Comportamenti e stili di vita corretti, in primo luogo l’alimentazione, possono favorire il concepimento e/o contribuire a determinare un migliore successo della fecondazione in vitro? In funzione dei dati in crescita circa l’infertilità nelle coppie a livello mondiale, compreso nel nostro Paese, è stato avviato uno studio italiano, dell’Istituto “G. Bernabeo” di Ortona, pubblicato su Reproductive Toxicology (Nutrition, female fertility and in vitro fertilization outcomes), che ha voluto indagare la “bontà” di alcuni alimenti e dei loro ingredienti nel favorire la ricerca di una gravidanza, naturale e/o in vitro.

Il ruolo dell’alimentazione

Vi sarebbero “prove” scientifiche secondo cui la nutrizione, fra i fattori modificabili rettificando comportamenti poco corretti, possa svolgere un ruolo di rilievo in ambito di riproduzione femminile, favorendo l’eventuale concepimento così come degli esiti della fecondazione in vitro.

Perché indagare ancora se già di sono attestazioni positive? Le ragioni sono diverse: il numero di studi “accreditati” sul tema è ancora limitato, le conclusioni non sono sempre univoche e, anzi, mostrerebbero alcune discordanze, soprattutto per via dei numeri diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui l’infertilità, definita come l’incapacità di ottenere una gravidanza clinica dopo 12 mesi o più di rapporti liberi, interessi circa il 15-20% delle coppie nel mondo, con un aumento crescente nel corso degli anni per problematiche imputabili tanto all’uomo quanto alla donna.

Da qui la necessità di identificare fattori potenzialmente modificabili, legati dunque in maggiore misura a abitudini voluttuarie, che possano contribuire alla riduzione del trend di insuccesso e/o a influenzare positivamente la salute riproduttiva. È noto, infatti, che l’esposizione ambientale ai contaminanti, in particolare a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino (EDC), così come l’abitudine al fumo di sigaretta, il consumo di alcol e droghe illecite, possano alterare sensibilmente il potenziale riproduttivo in entrambi i sessi. Non ultimo la dieta, oggetto di indagine del presente studio.

Un’attenta “selezione”

Gli autori hanno pertanto provveduto a estrapolare da database accreditati (quali PubMed, MEDLINE e Google Scholar) studi condotti fino al 2022, soffermando poi l’attenzione su alcuni alimenti o ingredienti, in particolare su tre principali classi di macromolecole: carboidrati, proteine e acidi grassi.

Dagli studi analizzati emergerebbe un’azione positiva sull’aspetto riproduttivo esercitata da cereali integrali, verdure e acidi grassi polinsaturi Omega-3 (ω-3 PUFA): questi sembrerebbero in grado di favorire gravidanza e parto. Mentre controversi sono i risultati riguardo ai PUFA Omega-6 (ω-6) e a prodotti lattiero-caseari.

Anche ai carboidrati, tra i principali macronutrienti introdotti nella dieta quotidiana umana e presenti in una grande varietà di alimenti, ma generalmente originati da alimenti/composti vegetali, si assocerebbero delle criticità, in particolare ai carboidrati derivati da bevande zuccherate: pertanto riguardo a questo ingrediente i dati attuali non sono da ritenersi conclusivi.

Su questa scia, vi sarebbero dati discordanti anche sui possibili effetti della soia, mentre circa le proteine il risultato va splittato in relazione alla natura delle proteine stesse. Quelle di origine animale, infatti, sembrerebbero influenzare la fertilità femminile rispetto a quelle di origine vegetale, tanto che gli autori ritengono che la fonte proteica possa rappresentare un importante fattore di successo o insuccesso riproduttivo.

In ultimo, tra gli acidi grassi, terza macroarea su cui si è incentrata l’attenzione dello studio, i PUFA ω-3 impatterebbero positivamente sia sull’impianto sia sui tassi di gravidanza clinica.

Fonte:

  • Budani MC, Tiboni GM. Nutrition, female fertility and in vitro fertilization outcomes. Reprod Toxicol. 2023 Jun;118:108370.