Siamo una società che invecchia e con essa aumentano incidenza e prevalenze di patologie correlate, anche neurodegerative e dal forte impatto socio-assistenziale. Tra queste le malattie cerebrali: dal deficit di memoria, a declini cogniti, a demenze.

Da qui l’esigenza di fare (anche) prevenzione e identificare possibili azioni terapeutiche, di medicina complementare, a supporto di cure più tradizionali. Potrebbe nello specifico un mix di erbe apportare benefici sul rafforzamento della memoria in soggetti sani? Se lo è chiesto uno studio inglese, pubblicato su Phytomedicine, le cui premesse potrebbero essere indicative per ulteriori studi di popolazione e su più ampi numeri.

L’essenza

Una combinazione di estratto etanolico di salvia (Salvia officinalis L), rosmarino (Rosmarinus officinalis L) e melissa (Melissa officinalis L), in seguito SRM), erbe medicinali incluse fra i rimedi delle medicine tradizionali europee, è stato oggetto di uno studio inglese, colto a misurane l’impatto potenzialmente terapeutico sull’aspetto mnemonico, in particolare della memoria verbale, migliorando memoria e funzione cerebrale in soggetti normali sani.

Lo studio

È attualmente su piccoli numeri; si tratta di uno studio pilota in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, condotto su 44 soggetti sani normali, di età media 61 +/- 9,26 anni, di cui 6 uomini e 38 donne, invitati ad assumere l’estratto fitoterapico etanolico SRM per 2 mesi o un placebo, composto da un estratto di etanolo di Myrrhis odorata (L.) Scop.

Per valutare l’efficacia del trattamento con lo scopo del miglioramento mnemonico, i partecipanti sono stati sottoposti a un test di richiamo immediato e ritardato a seguito dell’assunzione di SRM o del placebo, anche in relazione all’età. infatti, l’analisi è stata condotta su specifici sottogruppi: partecipanti più giovani e più anziani (età media /= 63 anni n = 19: SRM n = 13, Placebo n = 6).

Al momento lo studio non avrebbe identificato robuste differenze tra gruppo di trattamento e il gruppo placebo, ma nell’analisi per sottogruppi si sarebbero osservati sensibili miglioramenti in termini di richiamo ritardato delle parole in soggetti di età inferiore a 63 anni (p <0,0123) misurati con la dimensione dell’effetto di Cohen d = 0,92. Ulteriore dato positivo: non si sarebbero evidenziati effetti avversi indotti dal trattamento.

In conclusione

Potrebbe la preparazione orale di SRM alla dose raccomandate e entro specifici periodi di somministrazione contribuire a migliorare la memoria episodica verbale in soggetti sani? La risposta non è certa, tuttavia al momento si potrebbe dedurre la maggiore efficacia di SRM rispetto al placebo in soggetti, sani, di età inferiore ai 63 anni.

Iricercatori ritengono che queste prime evidenze siano meritevoli di ulteriori indagini per valutare l’impatto a breve e lungo termine di SRM, integrato a terapie più tradizionali, anche in popolazioni speciali, ad esempio pazienti con malattia di Alzheimer e nella popolazione che invecchia in generale, ovvero una valutazione cognitiva più ampia. Se si confermassero i dati di efficacia, l’uso di SRM potrebbe rappresentare dunque una opzione a supporto a passo costo nella gestione della memoria episodica verbale.

Fonte:

  • Perry NSL, Menzies R, Hodgson F et al. A randomised double-blind placebo-controlled pilot trial of a combined extract of sage, rosemary and melissa, traditional herbal medicines, on the enhancement of memory in normal healthy subjects, including influence of age. Phytomedicine, 2018, 39:42-48