Morire di sonno, non è solo un detto. È noto da studi di laboratorio su modelli animali che la privazione di sonno porta a morte la specie ed è provato che l’insonnia nell’uomo è sintomo e concausa di diversi disturbi psichici: curando le alterazioni del sonno, si hanno effetti migliorativi anche di paranoia e allucinazioni, depressione e ansia. Ciò significa che il sonno ha il “potere” di impattare sensibilmente sulle facoltà psico-emotive, sul rendimento e performance prestazionali, anche accademiche.

Lo ha dimostrato un recente studio (Nightly sleep duration predicts grade point average in the first year of college”), pubblicato su Acta of the National Academy of Sciences: la durata del sonno notturno è in grado di influenzare la media dei voti degli studenti, tanto meno si dorme tanto più si incappa nella probabilità di un “brutto voto”, con esiti che permangono nel lungo temine.

Lo studio

Il sonno è funzionale a memorizzare ricordi e concetti: quanto si apprende di giorno viene consolidato, immagazzinato nei circuiti cerebrali, nelle aree deputate alla memoria, di notte. Il sonno, dunque con un ruolo di catalizzatore e un lavoro simile a quello di un muratore, li consolida, mattone su mattone. Di dormire non si può fare a meno, non solo per smaltire la stanchezza e recuperare energie, ma anche per dare salute e “materia” al cervello il quale premia in termini di risposte maggiormente performanti.

Riprova ne è uno studio americano della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, che ha valutato in più di 600 studenti del primo anno presso tre università, la possibile correlazione, ovvero l’impatto oppure no, tra ore di sonno dormite e performance studentesche, nello specifico il rendimento prestazionale e il risultato più o meno premiante. Tale relazione è stata misurata facendo indossare agli studenti universitari dei dispositivi da polso Fitbit, utili a monitorare e registrare gli schemi di sonno abituali.

I risultati hanno sottolineato in maniera stringente che il sonno fa la differenza sulle qualità della performance: dormire in media 6,5 ore a notte è un tempo sufficiente a garantire un adeguato rendimento nello studio, ma sotto questa soglia, il calo del rendimento scolastico è netto e incide con una diminuzione di 0,07 punti sul voto (GPA) di fine corso ad ogni ora di riposo persa, nelle cinque-nove settimane successive, senza possibilità di recupero.

Azioni riparative

Lo studio sembra evidenziare che le ore di sonno perse sono perse anche in termine di nuove conoscenze: quando i normali schemi di sonno vengono interrotti, per qualche motivo, le nozioni apprese durante il giorno non vengono consolidate nella memoria. Ciò sembra sottolineare che sotto la soglia delle sei ore dormite, il debito di sonno accumulato nel tempo è tale e tanto da poter impattare sulla salute generale e del cervello ma anche sulle abitudini di studio di uno studente, sulle capacità di apprendimento e di memorizzazione, sulle performance dei risultati accademici in termine di voti meritati. Il cattivo sonno o insufficiente compromette l’intero sistema, a cascata.

Effetto sorprendente per gli autori è avere osservato come qualunque azione intrapresa per ridurre, fino ad annullare tale effetto, sia fallita: gli esiti indotti dal sonno continuavano a persistere nel tempo. Suggerimento degli autori? Strutturare modelli educazionali e di apprendimento che invitino gli studenti universitari (ma non solo) a dedicare il giusto tempo al sonno. E che sia di qualità.

Fonte:

  • Creswell JD, Tumminia MJ, Price S, Sefidgar Y, Cohen S, Ren Y, Brown J, Dey AK, Dutcher JM, Villalba D, Mankoff J, Xu X, Creswell K, Doryab A, Mattingly S, Striegel A, Hachen D, Martinez G, Lovett MC. Nightly sleep duration predicts grade point average in the first year of college. Proc Natl Acad Sci U S A. 2023 Feb 21;120(8):e2209123120.