In relazione alle fasi altalenanti di Covid-19 e all’ingresso di sempre nuove varianti, la scienza si sta interrogando sulla possibilità di utilizzare eventuali erbe e/o farmaci a base di piante medicinali in un’ottica di prevenzione e terapie delle manifestazioni associate al virus. Uno studio recente, di ricercatori iraniani, pubblicato sul Journal Evidence Based Integrative Medicine sembra avere identificato una serie di rimedi con azione specifica protettiva e curativa.

Un aiuto dalle piante

Identificati i meccanismi eziopatologici con cui si innesca Covid-19 e la sintomatologia specifica, si sta provando a individuare soluzioni che possano integrarsi ad approcci terapeutici più tradizionali. Tra questi il ricorso a erbe medicinali e/o a farmaci a base di estratti vegetali in grado di svolgere una doppia azione: prevenire il virus e contenerne/curarne i sintomi una volta manifesti. Alcune piante specifiche sembrano rispondere allo scopo, almeno riferendosi ai risultati di alcune indagini condotte da ricercatori di Teheran, della School of Persian Medicine, Teheran University of Medical Sciences in Iran (COVID-19: General Strategies for Herbal Therapies”).

Le erbe ad azione preventiva

Potenziare la risposta immunitaria e ridurre i livelli di infiammazione sono due possibili strategie note per contrastare o rendere più difficile l’accesso del virus nell’organismo. Obiettivo cui potrebbero contribuire alcune erbe:

  • Withania somnifera (L.) Dunal: l’azione di alcuni suoi componenti attivi, come withaferina-A, withanone e l’estere fenetilico dell’acido caffeico, potrebbero contribuire a inibire una delle proteasi cellulari coinvolta nel processamento della proteina Spike (S) del COV-2, necessaria all’ingresso del virus dentro la cellula.
  • Propoli: l’acido caffeico e l’estere fenetilico in esso contenuti sembrerebbero favorire la downregulation e l’inibizione di PAK1, una delle chinasi che correla all’insorgenza di diverse malattie e disturbi tra cui anche manifestazioni legate al COVID-19. Mentre miricetina, estere fenetile dell’acido caffeico, esperetina, pinocembrina e kaempferolo, sempre contenute nella propoli, potrebbe svolgere un effetto ACE inibitore.

In terapia

Lo studio riporta, inoltre, alcune erbe e rimedi che potrebbero esser utilizzati in fase di trattamento. Si cui alcuni sono i seguenti:

  • Tanacetum parthenium (L.) avrebbe una azione inibente verso alcune interluchine, più precisamente IL-1, IL-2, IL-6, IL-8, e TNF-α. Tale sostanza è sotto stretta osservazione soprattutto in relazione e funzione all’importante impatto di IL-6 nel peggiorare gli esiti della patologia, fino alle condizioni più estreme che portano al decesso.
  • Ammoides verticillata (Desf.) Briq e Nigella sativa L.: questi rimedi potrebbero contribuire alla gestione di Covid-19 sia in fase trattamento che di cura. Ovvero Ammoides verticillata (Desf.) Briq avrebbe benefici legati soprattutto alla presenza di isotimolo, un inibitore di ACE2, stessa funzione svolgerebbe il ditimochinone in caso di Nigella sativa L.
  • Ulteriori composti fitochimici: aloina e terpeni per l’azione antisettica; isotimolo, ditimochinone e glicirrizina quali inibitori del legame e dell’ingresso del virus; glicirrizina e berberina come soppressori della replicazione; ginsenoside Rg1 e partenolide per il loro effetto immunomodulante sarebbero altre potenziali sostanze in grado di agire positivamente su Covid-19. Infine eriocitrina, rhoifolina, esperidina, naringina, rutina e veronicastroside svolgerebbero un ruolo di anti-complemento. Molte altre sostanze allo studio o ancora da indagare, potrebbero offrire potenziali possibilità di trattamento e gestione della patologia Covid-19 correlata.

Uno studio sull’omeopatia

A dimostrazione dell’efficacia dei rimedi naturali, sono anche i risultati di uno studio (Efficacy of individualized homeopathy as an adjunct to standard of care of COVID-19: A randomized, single-blind, placebo-controlled study”) randomizzato, controllato con placebo, ricorso all’uso di alcuni omeopatici, in particolare Bryonia e Arsenicum album, integrati al trattamento standard in 300 pazienti affetti da Covid-19. I pazienti in terapia avrebbero mostrato un miglioramento a 10 giorni dall’inizio del trattamento sui punteggi legati alla sintomatologia, una guarigione di due giorni più rapida.

I rimedi omeopatici sono stati impiegati in specifici contesti: più specificatamente sono stati sottoposti a terapia con Bryonia, soggetti in acuto e poco collaborativi, ovvero poco partecipativi alla cura, registrando un miglioramento del dolore sia in condizione di movimento che di immobilità, riduzione di febbre, arsura, la tosse è secca e dolorosa, fitte al torace. Di contro si è ricorso all’uso di Arsenicum album in pazienti che lamentavano grande paura per la morte e/o ansia per la propria salute. Di minore utilizzo sono stati Gelsemium, impiegato soprattutto in stati importanti di debolezza fisica, mentale ed emozionale, fino a caratteristiche di paralisi, smemoratezza, cefalea, febbre anche accompagnata da brividi, e Pulsatilla. Quest’ultima ha avuto indicazione e benefici soprattutto su sintomi respiratori, quali raffreddore con gocciolamento nasale continuo e tosse stizzosa, peggiorata da pozione sdraiata.

Fonti:

  • Soleymani S, Naghizadeh A, Karimi M, Zarei A, Mardi R, Kordafshari G, Esmaealzadeh N, Zargaran A. COVID-19: General Strategies for Herbal Therapies. J Evid Based Integr Med. 2022 Jan-Dec;27:2515690X211053641.
  • Nayak D, Gupta J, Chaudhary A, Singh KG, Deshmukh A, Das D, Saha A, Kumar D, Kumar A, Goenka A, Mishra SK, Gupta S, Khurana A. Efficacy of individualized homeopathy as an adjunct to standard of care of COVID-19: A randomized, single-blind, placebo-controlled study. Complement Ther Clin Pract. 2022 Aug;48:101602.