I benefici della conduzione dell’attività fisica, quotidiana e in quantità costante, sulla salute globale sono noti. Ma quali sono gli effetti sul controllo del dolore, specificatamente cronico?
Il quesito è alla base di uno studio norvegese, della UiT The Arctic University of Norway e dell’University Hospital of North Norway (UNN), pubblicato su Pain, secondo cui l’esercizio fisico, può contribuire alla sua tolleranza nel corso degli anni, con riduzione in termini di intensità e diffusione.
Il dolore
Ci sono strumenti, a costo zero, senza rischio di effetti collaterali, indotti ad esempio dall’uso reiterato di farmaci, in grado apportare elevati “guadagni” in efficacia e benefici.
È la regolare pratica fisica, in primis, che protratta nel tempo sembrerebbe capace anche di agire sul migliore controllo alla tolleranza e contenimento del dolore cronico.
Le evidenze arrivano da un’ampia ricerca, oltre 7 mila persone, 52% donne con età media 55 anni, facenti parte dello studio Tromsø che sono state monitorare per un periodo di 7-8 anni con l’intendo di capire i meccanismi che possono essere innescati dall’attività fisica (PA) con una azione positiva sul dolore cronico, eventualmente in acuto, ma soprattutto a distanza, come anche sul rischio di potere sviluppare nel tempo questa condizione clinica.
Pertanto, i partecipanti sono stati valutati con indagini consecutive che hanno indagato le quantità di attività fisica al basale praticata nel tempo libero (LTPA) e i successivi esiti sul livello di tolleranza al dolore (cronico) misurata in relazione al dolore da freddo con la pressione del freddo. Il parametro di valutazione era il livello di dolore cronico al follow-up categorizzato in: dolore cronico per ≥ 3 mesi, dolore cronico diffuso dolore cronico da moderato a grave o dolore cronico diffuso da moderato a grave.
I benefici
Non lasciano dubbi: l’attività fisica può contribuire efficacemente sul controllo del dolore. Fra i praticanti, ad esempio, la prevalenza diminuiva in gravità del 60% per il dolore cronico rispetto al 5% per il dolore cronico diffuso da moderato a grave.
Ma non solo; sono emerse evidenze positive anche in termine di esposizione: ad esempio le persone con un livello di valutazione LTPA più alto, da leggero a moderato o da moderato a vigoroso, al basale avevano un rischio relativo (RR) più basso di 4 stati di dolore cronico nei 7-8 anni successivi.
Alcuni dati: l’effetto RR totale di un aumento LTPA di 1 livello è stato 0,95 (0,91-1,00), con una riduzione del rischio pari a -5%, mentre il RR dell’effetto totale per il dolore cronico diffuso è stato 0,84 (0,73-0,97).
L’effetto indiretto per il dolore cronico da moderato a grave è stato statisticamente significativo con RR 0,993 (0,988-0,999); il RR dell’effetto totale è stato 0,91 (0,83-0,98).
Il RR mediato in modo statisticamente significativo per il dolore cronico diffuso da moderato a grave è stato 0,988 (0,977-0,999); il RR dell’effetto totale era 0,77 (0,64-0,94). Ciò mostra una piccola mediazione dell’effetto dell’LTPA attraverso la tolleranza al dolore su 2 tipi di dolore cronico da moderato a grave.
In buona sostanza
Il 60% dei partecipanti ha riferito qualche forma di dolore cronico, mentre solo il 5% riportava dolore intenso in più parti del corpo.
Fra coloro, invece, che mostravano maggiore attività fisica praticata si è osservata l’associazione con la riduzione del 16% del rischio di avvertire dolore. Ciò suggerisce che la tolleranza al dolore sia un possibile meccanismo attraverso il quale l’AP modifica il rischio di tipi di dolore cronico da moderati a gravi con e senza dolore diffuso.
Fonte
Pendersen AA, Kirkeby FM, Hein S er al. Does pain tolerance mediate the effect of physical activity on chronic pain in the general population? The Tromsø Study. Pain, 2024. Doi: 10.1097/j.pain.0000000000003209