Studiare medicina… al liceo

1754
Liceo biomedico

Sono le ore 13 e il trillo della campanella, che risuona nella scuola, annuncia la fine delle lezioni. Un gruppo di studenti, però, resta in classe, mentre in cattedra sale un medico, che insegna le basi di anatomia o i principi del pronto soccorso o ancora la prevenzione delle più comuni malattie.

È questo, più o meno, ciò che accade in uno degli oltre 60 licei, dal Nord al Sud della penisola, che hanno aderito al progetto chiamato “Biologia con curvatura biomedica”, nato due anni fa grazie a un’intesa tra ministero dell’Istruzione e Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo).

Gli obiettivi dell’iniziativa sono quelli di consentire agli alunni di potenziare le competenze biologiche e scientifiche; di orientarsi meglio, mettendo a fuoco attitudini e interessi, in vista di un percorso universitario; di cominciare a studiare in anticipo per la prova di ingresso alla facoltà di medicina, uno spauracchio per molti.

Un’idea nata nel 2011

Giuseppina Princi, preside del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria

Tutto è cominciato a Reggio Calabria nel 2011, quando Giuseppina Princi, preside del liceo scientifico “Leonardo da Vinci”, sollecitata da alcuni genitori, si è posta una domanda: «Perché non attivare un percorso ad hoc per la preparazione al test di medicina?». Detto, fatto. Nel giro di un paio di mesi l’idea si è concretizzata in un progetto, condiviso con l’Ordine dei medici provinciale.

«Spesso accade che l’iscrizione alla facoltà di medicina sia il risultato delle aspettative della famiglia oppure dipenda dalla professione dei genitori, se uno dei due è medico», osserva la dirigente scolastica. «Grazie al nostro progetto, i ragazzi possono invece capire se sono portati o meno per tale indirizzo di studi. Inoltre, le famiglie non sono più costrette a sborsare ingenti cifre per le scuole che preparano al test, le quali spesso, proprio a causa dei costi elevati, non sono accessibili a tutti».

Le fa eco Domenico Tromba, referente scientifico del percorso per l’Ordine dei medici del capoluogo: «Io sono nato con il progetto e il progetto è nato con me», racconta. «Nel tempo ci sono stati vari miglioramenti, in particolare abbiamo tarato meglio i test per monitorare l’apprendimento. I ragazzi sono bravissimi e così abbiamo alzato l’asticella».

I risultati, frutto di anni di impegno condiviso, di tenacia, determinazione e competenze, si vedono. «La maggioranza degli studenti del nostro liceo che ha frequentato il percorso è entrata nelle facoltà sanitarie a numero chiuso senza aver fatto ricorso a un’ulteriore preparazione», evidenzia con fierezza la preside.

La firma dell’accordo quadro

Nel capoluogo calabro la sinergia tra la scuola e l’Ordine provinciale dei medici è solida, l’iniziativa va a gonfie vele e arriva lontano. Talmente lontano che nel 2017 approda a Roma, dove viene valutata positivamente dalle istituzioni nazionali. Così, il 21 marzo dello stesso anno il ministero dell’Istruzione e la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) firmano un accordo quadro, che consente, in sostanza, al progetto di uscire dalle aule del liceo calabrese per essere sperimentato in tutta Italia.

Con il documento è stato anche nominato il liceo da Vinci come scuola capofila, coordinatrice degli istituti aderenti, rilanciando così anche l’immagine di un Sud spesso dimenticato che, in questo caso, come evidenzia Princi, «fa scuola al resto del Paese». Il tutto con il monitoraggio di una cabina di regia nazionale, con compiti di indirizzo e di controllo rispetto all’attuazione dell’accordo stesso.

Passaggio successivo quello di individuare le strutture scolastiche in cui attuare il percorso sperimentale. Numerose le candidature piovute sul tavolo ministeriale, tra le quali vengono selezionati, tramite il decreto 808 del 21 luglio 2017, per la prima annualità, ovvero l’anno scolastico 2017-2018, 26 licei scientifici. Per l’anno seguente, il 2018-2019, si prosegue con la seconda annualità, con la novità che possono candidarsi anche i licei classici. Ebbene, con il decreto 1211 del 30 agosto 2018, vengono questa volta selezionati 36 istituti.

Ad oggi il progetto vanta a livello nazionale numeri di tutto rispetto: 63 licei coinvolti, oltre 4mila studenti, circa 200 docenti e 600 medici. Certo, non tutti gli alunni che cominciano arrivano poi al termine del percorso (l’abbandono si aggira intorno al 30-50% il primo anno), ma questo si considera “fisiologico” visto che si tratta per l’appunto di un’iniziativa di orientamento.

Lezioni teoriche e pratiche con test finale

Il percorso, che coinvolge le classi terze, quarte, quinte, prevede l’introduzione nel piano di studi della disciplina Biologia con curvatura biomedica.
Per i ragazzi, si tratta di frequentare ogni anno del triennio 50 ore di lezione aggiuntive, di cui 20 tenute dai docenti di biologia dei licei; 20 dai medici individuati dagli Ordini, che si prestano gratuitamente, ricevendo solo i crediti formativi ecm in base alle ore effettuate; 10 sul campo, in corsie di ospedali, ambulatori, laboratori di analisi, valide per l’alternanza scuola-lavoro.

In particolare, sono previsti quattro nuclei tematici di 10 ore ciascuno: apparato tegumentario (cute e annessi, micosi cutanee, patologie infettive e infiammatorie della cute, ustioni, malattie cutanee immunomediate); apparato muscolo-scheletrico (ossa e articolazioni; patologie della colonna vertebrale, della spalla, dell’anca, del ginocchio, del piede; sistema muscolo-tendineo; traumi nello sport); tessuto sanguigno e sistema linfatico (funzioni e composizione del sangue, emostasi, gruppi sanguigni e fattore Rh, sistema linfatico, anemie, patologie oncologiche del sangue, problemi di coagulazione, trasfusioni); apparato cardiovascolare (cuore e vasi sanguigni, patologie cardiache, ipertensione, patologie dei vasi arteriosi e venosi).

In sostanza, gli studenti che aderiscono avranno ogni settimana un impegno aggiuntivo di un’ora, di solito dalle 13 alle 14. Al termine di ciascun nucleo è, inoltre, previsto un test di valutazione, con 45 quesiti a risposta multipla.

La voce di medici e studenti

Nel territorio di Milano la sperimentazione è stata avviata lo scorso ottobre in due istituti, il liceo scientifico “Luigi Cremona” e il liceo delle scienze applicate all’interno dell’Istituto di istruzione superiore “Falcone-Righi” di Corsico. «Cerchiamo di avvicinare i ragazzi alla professione e di farla loro amare», sottolinea Maria Teresa Zocchi, referente del progetto per l’Ordine dei medici provinciale.

Per riuscire nell’intento, i camici bianchi milanesi portano gli studenti nelle strutture in cui lavorano, mostrando gli ambienti, i macchinari, le attrezzature e facendo loro conoscere da vicino tutte le figure professionali dell’ospedale, dagli infermieri ai tecnici di laboratorio. «Un’occasione per fare orientamento in modo esperienziale, non solo informativo», ribadisce la preside del liceo Cremona Bruna Baggio.

Durante la prima lezione in ospedale gli studenti di quest’ultimo istituto hanno approfondito il tema del soccorso in caso di ustioni. Tra loro Alessandra, che ricorda: «È stata senza dubbio un’esperienza positiva. I medici hanno cercato di trasmetterci la loro passione, si vede che ci tengono a coinvolgere le nuove generazioni nella medicina».
Anche Daniele, studente del Falcone-Righi, esprime un parere più che positivo: «Questa per me è un’occasione da non perdere, sto imparando tante cose nuove e ne sto approfondendo altre già trattate in classe. Certo, le lezioni si aggiungono alle ore di scuola e richiedono studio in più, ma con impegno e buona volontà si può fare tutto».

Roberto Monaco, presidente dell’Ordine dei medici di Siena, componente della cabina di regia e segretario della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo)

Un plauso all’iniziativa arriva anche da altre province sparse per la penisola. Ad esempio, da Varese giunge la voce del presidente dell’Ordine dei medici provinciale, nonché componente della cabina di regia ministeriale, Roberto Stella, che dichiara: «Il rapporto di comunicazione tra medici e studenti è splendido, non ci aspettavamo una risposta così positiva da parte dei ragazzi e delle loro famiglie». «Con questo progetto educhiamo cittadini più consapevoli, non solo i medici di domani», aggiunge Roberto Monaco, presidente dell’Ordine dei medici di Siena, oltre che componente della cabina di regia e segretario della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo).

I traguardi futuri

Tra gli ultimi avvenimenti in ordine di tempo, si annovera l’audizione della preside Princi alla settima commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera, avvenuta lo scorso febbraio. Considerato che il progetto si trova ormai in avanzato stato di sperimentazione a livello nazionale, la dirigente ha proposto di istituzionalizzarlo attraverso un disegno di legge che attivi ufficialmente l’indirizzo biomedico nell’ultimo triennio dei licei.

Di questo si è parlato anche durante la prima riunione nazionale di monitoraggio del progetto, che si è tenuta a maggio a Reggio Calabria. «Poiché la sperimentazione terminerà il prossimo anno» ha ricordato Monaco, «è il momento di pensare al futuro strutturando il percorso in modo solido».

Secondo Princi, il modello potrebbe addirittura essere alla base della proposta di revisione dell’accesso alla facoltà di Medicina.
In particolare, un’ipotesi è che, alla fine di ogni anno scolastico, gli studenti iscritti all’indirizzo Biologia con curvatura biomedica vengano sottoposti a una prova di verifica online uguale in tutta Italia, con accesso tramite password e correzione centralizzata.
Al termine del quinto anno si definirebbe così una graduatoria nazionale stilata in base al punteggio delle tre prove e al voto ottenuto nell’esame di Stato.
Sulla base di quest’ultima, gli studenti con un adeguato piazzamento potranno accedere di diritto alle facoltà a indirizzo sanitario, fino a un massimo del 70% dei posti messi a concorso.
Il rimanente 30% verrà messo a bando tra gli studenti che non si sono collocati in posizione utile in graduatoria o che non hanno frequentato il liceo biomedico.

Paola Arosio