Una revisione sistematica (Primary prevention of cardiovascular disease in women with a Mediterranean diet: systematic review and meta-analysis), pubblicata su Heart, attesterebbe nella donna una sensibile riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari (CVD), mentre uno studio (Mediterranean diet, mental health, cognitive status, quality of life, and successful aging in southern Italian older adults) su Experimental Gerontology mostrerebbe nei senior minori probabilità di manifestare deficit cognitivi.

Riduce la mortalità per CVD, almeno nelle donne

È in crescita la curva della mortalità femminile per patologie cardiovascolari, raggiungendo un tasso del 35%, che decreta come queste patologie non siano più ad appannaggio esclusivo (o a maggior “danno”) della popolazione maschile. 

Ancora pochi gli studi che indagano strumenti di azione e strategie terapeutiche per invertire o contenere la rotta del trend al femminile. Obiettivo che si è posto, invece, uno studio internazionale, una revisione sistematica a opera di ricercatori americani e inglesi, che ha voluto valutare la possibile/potenziale relazione tra dieta mediterranea, insorgenza di malattia cardiovascolare (MCV) e mortalità, in studi presenti in letteratura. 

I ricercatori hanno pertanto estrapolato dai maggiori database (Embase, Medline, Web of Science, Scopus e CINAHL) lavori di ricerca condotti su donne adulte con MCV clinica o subclinica precedente, considerando al termine della selezione 16 articoli, pubblicati tra il 2006 e il 2021, con follow-up mediano di 12.5 anni, per un totale di 722.495 donne. 

Tale indagine ha dato vita al trial clinico PREDIMED (Prevención con Dieta Mediterránea) da cui è emerso che l’adesione alla dieta mediterranea impatterebbe per il 24% sulla riduzione del rischio per MCV e per il 23% sul tasso di mortalità

In particolare, si evince la bontà dell’olio di oliva extra vergine o delle noci: le partecipanti che avevano consumato questi alimenti in maggiore quantità avrebbero mostrato un rischio inferiore del 31% di eventi cardiovascolari rispetto al gruppo di controllo.

Riduce il rischio di deficit cognitivo nell’anziano

Uno studio, recente, italiano condotto su una popolazione senior, residente in Sicilia, farebbe rilevare che la “compliance” alla dieta mediterranea è in grado di migliorare la qualità di vita degli anziani e di ridurre i disturbi dell’umore, come ansia e depressione, e del sonno: due condizioni stimate alla base del possibile innesco di deficit cognitivi a esordio precoce. 

Lo studio MEAL ha arrolato 883 anziani della provincia di Catania: questi sono stati suddivisi per quartili in relazione all’aderenza alla dieta mediterranea, impiegando poi modelli di regressione logistica per valutare le associazioni tra l’aderenza alla dieta e l’impatto sulla salute mentale e cognitiva, qualità della vita e migliore invecchiamento. 

È emerso che maggiore era l’aderenza alla dieta mediterranea, con consumo più elevato di carboidrati, proteine, fibre, vitamine A, C ed E, polifenoli, potassio e sodio, minori erano le probabilità di manifestare sintomi depressivi e disturbi cognitivi, a vantaggio anche di una migliore qualità del sonno e della vita in generale.

In questo gruppo di popolazione le sane abitudini alimentari erano anche supportate da una pratica fisica superiore e una minore tendenza a saltare i pasti, in modo particolare la colazione. Le conclusioni portano a ritenere che promuovere e sostenere l’adozione della dieta mediterranea possa essere una strategia promettente per favorire un invecchiamento sano (e attivo).

Fonte

Pant A, Gribbin S, McIntyre D et al. Primary prevention of cardiovascular disease in women with a Mediterranean diet: systematic review and meta-analysis. Heart, 2023, 109:1208-1215.

Godos J, Grosso G, Ferri R et al. Mediterranean diet, mental health, cognitive status, quality of life, and successful aging in southern Italian older adults. Experimental Gerontology, 2023, Vol. 175, 112143.