Ansia e depressione: respirazione diaframmatica e ascolto di sé

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Success winner womanNella mia esperienza clinica ma anche in ambito formativo sono venuta a contatto con numerose situazioni in cui il corpo nella sua funzione respiratoria diventava il perno attorno al quale scaricare stati d’animo nelle sue variegate e complesse sfaccettature. “Il diaframma è il muscolo più importante del nostro corpo quanto a superficie; e tuttavia lo chiamerei il “grande dimenticato”. Dovrebbe essere il nostro grande essenziale strumento respiratorio. Separando il torace dall’addome, ha il compito di spingere le anse intestinali sufficientemente in basso perché si distenda in alto l’albero polmonare. E ciò a ogni respirazione. Ma noi non respiriamo più di quanto viviamo. Sopravviviamo lasciando che questo gracile arboscello ci dia una quantità di ossigeno indispensabile grazie ai muscoli intercostali, indipendenti dal diaframma. In una respirazione cosciente, il diaframma, massaggiando le anse intestinali con onde dolci e costanti permetterebbe un’attivazione delle funzioni digestive ed evacuative; permetterebbe soprattutto un riequilibrio costante del sistema vago-simpatico, la cui regolare funzionalità è alla base del risveglio della coscienza.” Così scrive Annick de Souzenelle ne Il Simbolismo del corpo umano.

Le emozioni

Un’emozione è un movimento (un moto) verso qualcosa (il prefisso “e”, di “e-mozione”, denota la direzione dall’interno verso l’esterno). Ogni emozione è movimento dal centro verso la periferia, dove viene tradotta in azione:

  • l’amore, viene vissuto come un impulso di protendersi verso qualcuno;
  • la rabbia, come un impulso di colpire intorno a noi;
  • la tristezza, come un impulso di sfogarsi con il pianto.

L’impulso dell’emozione deve raggiungere la superficie del corpo per essere vissuto come sentimento. Non occorre, comunque che produca una qualsiasi azione manifesta. Se l’impulso produce nella muscolatura uno stato di predisposizione ad agire, allora sarà vissuto come emozione. L’inibizione del movimento per mezzo di una tensione cronica dei muscoli ha effetto di sopprimere il sentimento. Una tensione del genere irrigidisce il corpo e rende parzialmente insensibili. Poiché la rigidità è associata con la repressione dei sentimenti, si può dire quali sentimenti vengono repressi esaminando il tipo di tensione:

  • mascelle serrate – ostacolano l’impulso di mordere, che però può emergere sotto forma di pungente sarcasmo. Le mascelle serrate bloccano anche gli impulsi di succhiare, sopprimendo il desiderio di intimità e di contatto.
  • gola contratta – impedisce i singhiozzi profondi e aiuta a reprimere la tristezza.
  • spalle irrigidite – riducono l’intensità di una reazione d’ira.
  • rigidità generalizzata del corpo – lo intorpidisce, limitandone la respirazione e la motilità. Così facendo riduciamo la quantità di ossigeno immessa, diminuendo l’attività metabolica e riducendo l’energia disponibile per i movimenti e i sentimenti spontanei.

La respirazione possiede la caratteristica di essere un’attività naturale e involontaria, soggetta però, nello stesso tempo, al controllo cosciente. Gli stati emotivi influiscono direttamente sulla respirazione:

  • rabbia – il respiro diventa più rapido, per aiutare il soggetto a mobilizzare una maggiore quantità di energia per l’azione aggressiva.
  • paura – trattenere il respiro perché nello stato di paura l’azione è sospesa.
  • panico – come una persona cerca disperatamente di sfuggire a una situazione minacciosa, il respiro si fa rapido e poco profondo.
  • terrore – si respira a fatica, in quanto questa emozione ha un effetto paralizzante sul corpo.
  • stato di piacere – la respirazione è lenta e profonda.

Riprendere a respirare

La società moderna è evoluta in una direzione di scarsa attenzione al naturale: siamo costantemente interferiti ed indirizzati, guidati dai media o da altri strumenti comunicativi di massa ad agire. Fin dalla più tenera età siamo costretti fermi, zitti e seduti, su un banco di scuola: dalle scuole elementari, alle medie, alle superiori, all’università, per poi passare sulla scrivania al lavoro oppure in linea di assemblaggio o in mille altre attività in cui il nostro corpo è sollecitato o costretto a posture poco naturali. Siamo nati per il movimento ed il nostro organismo funziona bene grazie al movimento. Il movimento del cuore, del sangue, dell’ossigeno e dell’anidride carbonica… tutto si muove dentro di noi in ogni istante, anche ora che siete, magari, comodamente seduti a leggere questo articolo. Ma se le sacrosante esigenze sociali ci richiedono questo inevitabile e grosso sacrificio fisico (intendiamo la costrizione su un banco di scuola prima e poi sul nostro “banco di lavoro” poi, per ben otto ore al giorno, cinque giorni alla settimana, undici mesi all’anno, quarant’anni se non di più per vita…) nulla ci impedisce di compensarlo ed equilibrarlo con la giusta dose di movimento quotidiano.

Non è necessario o obbligatorio andare in palestra. Assolutamente! Non servono istruttori o grandi conoscenze tecniche per “stare meglio” da subito. Basterebbe un buon corso che ci re-insegnasse a respirare correttamente. Si perché oggi la maggior parte delle persone adulte respira male, ha una postura scorretta e, di conseguenza, non fa lavorare al meglio il proprio organismo. Quanti di noi sono consapevoli di come lavora il proprio diaframma? Quanti in questo preciso momento potrebbero controllarlo regolando la respirazione di conseguenza?

Usare poco o male un muscolo vuol dire andare incontro a disturbi ed atrofie. Per la respirazione provate ad immaginare quanto può impattare nel nostro quotidiano una cattiva respirazione attuata per 24.000 cicli giornalieri, per 7 giorni alla settimana, per 52 settimane all’anno…

Cefalee, cervicali, mal di schiena, mal di stomaco, problemi digestivi, problemi motori, problemi di concentrazione o tono dell’umore, stanchezza, apatia, ecc. ecc., e tutto questo perché non inaliamo la giusta dose di ossigeno…o non muoviamo la nostra cassa toracica nel giusto modo, sollecitando e sforzando muscoli non preposti a prolungato lavoro.

Per re-imparare a respirare correttamente basta veramente poco: non ci sono controindicazioni di sorta ed i benefici che ci “portiamo a casa” sono strepitosi, incredibili. Le persone che recuperano la loro naturale ed istintiva capacità a respirare vivono meglio da subito.

Per questo durante i nostri corsi educhiamo le persone ad ascoltarsi e a controllare i propri atti respiratori, con esercizi semplici che possono e devono essere applicati in autonomia durante tutta la giornata, fino a renderli, di nuovo, automatici e istintivi.

Perché imparare a bilanciare gli aspetti negativi del nostro vivere in società ci aiuta ad ascoltarci e a vivere meglio!

Barbara Camilli, presidente Associazione Psicologia utile