L’impiego di Amamelide, nome scientifico Hamamelis virginiana, è noto nella formulazione di prodotti per la cura della persona, per esempio di igiene intima, per le sue proprietà antinfiammatorie ad azione lenitivo-decongestionante, o in cosmetica per alleviare rossori cutanei.

Uno studio italiano condotto dal Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Milano in collaborazione con l’Istituto Ganassini, sembra attestarne l’efficacia anche nel trattamento di specifiche affezioni cutanee: acne e dermatite atopica. I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso del 1st Joint Meeting on Natural Products Pharmacology SIF (Società Italiana di Farmacologia) – SIPHAR (Società Italiana di Farmacognosia) – IMGNPP (IUPHAR Mediterranean Group of Natural Products Pharmacology), tenutosi a Napoli (24-26 febbraio 2022).

Un rimedio naturale

Si apre la possibilità di poter trattare malattie cutanee di larga diffusione, come acne e dermatite atopica, anche con rimedi naturali. Sotto i riflettori Amamelide, pianta nota fin dall’antichità per le sue attività biologiche a livello della cute, impiegata per curare e lenire infiammazioni. Il meccanismo di azione della pianta è ancora da chiarire, tuttavia sembrano coinvolti proantocianidine e amamelitannino, principi attivi estratti dalla corteccia dell’Amamelide. Alcuni ricercatori italiani, milanesi, hanno avviato uno studio standardizzato e titolato sulle due componenti, con l’intento di valutare se l’azione e/o l’eventuale impatto sulla cute fosse imputabile esclusivamente a amamelitannino.

Lo studio

È stato condotto in un modello in vitro di cheratinociti umani in cui erano stati indotti stati infiammatori riferibili a queste specifiche condizioni cliniche (acne e dermatite atopica), con l’obiettivo di testare l’azione lenitiva dell’amamelitannino. Esperimenti di laboratorio “smentirebbero” la totale responsabilità della pianta: i ricercatori hanno, infatti, osservato una bassa efficacia del principio attivo sull’acne e leggermente superiore, comunque scarsamente significativa, sulla dermatite atopica. Da qui l’indicazione che gli effetti antinfiammatori dell’estratto di amamelide siano dovuti all’interazione di una o più componenti.

Ora l’attenzione è rivolta alla ricerca delle sostanze ‘complici’ e, tra queste, le proantocianidine. Appartenenti alla classe dei polifenoli, prime evidenze sembrano dimostrare la potenziale efficaci a differenza della componente legata ai tannini glicosilati dell’Hamamelis, meno performante. «Il consiglio per chi si appresta a utilizzare l’amamelide per automedicazione – conclude Mario Dell’Agli, professore ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano, nonché membro di SIF e fra i ricercatori dello studio – è di usare sempre prodotti noti, titolati e con indicazione dei principi attivi. Meglio preferire quelli contenenti proantocianidine di cui è attestata la maggior efficaci rispetto all’amamelitannino».