La dieta mediterranea riconferma la sua efficacia nel ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare e per altra causa. Sono queste le conclusioni di un recente studio condotto da ricercatori internazionali (spagnoli, americani e italiani, nello specifico dell’Unità di Geriatria dell’ASL Toscana Centro di Firenze e dell’Accettazione Geriatrica e Centro di Ricerca per l’invecchiamento, IRCCS INRCA di Ancona) pubblicato su BCM Medicine.
Il valore dell’aderenza
Non solo per i farmaci: perseguire, nel tempo, comportamenti corretti conta anche in ambito alimentare, tanto da ridurre rischi severi per la salute. La maggiore e migliore aderenza alla dieta mediterranea al basale si assocerebbe a un indice e probabilità di mortalità sensibilmente più basse. La riprova, per quanto già nota, arriva da un recente studio di coorte condotto su una popolazione di 642 partecipanti over 65, di cui il 56% donne, afferenti allo InCHIANTI, svolto in Toscana. Valore aggiunto della ‘prova’ di efficacia della dieta mediterranea, il lungo monitoraggio nel tempo: 20 anni circa di follow-up.
L’azione preventiva e protettiva della dieta mediterranea (MD) è stata testata e dimostrata attraverso la misurazione di specifici biomarcatori nutrizionali al basale, opportunamente selezionati dalla letteratura, quali polifenoli urinari totali e metaboliti del resveratrolo, carotenoidi del plasma, selenio, vitamina B12, acidi linolenico, eicosapentaenoico e docosaesaenoico, il rapporto acidi grassi monoinsaturi/saturi. Elementi cui i ricercatori hanno assegnato un particolare punteggio stabilito a-posteriori basato su gruppi di alimenti chiave della dieta mediterranea.
Intento dello studio era infatti (di)mostrare l’impatto della MD (s)corretta sul rischio di mortalità per tutte le cause, cardiovascolare e per cancro. Una seconda valutazione è stata effettuata attraverso la somministrazione ai partecipanti allo studio di un questionario sulla frequenza degli alimenti (FFQ), come terzili, convalidato con la mortalità, utilizzando la regressione di Cox.
I risultati dello studio
Nel corso dello studio, durante i 20 anni di follow-up [mediana (Q1–Q3), 14 (8–18) anni], si sono verificati effetti avversi: 435 decessi totali, di cui 139 per malattie cardiovascolari e 89 per neoplasie. In un modello aggiustato, il punteggio attribuito ai biomarcatori nutrizionali sviluppato dai ricercatori, è risultato inversamente associato alla mortalità per tutte le cause (HR, ipertensione T3vs.T1 0,72; IC 95% 0,56–0,91), per mortalità cardiovascolare (HR T3vs.T1 0,60; IC 95% 0,38–0,93), ma non per cancro. Di contro, le associazioni tra punteggio FFQ-dieta mediterranea e mortalità non sono risultate statisticamente significative.
I dati emersi dimostrerebbero che l’aderenza alla MD valutata tramite il pannello di biomarcatori dietetici selezionati e su gruppi alimentari fondamentali nel regime alimentare mediterraneo, dimostrerebbero una relazione inversa con la moralità a lungo termine in soggetti anziani. Pertanto i ricercatori, forti di questo dato, sono propensi a ritenere che la relazione dose-risposta lineare tra biomarcatori nutrizionali e mortalità possa rappresentare uno strumento di valutazione in follow-up a lungo termine nel monitoraggio di potenziali benefici sulla salute della MD. Ovvero l’uso di biomarcatori dietetici potrebbe essere un ‘indice’ per migliorare la valutazione nutrizionale e una impostazione dietetica personalizzata nell’anziano.
Fonte:
- Hidalgo-Liberona N, Meroño T, Zamora-Ros R et al. “Adherence to the Mediterranean diet assessed by a novel dietary biomarker score and mortality in older adults: the InCHIANTI cohort study”. BCM Medicine 2021. Doi: https://doi.org/10.1186/s12916-021-02154-7