Meglio ricorrere a una supplementazione con Vitamina D o ad acidi grassi Omega 3 per prevenire o comunque mantenere sotto controllo le malattie autoimmuni?

Il quesito è alla base di un recente studio americano pubblicato su Arthritis & Rheumatology che ha concluso che gli Omega-3 sono a lungo termine più protettivi rispetto alla Vitamina D.

Lo Studio VITAL

Acronimo di Vitamin D e Omega-3 Trial, è uno studio randomizzato, fattoriale 2×2, in doppio cieco, controllato con placebo, ampio in termini di numeri – oltre 21 mila pazienti reclutati, di cui 12.786 uomini di età ≥ 50 anni e 13.085 donne di età ≥ 55 – e di durata, all’incirca 5 anni.

Lo studio ha voluto confrontare l’efficacia di una integrazione di vitamina D e/o Omega 3 sulle malattie autoimmuni. I dati preliminari confermerebbero la superiorità della vitamina D, ovvero al termine del periodo di trattamento si sarebbe registrata una riduzione dell’incidenza della patologia (hazard ratio [HR] 0,78, 95% intervallo di confidenza [CI] 0,61–0,99) in cluster di pazienti che avevano appunto questa sostanza, a fronte di un risultato non significativo derivante dall’integrazione di acidi grassi Omega-3 (HR 0,85, IC 95% 0,67-1,08).

Tradotto in numeri: una riduzione del rischio di malattie autoimmuni del 22% con assunzione di Vitamina D e del 15% con impiego degli Omega-3. Tale outcome si mantiene nel tempo? Per rispondere a questo secondo interrogativo i ricercatori hanno voluto monitorare i partecipanti per ulteriori due anni.

I dati a lungo termine

Mostrano una situazione inversa rispetto al precedente. Nel periodo di osservazione di post-intervento sono stati registrati 514 casi di malattie autoimmuni, di cui 255 sviluppati da pazienti randomizzati a ricevere vitamina D rispetto a 259 con vitamina D placebo (HR 0,98 [IC 95% 0,83-1,17] a 7 anni).

Mentre sono stati confermati 234 casi di malattie autoimmuni tra i partecipanti inizialmente randomizzati al gruppo con acidi grassi Omega-3 rispetto a 280 randomizzati al gruppo placebo (HR 0,83 [IC 95% 0,70-0,99] a 7 anni).

Nei casi di nuova diagnosi, 65 episodi si sono manifestati durante la randomizzazione la cui inclusione ha modificato i risultati randomizzati come segue: HR 0,85 (IC 95% 0,70–1,04) per la vitamina D e HR 0,87 (IC 95% 0,71–1,06) per gli acidi grassi Omega-3.

I risultati mostrano, dunque, che a due anni la protezione della vitamina D è andata esaurendosi via via, evidenziando la superiorità maggiore per gli Omega-3, capaci di mantenere una riduzione del rischio nel tempo del 17%.

In conclusione

Gli autori hanno rilevato che a due anni gli effetti protettivi di 2.000 UI/giorno di vitamina D si sono dissipati, a fronte di 1.000 mg/giorno di acidi grassi Omega-3 in grado di mantenere un effetto duraturo sulla riduzione dell’incidenza delle malattie autoimmuni.

Ciò indicherebbe la necessità di una l’integrazione di vitamina D continuativa nel tempo per mantenere il risultato, rispetto a effetti benefici perduranti per almeno 2 anni dopo la sospensione degli acidi grassi.

Fonte

Costenbader HK, Cook NR, Lee IM et al. Vitamin D and marine n-3 fatty acids for autoimmune disease prevention: outcomes two years after completion of a double-blind, placebo-controlled trial. Arthritis & Rheumatology, 2024. Doi: https://doi.org/10.1002/art.42811