Non un semplice “capro espiatorio”. Lo stress potrebbe essere implicato anche nell’innalzamento della glicemia in mamme in dolce attesa o alla ricerca di un bebè. Un parametro, o un rischio da non sottovalutare considerando l’esposizione della donna a poter sviluppare diabete gravidico.

Secondo uno studio del Massachusetts General Hospital e del Brigham and Women’s Hospital, pubblicato sul Journal of the Endocrine Society, l’evidenza di questa relazione darebbe indicazione a stimare il livello di stress riferiti dalle future mamme anche con uno screening glicemico ripetuto nell’arco della gravidanza e eseguito anche nel mesi pre-concepimento.

Gli eventi stressanti modificano la risposta ormonale 

È un dato di fatto che tensioni psicoemotive favoriscano e aumentino il rilascio nel sangue degli “ormoni dello stress”, fra questi cortisolo e catecolamine. I quali fra le dirette conseguenze, oltre all’aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria più facilmente percepiti dall’organismo, determinano anche l’innalzamento della glicemia.

Un evento da “monitorare” in specifici cicli vitali, tra questi la gravidanza o il concepimento. Pare infatti, secondo il recente studio americano, prospettico EARTH (Environment and Reproductive Health), condotto su ampi numeri che in entrambi i contesti lo stress possa contribuire ad innalzare sensibilmente i livelli glicemici nel sangue.

Intento dello studio era, infatti, valutare eventuali determinanti ambientali e dietetici con un potenziale impatto sulla fertilità: lo stress sembra avere un ruolo chiave anche nel periodo preconcezionale, una finestra sensibile di esposizione,ad oggi ancora poco chiara e/o studiata.

Lo studio

È stato condotto fra gli anni 2004-2019 su una popolazione di donne in attesa con l’obiettivo dii valutare l’impatto dello stress subito e percepito nel precocepimento sull’intera gravidanza e sulla fertilità in genere.

Così 1.324 donne di età compresa tra 18 e 45 anni che frequentavano il Massachusetts General Hospital Fertility Center, sono state arruolate nello studio, di queste 991 prima del concepimento. Tutte le partecipanti sono state invitate a rispondere a un sondaggio sullo stress psicologico, che faceva riferimento alla versione della scala convalidata dello stress percepito 4 (PSS-4), completato con la valutazione dell’indice glicemico misurato con un test da carico di glucosio di 50 grammi verso la fine della gravidanza, utilizzato come parte dello screening per il diabete gestazionale.

Già in corso di arruolamento 398 donne riferivano di avere percepito stress preconcezionale, pertanto interesse degli autori oltre a verificare il binomio stress-alterazione della glicemia, era anche valutarne la variabilità in relazione alla modalità di concepimento: inseminazione naturale, intrauterina [IUI] e fecondazione in vitro [IVF].

I risultati

È emerso che lo stress psicologico associa a anomalie in termine di livelli medi di glucosio. Sono stati riportati nel primo, secondo e terzo terzile livelli medi di glicemia rispettivamente pari a 115 (110, 119), 119 (115, 123) e 124 (119, 128), e mg/dL (P per trend = 0,007).

Inoltre, le donne con stress psicologico nel secondo e terzo terzile hanno mostrato probabilità maggiore del 4% e del 13% di avere livelli di glucosio anomali rispetto alle donne con stress psicologico nel primo terzile di (tendenza P = 0,01). Mentre in relazione alle modalità di concepimento, ossia di PMI (Procreazione Medicalmente Assistita), si sono potuti osservare livelli di stress e di glicemia più elevati in donne incluse in un percorso IUI rispetto a coloro che si erano sottoposte a IVF.

In conclusione

Le evidenze emerse dallo studio americano suggerirebbero l’importanza di monitorare la relazione stress e livelli di glucosio, non solo in gravidanza, ma anche nel periodo che precede il concepimento avviando terapie mirate precoci.

Fonte

Mínguez-Alarcón L, Chagnon O, Tanaka A et al. Preconception stress and pregnancy serum glucose levels among women attending a fertility center. Journal of the Endocrine Society, 2024, Volume 8, Issue 1. Doi: http://doi.org/10.1210/jendso/bvad152