Fitoterapia per la prevenzione e la cura dell’insonnia

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La fitoterapia per i disturbi del sonno è un capitolo presente nelle materie mediche da centinaia di anni. Ad oggi, le piante che dalla tradizione hanno trovato spazio nella ricerca scientifica di efficacia sono: la valeriana, presente come farmaco da banco da anni, l’escolzia californica, la passiflora, il luppolo estrogenico, la camomilla miorilassante, gli olii essenziali di lavanda e melissa e il biancospino per l’eretismo cardiaco, e il tiglio come rimedio psicosomatico per eccellenza, senza dimenticare l’iperico, fitoterapico antidepressivo d’elezione utile anche nell’insonnia.

Secondo recenti review sul tema in realtà gli studi di buona qualità sulla fitoterapia dell’insonnia sono carenti, al punto tale che gli autori spesso non traggono conclusioni definitive in merito all’efficacia delle piante nella cura del disturbo del sonno. Aspettando future ricerche comprovanti, intanto, nella pratica clinica, come si può leggere in alcuni testi didattici, a seconda della gravità dell’insonnia potremo scegliere differenti forme estrattive di questi rimedi vegetali: per l’insonnia episodica o lieve saranno sufficienti infusi preparati secondo le modalità indicate in farmacopea a base di valeriana, camomilla, luppolo e tiglio, invece nell’insonnia più ingravescente saranno necessarie piante in estratto secco al fine di poterne somministrare un’adeguata concentrazione di principi attivi presenti nel fitocomplesso, che così potranno determinare l’appropriata interazione neuro-ormonale per la gestione del sintomo, come nel caso della valeriana, da associare a biancospino, luppolo o passiflora.

Valeriana officinalis

La Valeriana officinalis è da secoli la principale pianta utilizzata nella cura dell’insonnia, per il meccanismo d’azione e l’efficacia clinica nella gestione di questo  sintomo psicosomatico. Nella storia già Hildegarda da Bingen la iniziò a utilizzare per le sue qualità tranquillanti e sonnifere. Nel secolo scorso venne utilizzata per la gestione dell’esaurimento nervoso causato dai bombardamenti dell’artiglieria.

Da un punto di vista del meccanismo d’azione, come riportato dalle monografie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e da altre molteplici fonti in letteratura, la radice di valeriana ha differenti principi attivi indagati per l’effetto di stimolo dell’attività GABAergica grazie all’inibizione del reuptake e alla presenza della glutamina, suo precursore; stimolo dei recettori benzodiazepinici; agonismo parziale serotoninergico; azione sui recettori oppioidi analgesici e aumento della concentrazione della melatonina, l’ormone del sonno.
Da tali proprietà farmacologiche, probabilmente da attribuire all’azione del fitocomplesso (valepotriati, acido valerenico, flavonoidi, alcaloidi e forse altri non ancora definiti) su più target neuroendocrini, si evincono le dimostrate qualità ipnoinducenti e sedative che la pianta ha comprovato in più trial clinici.

La posologia consigliata dell’estratto è di 300-400 mg prima di coricarsi, posologia che può modificarsi, a seconda dell’accompagnamento a uno stato ansioso, con somministrazioni anche diurne. Cautela è dovuta nella prescrizione a donne in gravidanza e allattamento in quanto la pianta è controindicata per l’azione dei valepotriati. Nell’età pediatrica a seconda delle fonti la pianta è consigliata dai 3 o dai 12 anni di età. La valeriana in associazione con l’estratto secco dei coni del luppolo (humulus lupulus) ha dimostrato una preliminare efficacia superiore al solo utilizzo della valeriana e del placebo.

Crataegus oxycantia

Il Crataegus oxycantia, il biancospino, è un’altra pianta che dai tempi di Teofrasto e Dioscoride ha trovato riconoscimento come pianta sedativa e antispasmodica soprattutto per i disturbi cardiaci e di origine nervosa. I flavonoidi e le proantocianidine sono tra i principi attivi che ne mediano l’effetto sedativo sul sistema nervoso centrale e quello cardiaco ipotensivante, inotropo positivo (di rinforzo della contrattilità), cronotropo negativo (di rallentamento della frequenza) e batmotropo e dromotropo negativo (di diminuzione di eccitabilità e conducibilità).
Altra funzionalità importante è la vasodilatazione con meccanismo calcio antagonista e il risparmio della richiesta di ossigeno da parte del muscolo cardiaco con utilità dell’estratto secco nella gestione dell’insufficienza cardiaca congestizia, come dimostrato da una review della Cochrane condotta su più di 800 pazienti. Tali proprietà lo rendono indicato nelle turbe del sonno associate a eretismo cardiaco.
Il dosaggio utilizzato è molto variabile, da 200 a 900 mg di estratto secco al giorno. La pianta è da usare con supervisione medica se ci sono concomitanti terapie farmacologiche a tropismo cardiovascolare.

Insonnia nell’approccio della fitoterapia psicosomatica

L’insonnia è una situazione di disagio psicosomatico non chiaramente definibile e che necessita di un sostegno differente a seconda del caso. Tali caratteristiche sono compatibili con l’approccio della fitoterapia psicosomatica, che vuole indagare individualmente quale sistema psicosomatico è necessario sostenere per il paziente per affrontare questo disagio. Così potremo scegliere piante come iperico, che rinforzano il sistema del Piacere e della presenza corporea, sostenuto dalla serotonina quando c’è bisogno di connettersi alla capacità di stare nel corpo rilassati e con piacere. Oppure ci sarà bisogno di sostenere il sistema della Pace mediato dalle endorfine, dalla melatonina e dalle piante come la valeriana o la melissa che, assieme all’effetto sedativo danno un’azione antistress grazie alla modulazione del cortisolo (melissa) e allo stimolo del GABA. Tutti effetti che consentono alle persone di lasciar andare i pensieri ricorsivi e le tensioni, così da favorire il riposo.

Fabio Rodaro