C’è ottimismo fra gli esperti e le istituzioni riguardo alla conclusione positiva, il 30 giugno prossimo, dell’iter per l’istituzionalizzazione del percorso formativo triennale per la Laurea in Osteopatia. Lo si è respirato all’8° Congresso del Registro degli Osteopati d’Italia (ROI), che ha avuto luogo a Verona (17-18 giugno), partecipato da oltre 200 osteopati provenienti da tutta Italia.

Tra i focus principali dell’evento: la formazione, il ruolo di “Osteopatia e salute nelle diverse età della vita”, fil rouge del congresso di quest’anno, e l’apporto dell’osteopata all’interno dei team multidisciplinari.

Tutto è pronto

Mancano solo le ultime valutazioni del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e del Consiglio Superiore di Sanità (CSS), con la piena fiducia che possono esitare in un dato concreto: il riconoscimento del percorso di Laurea per la professione di osteopata. Il più è fatto, come sottolineano gli esperti: «Siamo all’ultimo miglio del percorso – ha dichiarato Mariella Mainolfi, direttore generale professioni sanitarie e risorse umane del Sistema Sanitario Nazionale del Ministero della Salute – È stato definito lo schema di ordinamento didattico e il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha autorizzato la trasmissione degli atti al CUSS. Stiamo aspettando anche il parere del CUN per poi adottare entro fine mese il decreto interministeriale che disciplinerà l’ordinamento didattico. A breve sarà definito un Accordo Stato-Regioni per il riconoscimento dell’equipollenza dei titoli pregressi al nuovo percorso di laurea, prevedendo contemporaneamente l’istituzione dell’albo dell’osteopatia all’interno degli ordini».

Il MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca), nella persona di Enrico Montaperto, dirigente della Direzione generale ordinamenti della formazione superiore e diritto allo studio, ha riconosciuto lo spessore professionale dei lavori del tavolo tecnico cui hanno preso parte anche rappresentanti del CUN e dell’ANVUR e che hanno portato all’approvazione unanime dell’ordinamento didattico.

In tal senso continua anche il lavoro avviato con la legge 3/2018 e il DPR 131/2021 con cui è stata istituita la professione dell’osteopata. Parimenti seguiranno i decreti di equipollenza e di istituzione degli albi presso gli Ordini TSRM e PSTRP Federazione nazionale degli Ordini tecnici sanitari radiologia medica e professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione). Misure che – citando le parole della Sen. Beatrice Lorenzin – sono espressione «della consapevolezza sull’importanza che questa professione può rappresentare in termini di opportunità terapeutiche».

Il ROI come tutta risposta, tramite la voce della presidente Paola Sciomachen, chiede di non abbassare la guardia e che l’iter legislativo si concluda al più presto. «La professione osteopatica – aggiunge – ha grandi potenzialità di crescita in termini di occupazione, ricerca, creazione di reti di cura e di assistenza a fianco delle altre figure sanitarie. Ecco perché il decreto sulla formazione è vitale e ci permetterà di affrontare l’ultimo passaggio delle equipollenze».

Il valore aggiunto dell’osteopatia

Le potenzialità dell’osteopatia sono emerse di netto nel corso delle sessioni del Congresso, che ha vagliato e tracciato i benefici di questa pratica in vari contesti clinici e nelle diverse fasi di vita dell’uomo e della donna, anche le più critiche, quali il climaterio e la menopausa nella donna, ad esempio, o l’età geriatrica, specie nella gestione del dolore.

«È necessario – ha dichiarato la dottoressa Stefania Piloni, chirurgo specialista in ginecologia e ostetricia e docente di fitoterapia e nutraceutica presso l’Università degli Studi di Milano – dare sostegno alle donne dal punto di vista sintomatico e nella protezione dai rischi articolari e metabolici. Il ruolo centrale della carenza estrogenica che modifica il metabolismo nella menopausa è un fattore di rischio genere-specifico femminile e correla con un aumento dei dolori articolari quali artrosi, artrite o altra patologia reumatica. Da qui l’urgenza di sviluppare una nuova attenzione di genere per il climaterio».

È emerso, inoltre, il ruolo chiave dell’osteopata all’interno del team multidisciplinare composto da diverse figure professionali (geriatri, infermieri specializzati, fisioterapisti, terapisti occupazionali, osteopata appunto e altri) anche nella gestione del paziente geriatrico, complesso per natura, data l’alta presenza di varie patologie croniche e multi-sistemiche concomitanti, come il diabete, la cardiopatia ischemica e l’artrosi, problemi cognitivi, depressione e sfavorevoli condizioni sociali. «Obiettivo del team multidisciplinare – ha precisato Giuseppe Bellelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria, IRCCS Fondazione S Gerardo Nuovo, Monza – è di lavorare in modo coordinato e sinergico per fornire una cura completa ed efficace».

Mentre nella popolazione giovane, l’osteopatia può essere utile nel trattamento dei general movements del neonato o nella gestione del dolore nell’adolescente con cronicità. «La collaborazione è una prerogativa della cultura osteopatica italiana – ha concluso Sciomachen – e il completamento dell’iter legislativo che porterà all’attuazione della legge istitutiva dell’osteopatia ci permetterà di sviluppare ulteriormente questo approccio, rafforzando le reti di cura e di assistenza a cui gli osteopati possono dare vita con gli altri professionisti sanitari».