Il vino è buono al palato e per la salute: se consumato moderatamente, all’interno di un regime alimentare mediterraneo, non impatta sull’aumento del rischio di malattie cronico-degenerative, svolgendo un’azione positiva anche sulla modulazione delle vie biochimiche e l’espressione genica dei componenti bioattivi. Sono alcune delle evidenze, emerse da un recente studio italiano, pubblicato su Nutrients, presentato in occasione del Convegno “Bere mediterraneo. Gli effetti sulla salute di un consumo moderato del vino”.

L’analisi

Esiste una relazione di causa-effetto tra il consumo di una bevanda alcolica, in particolare il vino, e l’incremento/riduzione del rischio di sviluppo di specifiche patologia? Alla domanda risponde un’ampia review (Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review”) che ha analizzato i risultati di 24 studi scientifici, selezionati tra le più accreditate banche dati (PubMed, Scopus e Google Scholar), pubblicati tra il 2010 e il 2022. Nello specifico, 8 studi sulle malattie cardiovascolari, 3 sul diabete di tipo 2, 4 sulle malattie neurodegenerative, 5 sul cancro e 4 sulla longevità.

Tre gli obiettivi dell’indagine dei ricercatori italiani: rivalutare il rapporto tra il tipo di bevanda alcolica consumata, la dose assunta e la riduzione o l’aumento del rischio di diverse patologie, con attenzione a quelle neurologiche/neurodegenerative, alla luce delle più attuali evidenze scientifiche; evidenziare le differenze tra vino e altre bevande alcoliche nella modulazione delle vie biochimiche e dell’espressione genica; aiutare governi, organizzazioni, industria, operatori sanitari e popolazione in generale ad acquisire conoscenze in termine di fattori di rischio per lo sviluppo di varie patologie e effetti negativi dovuti a un consumo di alcolici, in particolare di vino, non consapevole.

I composti bioattivi del vino

Polifenoli come flavonoidi, catechina, quercetina, antociani e stilbeni come il resveratrolo, melatonina e viniferina (ultimo fitocomposto identificato nel vino, con una capacità fino a 6 volte superiore rispetto al resveratrolo di proteggere la funzionalità endoteliale), sostanze ad azione nutraceutica fino a 1,8 g/L. Sono alcune delle molecole contenute nel vino che avrebbero un ruolo nella modulazione della salute.

Specifica attenzione è stata data dai ricercatori al resveratrolo, sulla cui azione i pareri sono contrastanti, la quale contenuta nel vino fino ad un massimo di 36 mg/L, si riduce a 2.5 mg dopo l’assunzione e rilevabile solo in poche tracce nel plasma (5 ng/ml) e che subisce una profonda biotrasfomazione da parte del microbiota intestinale. Nonostante l’attività antiossidante diretta del resveratrolo sia bassa, vi sarebbe evidenza dell’azione di modulazione sulle vie intracellulari, sull’aumento delle difese detossificanti dell’organismo, sull’attivazione delle vie antinfiammatorie, antiossidanti e antiproliferative a favore del potenziamento delle difese endogene.

Anche i nutraceutici del vino sembrerebbero in grado di dare protezione cellulare e tissutale, generando segnali per l’induzione di enzimi che promuovono l’equilibrio redox. In sostanza, assunto con moderazione nell’ambito di una dieta mediterranea, il vino contribuisce ad apportare più di 1.5 g al giorno di componenti bioattivi, “veicoli biomolecolari interattivi” che dirigono l’espressione genica nel produrre salute e benessere.

Vino e cancro

Classificato dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) fra gli agenti cancerogeni del Gruppo 1, il vino è causalmente associato allo sviluppo di tumori del tratto digerente superiore e del fegato e positivamente associato al cancro del colon-retto.

Durante il suo metabolismo, l’alcol viene ossidato ad acetaldeide, una sostanza reattiva che potrebbe mediare la maggior parte della tossicità indotta dall’etanolo coinvolta nel possibile allo sviluppo di malattie croniche, quali malattie epatiche e cardiovascolari, cancro. Chimicamente, l’acetaldeide può interagire direttamente con proteine, lipidi e DNA per formare coniugati covalenti ed essere causa di danno al DNA. Inoltre, l’acetaldeide viene ossidata ad acetato, molecola non tossica ad effetto ergogenico, dall’enzima aldeide deidrogenasi (ALDH). I componenti bioattivi della dieta mediterranea, compresi quelli del vino, grazie alle loro proprietà biologiche uniche, sarebbero in grado di potenziare il metabolismo dell’acetaldeide da parte di ALDH e contribuire così a proteggere dal danno epatico indotto dall’alcol.

A mantenere bassa l’acetaldeide, poi, contribuirebbero anche composti bioattivi nutraceutici con azione protettiva, ad esempio è stato dimostrato che il resveratrolo e i flavonoidi del vino rosso modulano l’espressione della gamma-glutamilcisteina sintetasi, l’enzima limitante nella sintesi del glutatione (GSH), il più importante antiossidante cellulare endogeno coinvolto sia nelle difese antiossidanti cellulari sia nella disintossicazione da xenobiotici.

Vino e modulazione dell’espressione genica

È stato osservato che la regolazione dell’espressione genica legata al vino rosso avviene sia con il solo consumo sia in combinazione con un pasto, per l’azione delle molecole antiossidanti, tra cui i polifenoli. L’etanolo determina un potenziale aumento della biodisponibilità dei polifenoli durante la digestione, con un conseguente incremento dell’espressione dei geni antiossidanti, capaci di controllare la via di ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL).

In combinazione con un pasto mediterraneo, si avvia la modulazione dell’espressione dei geni sirtuine (SIRT2), superossidodismutasi SOD2, gluatione perossidasi (GPX), catalasi (CAT) e di tutti i geni antiossidanti e anti infiammatori, quali le cicline (CCL1e 5). Tale azione va a vantaggio soprattutto della regolazione dell’inflammosoma e della riduzione dei livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) intracellulari, proteggendo così dal danno cellulare e tissutale e mantenendo il corretto funzionamento del sistema di difesa antiossidante e immunitaria.

A riprova il fatto che in caso di un pasto ad alto contenuto di grassi, come il junk food, l’assunzione di un moderato quantitativo di vino rosso sembrerebbe capace di riportare i valori dell’ossidazione delle LDL verso i livelli basali, con una protezione dal danno ossidativo e infiammatorio.

Vino e malattie cardiovascolari

Diversi studi clinici suggeriscono che il consumo basso/moderato di vino, sempre nell’ambito della dieta mediterranea, grazie alla sinergica azione di specifici nutraceutici, potrebbe contribuire a ridurre il rischio di aterosclerosi, mantenendo stabili i livelli postprandiali di ossidazione delle LDL che trasportano il colesterolo.

Ciò andrebbe a beneficio e ad appannaggio del contrasto alle malattie cardiovascolari (CV), in particolare delle coronaropatie. Ci sarebbe evidenza che rispetto agli astemi, chi beve 5-15 g di alcol al giorno ha una riduzione del 26% del rischio di malattie CV e del 51% per mortalità per CV. Inoltre si osserverebbero valori glicemici inferiori e minor frequenza di diabete rispetto agli astemi.

In buona sostanza, gli studi epidemiologici dimostrano che l’assunzione moderata di vino in età adulta e per lo più durante i pasti (2 bicchieri di vino al giorno per gli uomini e 1 bicchiere per le donne) favorisce la longevità, riduce il rischio di CV, di diabete e di disturbi cognitivi e non influenza apprezzabilmente il rischio di cancro, eccezion fatta per le donne con storia personale o familiare di cancro della mammella.

Fonte:

  • Hrelia S, Di Renzo L, Bavaresco L, Bernardi E, Malaguti M, Giacosa A. Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review. Nutrients. 2022 Dec 30;15(1):175.