Chi non ha sentito parlare di ginseng nella propria vita? Con questo nome si indicano le radici carnose di una serie di specie appartenenti alla genere Panax, accomunate dalla natura adattogena, ovvero dalla capacità di adeguarsi alle esigenze dell’organismo che le assume. Utilizzata da millenni nelle medicine tradizionali orientali, questa radice è stata a lungo studiata per carpirne i segreti, che sembrano risiedere nelle sue saponine, i ginsenosidi. Al momento le evidenze sembrano confermare un ruolo nel controllo del sovrappeso, dell’obesità e delle dislipidemie, con azione sul metabolismo.

Lo studio coreano

Un recente studio coreano si è chiesto come l’assunzione di ginseng possa incidere sul microbiota intestinale. La salute dei batteri commensali che vivono nel nostro corpo è fondamentale per lo stato di salute generale del corpo, oltre che per assorbire in modo adeguato i nutrienti e sfruttare al meglio l’energia in essi contenuti. Gli autori si sono concentrati in particolare su una popolazione femminile, dal momento che nelle donne la struttura del microbiota può variare nelle età in relazione agli ormoni mestruali. Inoltre, si è deciso di utilizzare il ginseng fermentato, perché più concentrato in ginsenosidi e quindi più forte. 29 le donne inserite nello studio, tutte sane, in menopausa e sopra i 50 anni, con BMI compreso tra 18 e 25 e una pressione sanguinea tra 80 e 130 mmHg. Lo studio è durato 9 settimane, con una cadenza ben precisa.

Nelle prime tre settimane le donne hanno mantenuto l’alimentazione abituale, sospendendo l’eventuale assunzione di prebiotici. All’inizio della quarta settimana, gli autori hanno fornito alle partecipanti il ginseng fermentato da assumere una volta al giorno, 30 minuti prima del pasto. L’assunzione è continuata per 3 settimane, alla fine delle quali le donne sono tornate alle proprie abitudini senza più prendere il prodotto. Il ginseng utilizzato è stato prodotto da un’azienda coreana appositamente per lo studio, così che gli autori ne conoscessero perfettamente le concentrazioni. Per comprendere lo stato del microbioma gli autori hanno raccolto e analizzato le feci delle partecipanti alla fine di ogni periodo, quindi alla fine della terza, sesta e nona settimana. Oltre alla consistenza delle feci, gli autori hanno condotto analisi alla ricerca di Dna e RNA associati a specie batteriche.

Le partecipanti hanno anche risposto a un questionario atto a comprendere se ci fossero cambiamenti nel movimento intestinale. Le analisi hanno evidenziato che l’assunzione di ginseng fermentato ha permesso un aumento della diversità di specie nel microbiota intestinale: le prime analisi hanno infatti individuato 4 specie abbondanti, dopo l’assunzione del prodotto le specie abbondanti erano 20 e alla fine dello studio erano nuovamente diminuite, attestandosi su 7. Non solo. Gli autori hanno osservato anche cambiamenti nel movimento dell’intestino, che tendeva a diventare più regolare, e cambiamenti in alcuni parametri biochimici del sangue, tra cui per esempio il livello medio di glucosio nel sangue a digiuno, passato da 87 mg/dL a 80.7 mg/dL.

Gli autori sottolineano che, avendo osservato cambiamenti in soggetti sani, si può pensare di utilizzare il ginseng fermentato insieme ai prebiotici a fini preventivi, per supportare il mantenimento di uno stato di salute generale nella popolazione studiata. Certo, lo studio si basa su un campione molto piccolo e necessiterebbe di essere ripetuto in un campione maggiore. In ogni caso, vi sono indicazioni a favore dell’assunzione di questo millenario rimedio asiatico. Lo stuio è pubblicato su “Nutrients”.

Fonte:

  • Lee, S.; Jung, S.; You, H.; Lee, Y.; Park, Y.; Lee, H.; Hyun, S. Effect of Fermented Red Ginseng Concentrate Intake on Stool Characteristic, Biochemical Parameters, and Gut Microbiota in Elderly Korean Women. Nutrients 2022, 14, 1693. https://doi.org/10.3390/nu14091693