Il nome più noto è Amla, sebbene la si conosca anche come Emblica officinalis o Phyllantus emblica, albero di Malacca o uva spina indiana. Si tratta di una pianta sacra in India, largamente impiegata dunque in medicina ayurvedica, poi attenzionata anche dalla medicina tradizionale cinese e tibetana per il suo potere antiossidante. Proprietà che è stata discussa nel dettaglio in un lavoro pubblicato di recente sul Journal of Ethnopharmacology (“Traditional uses, bioactive composition, pharmacology, and toxicology of Phyllanthus emblica fruits: A comprehensive review”).

Le proprietà

Il potere antiossidante sarebbe l’ultima delle numerose qualità riconosciute ad Amla. Tra le altre segnaliamo l’azione antinfiammatoria, analgesica, antipiretica, tonica, per citarne solo alcune. L’azione antiossidante ne consentirebbero l’impiego nel trattamento di patologie di diversa origine: gastro-intestinale, infiammatorie, ematologiche. Nello specifico, il potere antiossidante sarebbe riferibile a una pluralità di principi attivi estratti dalla pianta, come tannini, flavonoidi, ma anche saponine, terpenoidi, alcaloidi, acido ascorbico, vitamina C, minerali e aminoacidi come alanina, cistina e lisina.

Studi dedicati, tra cui l’indice Orac (Oxygen radical absorbance capacity = metodo di misura delle capacità antiossidanti di un elemento), riferisce ad Amla un potere antiossidante superiore alla gran parte dei frutti: ad esempio 3 volte superiore alla rosa canina, 74 volte maggiore rispetto a mirtillo, mela o bacche di Goji, 2 volte e mezzo in raffronto alle bacche di Acai.

La ricerca di laboratorio

Studi farmacologici in vitro e in vivo sembrerebbero confermare le proprietà attribuite ad Amla, quali un effetto antimicrobico, antiossidante, antinfiammatorio, come anticipato, ma anche proprietà antidiabetiche, ipolipidemiche, epatoprotettive, immunomodulanti, gastroprotettive, antitumorali, radioprotettive, anti-invecchiamento.

In relazione a questo ampio raggio di azione, la pianta sembra sottostimata in termini di uso, efficacia e conoscenza, soprattutto in considerazione dell’altro profilo di sicurezza che le viene attribuito. Studi tossicologici, condotti sempre sui frutti, sembrano dimostrare che Amla sia priva di effetti avversi anche a dosi elevate dopo la somministrazione orale. Il limite all’utilizzo? Scarsi studi che ne accreditino l’applicazione certa e alcuni aspetti ancora meritevole di attenzione e approfondimento.

Fonte:

  • Saini R, Sharma N, Oladeji OS et al. Traditional uses, bioactive composition, pharmacology, and toxicology of Phyllanthus emblica fruits: A comprehensive review. Journal of Ethnopharmacology 282 (2022) 114570