale di oltre 120 mila decessi l’anno) questa patologia continua spesso ad essere sottovalutata e scarsamente riconosciuta.

È stato questo il tema al centro del Media Talk “Donne e Salute. L’importanza di seguire il cuore. Rischio cardiovascolare e malattie metaboliche nelle donne: il punto su sintomi e presa in carico” promosso da Boehringer Ingelheim ed Eli Lilly tenutosi a Milano il 28 settembre scorso.

Nel corso dell’evento, la professoressa Nadia Aspromonte, responsabile UOS ‘Scompenso Cardiaco’ del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, ha presentato e commentato un’analisi della letteratura scientifica internazionale che indagava il rischio di scompenso cardiaco nelle donne, comparando la tempestività nella diagnosi e nella presa in carico, rispetto agli uomini.

Lo scompenso cardiaco e la sua incidenza nelle donne

Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica caratterizzata dalla difficoltà del cuore a svolgere la sua normale funzione meccanica e a fornire una circolazione adeguata a soddisfare le richieste di sangue ossigenato da parte dell’organismo.

Nonostante la patologia colpisca prevalentemente gli uomini, l’incidenza di scompenso cardiaco con funzione sistolica conservata nelle donne italiane risulta doppia rispetto alla popolazione maschile e la prevalenza della malattia è maggiore nelle donne ultra 79enni rispetto agli uomini della stessa età. A fronte di una maggiore attenzione degli uomini, le donne tendono a sottovalutare sintomi.

Questo porta assai sovente a una diagnosi tardiva e quindi a una prognosi peggiore. Difatti, i fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono simili negli uomini e nelle donne ma, soprattutto nelle pazienti che hanno già avuto la menopausa, gli stessi includono ipertensione, cardiopatia valvolare, diabete e malattia coronarica.

Differenze di genere e diseguaglianze assistenziali

L’analisi condotta ha evidenziato dunque che non solo esistono differenze di genere nella diagnosi dello scompenso cardiaco, ma che ci si scontra anche con marcate diseguaglianze di carattere assistenziale. Sia in Europa sia negli Stati Uniti, è emerso che le donne hanno una minore possibilità di accesso a visite specialistiche, venendo per lo più diagnosticate e curate dai medici di medicina generale.

Un altro tasto dolente riguarda la sotto-rappresentatività delle donne nella ricerca clinica; negli studi condotti nell’ultimo quarantennio sullo scompenso cardiaco, la percentuale di donne reclutate è rimasta inalterata tra il 20 e il 30%.

Puntare alla conoscenza e al potenziamento della medicina di genere

Appare dunque necessario migliorare tra le donne la conoscenza dei fattori di rischio, dei sintomi legati alle malattie cardiovascolari, in particolar modo allo scompenso cardiaco, sottolineando al tempo stesso l’importanza dell’informazione e del dialogo tempestivo con il medico per una corretta e immediata presa in carico.